Molto spesso sentiamo parlare di Resilienza, ma non sempre cogliamo esattamente l’essenza di questa “caratteristica” umana mutuata dall’ingegneria dei materiali. Se andiamo a cercare il termine sul dizionario troviamo questa definizione:
resilienza
re·si·lièn·za/
sostantivo femminile
1. 1.
Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
2. 2.
In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Pietro Trabucchi, psicologo, sociologo, docente universitario e formatore, nonché allenatore della squadra Olimpica Italiana di Sci di Fondo alle Olimpiadi di Torino 2006 ed attualmente della Squadra Olimpica di Canottaggio, esperto di resilienza fornisce una definizione del termine che trovo particolarmente interessante. Egli infatti sostiene che la resilienza sia quella capacità di fronteggiare in modo efficace gli eventi negativi e le difficoltà della vita mantenendo intatta la capacità di resistere , persistere saldamente nella propria motivazione e nel perseguire obiettivi sfidanti.
E’ interessante la sua idee di “persistenza”, quella volontà di proseguire senza arrendersi nonostante gli ostacoli; sospinti da una salda motivazione e dalla capacità di considerare le difficoltà come effetti momentanei e circoscritti. Eventi negativi temporanei, quindi, non minacce che “minano” la speranza ma sfide ed opportunità.
Il resiliente è un ottimista in grado di controllare attivamente e consapevolmente la propria vita e l’ambiente circostante.
Queste caratteristiche di perseveranza che tanto mi sono piaciute, in questa definizione di resilienza, le ho potuto ritrova in coloro che si sono avvicinati ai percorsi di Art Counseling.
Nei laboratori creativi, dove si utilizza il mezzo artistico per giungere a parlare di se stessi, giovani ed adulti si cimentano in attività non sempre familiari e di uso quotidiano bensì piccole sfide per uscire dalla propria comfort bubble del noto e conosciuto ed avventurarsi nel luogo del dubbio, dello scambio e della presentazione all’altro.
E’ in questi atelier che si può apprendere la perseveranza, la determinazione e la capacità di andare avanti per realizzare il prodotto finito, per raggiungere l’obiettivo e realizzare la propria sfida.
Parafrasando la definizione del dott. Tabucchi potremmo dire che: piccoli eventi negativi, come ad esempio una macchia di colore, una colla che non attacca, un idea della mente che non riesco a riprodurre sulla carta, non mi faranno desistere dal proseguire e resistere nella produzione del mio manufatto, non mi smuoveranno dalla motivazione forte che il gruppo mi trasmette. Posso controllare il mio lavoro e quindi l’ambiente nel quale sto creando e, nel mentre lo faccio, spinto dall’obiettivo di ultimare al meglio possibile l’opera, nonostante sconfitte e frustrazioni, non perdo la speranza.
Creando e manipolando, facendo arte, imparo la resilienza, interiorizzo un modello di fronteggiamento delle situazioni che potrò riprodurre nella vita di tutti i giorni.
Trovo davvero utili, soprattutto per i giovani, questi strumenti di counseling; per far acquisire capacità spendibili nel quotidiano ed imparare ad andare avanti senza arrendersi in questo nostro mondo sempre più sfidante.
Auspico che sempre più gruppi si avvicinino ai laboratori di Art Counseling che, non solo trasmettono la resilienza insegnando l’arte, ma hanno anche il valore aggiunto di sviluppare qualcosa di personale con gli ostacoli, le sfide, le piccole difficoltà che si possono aver incontrato.
Infatti, il lavoro di counseling, non si esaurisce nella mera produzione artistica ma si esplica, in tutta la sua potenzialità, nella rielaborazione dell’accaduto, nella presa visione del percorso svolto e nell’evidenza del cambiamento interiore avvenuto.
Buona resilienza e buon art counseling a tutti
My Counselor
Manuela Fogagnolo
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