se il dialogo interno avesse l'energia di...
...un colloquio motivazionale, vivremmo la confortante situazione di poter contare su un amico, critico, tenace, moderatamente severo e sempre attento a cogliere il positivo in ogni evento.
In effetti, quando si parla di colloquio motivazionale, e se ne parla con una frequenza che comincia ad essere preoccupante, ci si riferisce al dialogo di noi o di una persona in aiuto con uno specialista, coach, counselor, psicologo...che per professione è in grado di rafforzare attraverso l’esplorazione delle ragioni proprie della persona la motivazione e l’impegno verso un obiettivo specifico, un cambiamento desiderato e verso il quale la persona prova tuttavia resistenze. Ascoltare Bill Miller parlare del colloquio motivazionale ci permette di comprendere immediatamente quale alto potenziale esso abbia per la vita di ciascuno di noi, se correttamente inteso come processo e non come una statica condizione e quale grado di preparazione richieda al counselor che lo propone. Anzi, Bill Miller espone nei suoi testi soprattutto le competenze che si richiedono al counselor che voglia gestire un colloquio motivazionale, partendo da un presupposto fondante: l'ascolto, l'attenzione a ciò che la persona in aiuto sta dicendo o facendo, per cogliere le sue ragioni e motivazioni a cambiare come le sue resistenze. Si tratta di una competenza allenata nel tempo grazie alla persona in aiuto che Bill Miller definisce l'insegnante proprio perché è da lei che al counselor giungono feedback importanti per affinare la propria strategia, per migliorare la qualità della relazione; è la dinamica relazionale infatti, sempre secondo Miller che può attivare o incentivare le resistenze al cambiamento della persona in aiuto, come al contrario può agevolare il cambiamento.
A proposito di colloquio motivazionale leggiamo: “L’obiettivo del Colloquio Motivazionale non è indurre le persone ad accettare se stesse per quelle che sono e a rimanere nella loro situazione attuale. Il Colloquio Motivazionale è diretto verso la risoluzione dell’ambivalenza in funzione del cambiamento, verso l’obiettivo di sbloccare le persone per aiutarle a muoversi dall’ambivalenza verso una modificazione positiva del comportamento.”
(http://www.orientamento.it/colloquio-motivazionale-e-cambiamento-personale)
Tornando al nostro esclusivo dialogo interno, proviamo ad immaginare. I due interlocutori sono un unicum: noi la persona in aiuto e l'altro, la voce/vocina interiore, proprio quella che abitualmente ci rallegra o ci deprime e parla, parla come se non sappia o non voglia tacere, che ora abbia però il ruolo dello specialista competente. La voce interiore, immaginiamo, ha appreso competenze rare tanto da indurci all'autopercezione, a riconoscere le nostre attitudini, le nostre capacità di adattamento, organizzative e relazionali, come e se conosciamo e pratichiamo la gestione dello stress, la nostra capacità di empatia con gli altri e con noi stessi, la nostra volontà debole e contraddittoria a cambiare... e ci conduce, in una relazione accorta, a focalizzare il problema, ad evocare le motivazioni che spingono verso il cambiamento, a pianificarle, esattamente come un ottimo counselor nel colloquio motivazionale riuscirebbe a fare. Stiamo sognando? Forse ma è certo che se realizziamo un'autentica interazione con noi stessi, saremo counselor di noi stessi... Auguriamocelo, consapevoli che forse “Quando una persona ti chiede un consiglio, certamente non è perché vuole che le venga dato. Vuole solo che tu sia lì mentre parla con se stesso.” Terry Pratchett
Cordialissimamente
Giancarla Mandozzi
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