VIETATO SOFFRIRE ED ESSERE SENSIBILI. Guerrieri con la mascherina sul cuore

Inviato da Nuccio Salis

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Uno dei comportamenti più diffusi nella reazione al dolore altrui è la negazione e la spersonalizzazione del vissuto proprio ed altrui. Nell'infelice tentativo di difenderci dall'impatto emotivo che il dolore altrui ci procura, e avvinti dal grave deficit educativo nell'area socio-affettiva, vengono innescati in automatico comportamenti atti a minimizzare lo spessore emotivo di cui l'altro da sé è portatore. Incapaci di accogliere ed accettare l'altro incondizionatamente e dunque senza volerlo cambiare, e incompetenti nella abilità di un ascolto silente e rispettoso, si attiva all'istante un processo di difesa allo scopo di affrancarsi dalle risonanze altrui, esortando la persona sofferente ad abbandonare con un semplice click quella sua naturale condizione, e ad accelerare il percorso e le tappe di reintegrazione, perché il mondo obbliga ad essere forti.

Chi non è propenso a scegliere per un saggio silenzio, opterà per la sventura di pronunciare frasi fatte ed espressioni di circostanza, quali "la vita va avanti", "ora DEVI essere forte", "fregatene", "c'è di peggio" ecc. ecc. ecc. Non vi è in realtà una modalità più intrusiva e irriguardosa nel cercare di imporre la serenità a chi sta compiendo il percorso della sofferenza. Perché accade sempre questo? Conviviamo a fatica in un apparato sociale che colloca al vertice delle priorità l'efficenza produttiva. In un contesto siffatto, ferite e debolezze emotive non possono essere accettate. Nella teoria analitico-transazionale, Eric Berne ci insegna che uno dei comandi genitoriali (che egli denomina 'messaggi spinta') che il bambino introietta è "sii forte", avanzato sia tramite richiesta esplicita verbale che con le cosiddette ingiunzioni, cioè atteggiamenti sottili che il bambino capta e su cui si modella sempre partendo da una proibizione. In questo caso, l'ingiunzione corrispettiva di "sii forte" è "Non abbatterti mai". Un comando inviato senza troppe spiegazioni e ricerca personale di strumenti e risorse da sviluppare per fronteggiare le difficoltà. Solo un ordine da eseguire per rafforzare la propria fortezza e la propria corazza, nella prospettiva di difendersi. È esattamente questa la condizione che disintegra il vissuto emotivo di un individuo, perché scinde e polarizza la dimensione interiore in emozioni ammesse ed emozioni proibite. Ha cosi inizio la programmazione mentale di un individuo che viene di fatto plagiato e diviso ontologicamente in se stesso, dentro un mondo che è notoriamente e perpetuamente sorretto da princìpi duali. Ci sono in pratica tutti gli ingredienti per destabilizzare qualunque condizione di equilibrio. Anche la società umana, in fondo, continua a funzionare come un qualunque altro branco del regno animale, che elimina il soggetto debole per garantire la sopravvivenza della specie. La nuova rupe Tarpea dell'organizzazione sociale è il discrimine generato verso chi manifesta aspetti di sé più sensibili. La tenerezza, la timidezza, la discrezione ed altre espressioni demodé sono scoraggiate perché non preparano a rimanere in piedi dentro un mondo violento e competitivo (che di fatto lo è proprio perché si ragiona cosi, nutriti come si è tutti i giorni a pane e paura). Una collettività così solidamente fondata sulla competizione al primeggiare per forza in qualcosa, ha bisogno di reclutare guerrieri che vincano premi, che consolidino la loro carriera a qualsiasi costo, e che dunque ignorino le loro istanze più profonde ed i veri bisogni di cui siamo oramai abituati a frustrare, ritrovandoci così tanto forti da essere anche molto soli, tanto forti ma anche molto analfabeti sotto l'aspetto emozionale, cioè privi di interpretare l'esperienza emotiva propria ed altrui! Beh! Direi che il prezzo da pagare è piuttosto elevato, soprattutto se consideriamo che essendo strutturati per l'alleanza interpersonale, allora è questa la massima espressione di debolezza. Ci sta. Dopotutto è perfettamente coerente nella sua incoerenza. Si sposa alla perfezione dentro la cornice di un mondo creato per funzionare dentro l'allestimento di uno scenario a carattere meramente illusorio.

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