Appunti di una lettura per un invito alla lettura

Inviato da Rosanna Pizzo

Felice Perussia
REGIA PSICOTECNICA
Tattica della Formazione Personale
Milano: Guerini e Associati, 2004, pp.142.
Collana: Collezione di Psicologia / Counseling

Psicotecnica è Formazione Personale in quanto allenamento del Phersu, del soggetto persona, realizzato coltivando la sua qualità di attore–autore o sciamano o profeta interprete di se stesso e delle proprie parti o caratteri.(pag. 22)


Quelli che seguono sono appunti sul saggio in indicazione, rivisitato anche attraverso una mia personale lettura, di tipo abduttivo, quindi, per giustapposizioni per somiglianza tra pensieri diversi, che generano altri pensieri, altre connessioni, dedicati ai professionisti dell’aiuto, ma non solo, che volessero trarne spunti di riflessione.
In particolare è dedicata ai curiosi di linguaggi non quotidiani ormai troppo appiattiti dalle invasioni barbariche operate dalla ideologizzazione dei mass-media che funestano le nostre giornate, qualora essi volessero accostarsi a questo splendido saggio per disinquinare la mente, ma ritengo anche…. il cuore. 


Proverò a darne una breve sintesi, utilizzando soprattutto alcune parole chiave e disseminando questo scritto, qua è là, di alcune mie considerazioni. Seguirò un percorso sia in un certo senso letterale del saggio(si riportano alcuni brani così come li ha esposti il suo autore) sia personale e comunque sempre autoriflessivo (autoriflessivo nel senso che questo saggio non è asetticamente di fronte a me, ma parla di me, come persona, ma anche come professionista della relazione d’aiuto!).

 

Iniziamo con alcune parole chiave (nel saggio, gli aspetti linguistici sono strutturali) che sono fondative per una comprensione dello scritto in questione, muovendo dal termine persona: esso viene dal latino, sta ad indicare la maschera dell’attore ma anche la parte, la maniera di esser-ci nel mondo, dell’uomo.
Esso deriva dall’etrusco phersu, cioè l’attore-pantomimo-danzatore-sciamano-sacerdote. Secondo alcuni, riferisce il prof. Perussia, Phersu si ricollega al personaggio mitologico di Perseo che faceva da tramite tra gli uomini e gli dei.

L’uomo quindi è potenzialmente depositario di una tale complessità e ricchezza, significativamente intuita dagli antichi e dalle culture preletterarie, che può essere, attraverso la Formazione personale maieuticamente portata alla luce aiutando ciascuno ad esprimersi pienamente, attraverso la poiesis, termine che dal greco significa creazione, fabbricazione, espressione e quindi “spinta naturale alla realizzazione di Sé”.(pag. 17)

Che cos’è la Formazione Personale? Vediamo di identificarne il senso
“La Formazione personale è un processo che avviene costantemente, in tutti, ma può essere favorito attivamente.” (pag. 18)
Inoltre questo processo a volte ci contiene e ci soddisfa, a volte crea disagio, tra l’altro come dice Jung “siamo incompiuti, cresciamo e cambiamo” e cambiare spesso significa, come dice il Prof. Perussia sanare il contrasto tra l’attitudine mimetica necessaria per vivere e condividere la cultura del gruppo di appartenenza e l’attitudine poetica attinente le istanze più intime della persona “che pure continuano ad agire, a motivare e a formare la persona nel suo intimo, benché non entrino nel quadro culturale socialmente prescritto e condiviso”(pag. 18).

Il processo della Formazione Personale inteso come tecnica attiva, serve “a bilanciare e a integrare la necessità mimetica quotidiana con la disposizione poetica normalmente assopita……riducendo l’effetto dei compromessi che l’attitudine mimetica spesso impone”(pag. 18)
La mimesi e cioè l’imitazione, pur essendo necessaria per acquisire e condividere la cultura del gruppo di appartenenza, aliena dalle istanze personali che il soggetto-persona prova e sente.

