Quello della moralità è un discorso antico: ciò che è morale per ciascuno di noi magari non lo è per altri e quindi la logica del bene comune si interrompe creando un divario tra bene e male. È ciò su cui si dibatte a lasciarci come sempre alla classica soluzione: i fatti contano più delle parole e devono essere al servizio di tutti. Nei capitoli 2 e 64 della Regola benedettina, i parametri con i quali viene scelto un capo e secondo i quali questo deve operare sono ben delineati e non lasciano spazio ad interpretazioni. Virtù e valori nella Regola si incrociano per diventare un unico campo nel quale il leader deve muoversi, proporre, creare, dirigere e anche saper dire di no. Insegnamenti antichi sempre validi, ancor più in tempi di crisi dove il peggio dell’uomo rischia di essere rispolverato a favore di pochi e a scapito di molti. Nell’eterna lotta al potere esiste una morale tutta da riscoprire, ma che è fatta di logiche chiare e di buon senso, ma soprattutto di una semplice visione: mai fare agli altri quello che non vorresti ti fosse fatto. Molto semplice, ma a quanto pare, molto difficile da applicare.
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