Quante volte nella nostra vita è capitato di confrontarsi con un improvviso senso di spaesamento causato dai cambiamenti della vita, con la perdita delle proprie sicurezze, del nostro equilibrio mentale precedente e con la conseguente fatica mentale e fisica di trovare un nuovo orientamento ed un nuovo equilibrio più adatto alla situazione attuale.
Il nuovo provoca paura anche se paradossalmente lo abbiamo desiderato con tutto il cuore. La crisi è come un segnale di allarme: essa infatti segnala un incrocio dal quale non si può tornare indietro ed il precedente equilibrio farà parte del passato e la vita non può continuare come prima.
Il passaggio all'adolescenza, i passaggi di età, le modifiche legate alla condizione, al ruolo, alla genitorialità, alle crisi di coppia con gli eventuali esiti possibili, i lutti, un trasloco, il cambiamento di lavoro od il pensionamento, l'immagine di sè mutata, una malattia che può cambiare il nostro concetto di salute ecc. Ed in questi cambiamenti, ciascuno di noi attraversa necessariamente quella via di mezzo, quella terra di nessuno rappresentata dal non essere più giovane, attivo, disoccupato, single, parte di una coppia, figlio, senza potere, e dal non sapere ancora esattamente chi siamo e chi diventeremo.
Come è possibile porre le basi per lo sviluppo del nostro lavoro di cambiamento?
Possiamo provare ad avvicinarsi al concetto di cambiamento inteso come momento, (più o meno dilatato nel tempo e nello spazio) e di crisi feconda tra una posizione "non sono più" ed una "non so ancora chi e come sarò".
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