Ma come si realizza la Formazione Personale? Attraverso la Psicotecnica. Psicotecnica è un termine composto da Psiche e Techne che nel loro significato originale alludono, il primo all’anima, alla mente, all’elan vitale, al soffio vitale (non al corpo sistema nervoso) e quindi alla vita, fenomenologicamente intesa, “ovvero ciò che è la vita per chi la vive”(pag. 22), mentre l’altro, Techne sempre nel significato originario “è l’arte, la disposizione espressiva del soggetto, l’immaginazione, la fantasia, la capacità generativa e creativa. Psicotecnica è dunque l’arte di lasciare che ciascun pensiero prenda la sua propria forma, mediante i suoi propri atti espressivi”.(pag. 22) D’altro canto nel Cratilo(414 b) Platone fa derivare techne da hexis nou che significa: essere padrone e disporre della propria mente.

La psicotecnica è uno degli strumenti tipici del lavoro psicologico, diretti ad aiutare le persone a conoscere e a migliorare le proprie capacità emotive, diversa dalla psicoterapia che ha come compito precipuo la guarigione della malattia mentale.
Il testo si snoda, muovendo da questa differenza fondamentale, che spesso viene dimenticata (d’altro canto tutta la nostra conoscenza si fonda sulla differenza. Benjamin Worf diceva che in un universo, in cui tutto è azzurro non è possibile elaborare il concetto di azzurrità, perché non ci sono colori di contrasto) tra Psicotecnica e Psicoterapia identificando la prima come discendente dalla vecchia locuzione greca therapeia termine dalla complessa e ricca polisemia, che stava ad indicare appunto “prendersi cura dell’esistenza e della condizione umana di qualcuno, ovvero coltivarla rendendola più efficace”(pag. 19), mentre l’altra si riferisce all’organismo corpo oggetto della scienza, più propriamente identificata dal termine moderno di terapia. “E’ tuttavia molto diffusa, lo si è già ricordato, la confusione fra intervento psicologico e psicoterapia.

Avviene, infatti con una certa frequenza che una persona si rivolga allo psicologo per favorire la propria formazione personale e che lo psicologo definisca invece il proprio contributo personale al riguardo come psicoterapia”. (pag. 21)
Questo è il risultato dice il professor Felice Perussia, di un intreccio complesso tra aspetti di natura scientifica e filosofica e aspetti finalizzati a perseguire obiettivi di natura economica e corporativo-sindacale.
Il processo di Formazione Personale, “non si occupa di estirpare una malattia o un agente patogeno, non è un intervento di tipo bio-medico, ma riguarda il dare forma alla persona, ovvero alla personalità”(pag. 17 ) “si declina attraverso la therapeia in una molteplicità di tecniche attive che pur venendo definite con nomi diversi, psicodrammi, simulazioni, playback theatre, pedagogie attive, drammatizzazioni, perseguono le stesse finalità.

Il termine Counseling psicologico non è dunque che la versione moderna, scientificamente rinnovata e teoreticamente più consapevole (alla luce delle moderne conoscenze sviluppate dalla psicologia, soprattutto in “questi ultimi due secoli), di quell’attitudine, che si propone di realizzare la therapeia per il tramite della consultatio” (pag. 21, 22)
Esso viene attraversato, come abbiamo già visto, facendo riferimento ad una linguistica delle origini senza quelle forzature che spesso abitano l’ideologia, facendo solo ricorso ad una definizione che lo connota come appartenente a quel settore della psicologia che non persegue fini diretti a ripristinare una fisiologia mentale compromessa da una malattia, per guarirla, qual è l’azione finalizzata della Psicoterapia, bensì si prende cura del soggetto attraverso la Psicotecnica.

Una più adeguata connotazione dello psicologo che attua la therapeia attraverso la psicotecnica, è quella di psico-agogo o psico-pompo o psico-corago(termini classici per indicare il conduttore-condottiero-guida-accompagnatore-radunatore-convocatore delle anime-respiri-sospiri-spiriti”). (pag. 32)
Questa ampia e complessa terminologia immaginifica vuole alludere al fatto che chi attua la therapeia non muove da una verità–certezza assoluta, sa di avere una strada, ma non sa quale strada è, né dove porta, bensì ha l’obiettivo “di aiutare ogni singola psiche ad andare per la propria strada; a respirare la sua propria aria, invece che insufflare un fiato di seconda mano, sudatogli addosso da quanti pretendono di avere ragione anche per lei; ad accettare la propria naturale daltonia invece che obbligarsi a convincersi che i colori sono come un altro(l’insegnante, lo psicoterapeuta, lo scienziato) li vede (in genere, pretendendo, più o meno esplicitamente o implicitamente che la sua di lui, sia l’unica visione corretta e oggettiva del mondo), invece che come li vede lei”. (pag. 32)

