Nel mondo del consumismo sfrenato in cui viviamo ogni occasione viene ammessa pur di fare business.
Nulla te lo impedisce.
E guarda caso la violenza o meglio la sua espressione in vari modi fa parte integrante di questo mondo.
Non mi riferisco a coloro che insegnano arti marziali, ma piuttosto al modo di veicolare la violenza che esiste nella nostra società fin dall'infanzia.
Dai cartoni animati ai film, dalle serie TV ai talk show, dai fumetti alle immagini dilaganti in rete fino alla diffusione martellante di falsi miti che inneggiano la logica del branco in cui vieni accettato soltanto se accetti la violenza senza farti troppe domande.
La violenza fisica, psicologica e verbale si presenta ovunque e senza limiti, usata dai media per aumentare audience e visibilità, giustificata da talune forze politiche e religiose e fonte di guadagno per attività che la incitano attraverso la vendita di prodotti e servizi.
Mettici poi la debolezza del sistema giudiziario nel rendere effettivamente giustizia quando la violenza diventa devastante fino a provocare la morte di persone innocenti e il quadro della situazione appare completo.
Quindi contrariamente a quanto afferma Chiara Ferragni in modo superficiale nel suo intervento (del resto non ci si poteva aspettare altro da lei) non si tratta né di una questione risolvibile attraverso l'educazione e l'istruzione, né di un fenomeno collegato ad una simpatia a ideologie di morte come il fascismo, ma piuttosto di un modello sociale ed economico fallimentare che ha ben poco di umano perché proiettato unicamente nel fare profitto.
Poco importa come.
Yvan Rettore
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