il counseling nella relazione docente/alunno


il counseling nella relazione docente/alunno

 

               Le competenze in ambito relazionale del docente sono elemento strutturante, in una scuola come quella italiana che per statuto, da sempre, si assume l’onere della formazione del giovane.

Autorevoli studi,  Bertolini (1988), Maggiolini (1992), Danon (2003),  dimostrano che la competenza professionale manca di efficacia se non si accompagna ad una corretta, empatica relazione docente/alunno e questa si ottiene con competenze che vanno strutturate nel tempo, teoriche ed esperienziali: l’aggiornamento culturale e l’approfondimento disciplinare del docente richiesti da genitori e utenti, non possono sostituire, né colmare carenze in ambito comunicativo.

            Se il docente intende agire il proprio ruolo di mediatore culturale, come riuscirà nel suo intento se non sarà in grado di controllare consapevolmente le strategie con cui rapportarsi all'alunno, ad ogni singolo alunno e al gruppo classe? Come riuscirà a far sì che tutti gli alunni della classe si sentano un gruppo?

 

La realtà scolastica offre esempi meravigliosi di docenti dalle singolari doti intuitive, capaci, per abilità naturali, di cogliere e risolvere  problemi emotivi, ansie, bisogni dei loro studenti.

Tuttavia poiché l’efficacia dell’insegnamento, come di nessuna professionalità che sia tale,  può dipendere da individuali doti naturali, il docente per esplicitare a pieno il proprio ruolo ha necessità di essere esperto di strategie comunicative quanto nel proprio ambito disciplinare. Proprio per poter efficacemente insegnare al docente è richiesto di creare un clima d’aula favorevole all’apprendimento; insegnare è un processo assai complesso che coinvolge non solo l'ambito cognitivo bensì anche la sfera emotiva, i comportamenti.

Insegnare implica dar voce alla creatività insita (talvolta a lui stesso ignota) di ogni alunno rafforzandone l’autostima; mediare le situazioni critiche e/o conflittuali; facilitare l’impiego di  strategie efficaci per superare i momenti di crisi, responsabilizzare i ragazzi rispetto alle loro future decisioni (orientamento alla scelta). E come effetto a medio e lungo termine dell'insegnamento ci si aspetta che ogni giovane abbia sincero interesse per l’altro, autoconsapevolezza e rispetto per la diversità, capacità di leggere e vivere il “qui ed ora” e, perché no, senso dell’umorismo.

Con una sbalorditiva leggerezza di mente e cuore insomma, all'insegnamento (di un più o meno accidentato iter scolastico) affidiamo il raggiungimento della completezza di identità di ogni persona, le sue abilità relazionali e sociali, la capacità di confrontare la percezione di sé con l’ideale di sé e persino di accettare le critiche costruttive assertività capacità di decentramento capacità, ecc...

                Sperare di incontrare il/la docente eccezionale, superdotato/a non è soluzione realistica, anzi è segnale preoccupante di voler sfuggire al problema nella sottile e inconfessata convinzione che una soluzione non può esistere. In questa drammatica strettoia ci soccorre il counseling che ci orienta, come docenti ed educatori/formatori alla relazione docente/alunno. Da questo centro focale, si irradia ogni abilità e competenza del docente, la consapevolezza del proprio ruolo e quella percezione dei propri limiti, considerata universalmente -ed erroneamente- segno di debolezza e fragilità, fondamentale e preziosa invece  per fermarsi prima di sbagliare, per chiedere aiuto e consulenza, per crescere come persona e come docente.

Il centro della relazione è l’alunno e le tecniche che il counseling rogersiano suggerisce confortano questa necessità. “Di tutte le variabili [del comportamento del docente], le più importanti sembrano essere: l’autenticità, il suo rispetto per lo studente e la sua comprensione del significato che l’esperienza di classe assume per quest’ultimo” [Bisogni M. M., 1983].

Realizzare l’alleanza operativa con il gruppo classe e con ciascun allievo, in un clima disteso e collaborativo è elemento essenziale per l’apprendimento e il counseling permetterà al docente di   gestire consapevolmente le dinamiche di eventi che mutano ad ogni lezione e in ciascun gruppo classe.

            Il conoscere  stesso  non è una “facoltà'”  bensì  una  relazione: da questo punto di  vista il  formare e l'istruire mirano allo stesso obiettivo in quanto svolgono la  funzione   essenziale  di rimandare  all'allievo  uno sguardo attento che gli consenta di vedersi  in  rapporto  alla scuola, agli  apprendimenti  e   alle  difficoltà, e di ricostruirsi un'immagine della propria situazione e una capacità crescente di valutarsi.[Cfr.  P.Bertolini, 1988].

            Prossimamente rifletteremo su modelli di counseling in ambito scolastico.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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