Siamo giunti alla maieutica socratica, di cui il prof. Perussia distingue due diversi livelli logici e cioè il primo è quello concettualizzato attraverso la ratio, quindi diretto ad attivare le potenzialità già presenti nella persona, ma delle quali questa non ha piena consapevolezza.
In questo caso la finalità del maieuta psicologo che ritiene esista una realtà essente ed oggettivabile, (la sua teoria) già potenzialmente posseduta dal soggetto, è quella di condurlo alla conquista della medesima, per estirpare in lui l’errore, l’ignoranza, la malattia e condurlo viceversa alla salute, alla conoscenza, alla verità; il secondo caso è quello concettualizzato attraverso la doxa, per cui il counselor punta alla opinione(doxa), dove ognuno realizza a suo modo la sua visione, indipendentemente dalla visione ancorché scientifica dello psicologo.

Egli, lo psicologo, può continuare a pensare (dentro di sé) che il suo assistito sia in errore, ma non può costringerlo a seguire le sue prescrizioni (in una relazione asimmetrica, non sempre è facile, per il potere prescrittivo che detiene l’esperto, soprattutto quando nell’assistito non funzionano in maniera adeguata i processi di metacognizione del tipo…può essere che lui sbaglia…perché non tutti la pensano così).

Alla fine questa è la tesi sposata dal prof. Perussia che condivido in pieno e cioè che lo psicologo-counselor, professionista comunque dell’aiuto e quindi psicagogo, “deve far venire la persona alla luce senza però cercare di farla entrare necessariamente nel cono di una qualche illuminante scienza prestabilita…..Perché la maieutica scientifica vuole portare ogni individuo dentro alla città della scienza mentre la maieutica psicotecnica vuole solo lasciare che ciascuna persona vada dove si sente”(pag. 35)

Questo, molto in sintesi il senso del libro, ma ci sono molti altri sensi che ognuno coglierà a suo modo.
Infatti, ogni lettura è sempre un’interpretazione e questo bellissimo (tale perché esteticamente coinvolgente) saggio pur essendo dedicato al Counseling specificamente e stretto senso psicologico, (attinente la professione di psicologo) contiene una tale eccedenza di senso da attraversarlo, comprenderlo e superarlo, per le varie complesse e articolate stratificazioni di significato cui continuamente rinvia.

Siamo nel pieno di una simbolicità, che in quanto tale, sappiamo bene è inafferrabile, forse la si può comprendere, certamente non spiegare, ma sicuramente talmente ricca che anche una lettura sprovveduta può diventare altrettanto creativa.
Qualunque lettura impegna un processo ermeneutico ancor più quando essa presenta molteplici valenze linguistiche e simboliche. come dice Simone Weil “Chi può lusingarsi di leggere correttamente”.

Infatti il libro, a mio avviso, può rivolgersi a vari tipi di lettore oltre ovviamente allo psicologo stretto senso cui è dedicato, ma anche al counselor, non psicologo, visto che parliamo di professione d’aiuto, che ha sempre a che fare con la Psi…seppure all’interno del contesto disciplinare che definisce l’atteggiarsi delle varie professioni di che trattasi, vuoi pedagogista, assistente sociale, sociologo, insegnante ecc, funzionalmente a trarne sicuramente, molteplici spunti di riflessione.

Infine può rivolgersi anche al lettore non specialista, ma curioso, che inizia ad interessarsi a questo itinerario di Formazione personale che è poi l’obiettivo della Regia psicotecnica, nel suo essere diretta propriamente “non all’adeguamento della persona a una regola/(un in-printing, ovvero qualcosa dall’esterno che si stampa su di lui) bensì favorisce la ricerca e lo sviluppo di regole sue proprie (un ex-priming, ovvero qualcosa che dall’interno carica-riempie-innesca-applica–colora il mondo circostante in cui si ritrova a vivere” (pagg. 20, 21)….una pratica che ha a che fare con lo zen (il quale è un atteggiamento mentale e non una teoria messa nero su bianco”). (pagg. 10,11).

Un pensiero, quello rappresentato da questo saggio, come ho già detto che presenta tante stratificazioni di significato, per questo penso che ad esso ci si può accostare solo in chiave autoriflessiva altrimenti non serve…. a maggior ragione per chi si muove nei meandri complessi delle professioni d’aiuto.

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