ansie, paure, o...


ansie, paure, o...

  

            Ansiosi siamo in questa realtà concitata, cangiante, dove tutto è relativo e ogni piccola conquista è obsoleta non appena crediamo di afferrarla, dove nulla è stabile e i punti fermi (valori?) di ciascuno si infrangono immolandosi all'unico martellante incitamento ad apparire, a curare la propria immagine, per poter esistere/essere.    La nostra realtà, nello spazio di dieci-quindici anni, è progressivamente divenuta ansiogena perché "liquida", come l'ha definita Zigmund Bauman, cioè incapace di mantenere una forma, qualunque essa sia: tutto si è fatto liquido compresa l'identità di ognuno di noi e quindi ogni relazione intra e interpersonale.

 

            Ma è poi così certo che tutti coloro che si definiscono ansiosi vivano faticosamente ogni giorno a causa dell'ansia, o piuttosto il loro stato perenne di ansietà, che sciupa ogni loro pensiero, ogni scelta, ogni momento è effetto di una causa inconsapevole, ben mimetizzata, e inconsapevole?

Quante volte ci è accaduto, durante un colloquio con una persona autodefinitasi "ansiosa", nel percorso con cui la aiutiamo a individuare il focus del problema, veder emergere gigantesche e condizionanti le sue...paure? Che siano giustificate da reali condizioni o solo frutto di pre-occupazioni legate ad una insistita pretesa volontà/onere di "avere tutto sotto controllo" nella propria vita, in quella dei familiari, nel mondo... non fa differenza: l'effetto scatenano è quello di allertare in ogni situazione uno stato d'ansia. In tal caso, se ciò che vediamo e che la persona in aiuto vive e sente è la manifestazione di uno stato d'ansia, le vere cause sono dietro ad esso: le paure e dietro ancora, ancor più nascosto e mimetizzato un ben allenato esercizio di controllo, rigore, giudizio a 360°, irrinunciabile agli occhi e nella mente della persona in aiuto.

            Ringraziamo l'amigdala per questa sua iperattività nel gestire la nostra relazione con noi stessi e con il mondo esterno... e teniamo presente comunque che l'ansia come la paura, generata dall'amigdala, in grado di padroneggiare in una frazione di secondo un vero e proprio sistema di allarme del nostro cervello, è essenziale in quanto informa l’individuo sui pericoli a cui potrebbe andare incontro e lo indirizza nella ricerca di soluzioni adeguate al contesto; in questo senso rappresenta per il soggetto un importante stimolo all’azione (Braconnier, 2003). È reazione normale l'ansia, se adeguata alla situazione reale e allora fa sì che  l’individuo sia in grado di esercitare un controllo su di essa, conservando un buon esame di realtà e la capacità di mantenere una posizione attiva, individuando soluzioni funzionali ad adattamento all’ambiente soddisfacente per sé (Perugi e Toni, 2002).

            Sarà tuttavia assolutamente necessario che interveniamo sulle cause che dietro le ansie ripetute si nascondono. Pensiamo ad  un mazzo di carte da gioco: vediamo chiaramente una sola figura, la prima, dietro alla quale tutte le altre sono collocate in perfetto allineamento e solo se togliamo la prima, la seconda che era invisibile appare in primo piano con la chiarezza che aveva contraddistinto la prima e se togliamo la seconda, la terza campeggerà al suo posto...Possiamo proseguire o forse, come altri suggeriscono, possiamo pensare a quanti sottili strati togliere uno ad uno per sfogliare una cipolla.

Il punto essenziale è lo stesso: assolutizzare ciò che vediamo o sentiamo, anche se molto nitidamente, può risultare fortemente ingannevole. Lo stato d'ansia è certamente visibile e riconoscibile, ma comprenderne la vera natura/origine e dunque le implicazioni non è così facile ed è anche vero che individuare la vera causa dei nostri malesseri non significa certo risolverli, ma è indubbio che averne una consapevolezza può aiutarci a desiderare di intervenire per concederci di stare meglio, di provare quel Bene-essere che abbiamo conosciuto e che da tempo ci manca.

            In fondo, per avvicinare e aggredire la complessità di queste situazioni che sono le più frequenti tra le persone che chiedono aiuto a noi counselor, ci soccorrono poche e limpide norme: accogliere la persona in aiuto, disporsi all'ascolto profondo e attivo in assenza di giudizio e non dare mai nulla per scontato. Accadrà anche, come ciascun counselor ha potuto verificare, che talvolta quelle ansie di cui la persona in aiuto non sa liberarsi sono proprio il problema e dunque vanno meglio conosciute, distese, sciolte e risolte.

Compito difficile e delicato del counselor sarà quello di individuare segnali specifici  della persona in aiuto (verbali, non verbali, re-azioni verso sé, gli altri esternati quando si racconta o verso il counselor, atteggiamenti...) che aiutino a comprendere se la persona in aiuto è un'autentica persona  ansiosa, che quindi si agita in un continuo stato di ansia che non può (non vuole?) risolvere, vissuto piuttosto come una caratteristica strutturale, legata alla sua personalità e al suo stile di vita, o è una persona che vive un continuo stato di allerta ansiosa suscitato da molteplici forme non ri-conosciute e inconsapevoli, come appunto generiche paure.

            Un contributo potrà venire, con i dovuti adattamenti alla persona e alle circostanze, dalla PNL, maestra nel processo di autodefinizione di stati d'animo, emozioni, pensieri, proiezioni, immagini che turbano e condizionano il nostro animo.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

             

 

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