Criteri di base dell’intervento gestaltico sulla condotta nel lavoro coi sogni


sogno notturno

Nel lavoro gestaltico la definizione delle parti del sé avviene nella reciproca relazione, in un continuo processo di identificazione e disidentificazione con le polarità affettive che combattono tra loro in modo dichiarato oppure negato o rimosso. Non si può parlare solo di tecnica, ma dell’attuazione del principio dialogico, per il quale si definiscono in modo scambievole, nel contatto e nel raffronto, sia l’individuo in relazione all’ambiente che le parti intrapsichiche. Ciò che cambia rispetto al trattare aspetti della vita quotidiana nello stato di veglia è che nel sogno è facilitata la visione d’insieme, e i possibili riferimenti dialogici, cioè gli elementi che si precisano a vicenda, sono meno numerosi che nella realtà.

Rossi porta come esempio il sogno seguente, per permettere con esso di analizzare un’eventuale articolazione di intervento, tenendo conto di alcuni criteri di base. Questo è il sogno: “ Mi trovo sulla riva di un fiume e c’è un ponte sospeso, molto lungo. Si avvicinano due persone, mi sollevano da sotto le braccia e mi portano sul ponte. Mentre vengo trascinato, mi accorgo che siamo seguiti da un asinello. Arrivati al centro del ponte, sul lato del parapetto, vedo un’apertura con un grande scivolo tipo acqua-park. Mi infilano in questa apertura, scivolo giù, mentre scivolo guardo su e vedo l’asinello che si sporge”.[1]

 

Il compito principale è l’esame del sogno totale. Il primo passo del counselor consta nell’osservare il rapporto figura/sfondo e le parti del sogno per coglierne la relazione con l’insieme. La considerazione rivolta allo sfondo si realizza nel mettere in chiaro ciò che è secondario o assente: persone, esperienze, cose, vuoti di memoria, ecc. Anche quando alcuni elementi caratteristici mancano o sono modificati, il sogno può essere vissuto come un tutto. Nella dialettica figura/sfondo, l’elemento che è in figura è sorretto in modo dinamico dagli elementi dello sfondo e le figure che risultano senza il supporto dello sfondo rinviano ad un’azione di esclusione o negazione.

Nel sogno indicato come esempio, l’episodio è raccontato senza adesione emotiva, tralasciando il vissuto emotivo e le sensazioni fisiche, che nella realtà sarebbero forti in una tale situazione, es. essere trascinati, scivolare, ecc. Nello scontro fra spinte emozionali e razionalità, il counselor tenta di dare luce agli aspetti emozionali della lotta, con lo scopo di plasmare, insieme al cliente, i presupposti che possano condurre alla comprensione dall’interno del vissuto interpretato e non una razionalizzazione ed esposizione fredda e distaccata.

L’introduzione del vissuto emotivo sopito o negato porta ad un cambio di veduta, che agevola ad uscire da un equilibrio forzato tra gli elementi comparati; inoltre, la mappa del sogno indica le prospettive per dare un senso più ampio a ciò che accade negli eventi onirici. Si può cogliere la posizione nel mondo del sognatore grazie  alla disposizione e all’azione delle diverse parti, personaggi, ecc.; nel caso del sogno citato, es. in che modo la persona si pone come ponte tra due figure.

Un altro punto da considerare per l’intervento gestaltico sulla condotta è il flusso emozionale. Esso riguarda sia ciò che è esperito dalla persona durante la circostanza del sogno, sia quello delle parti che potrà rappresentare nella drammatizzazione del racconto. In questo modo, il role-playing, in quanto interpretazione in senso espressivo, consente di cogliere informazioni e indicazioni che giungono dal corpo, dal respiro, dalla voce, dalla postura o anche di sensibilizzare il cliente alla profondità emotiva, che spesso si coglie del tutto nelle espressioni non verbali, oltre le parole.

Accade che sensazioni ed emozioni tralasciate nella narrazione iniziale possano essere espresse, contattate ed ampliate e che l’identificazione con le diverse parti del sogno possa determinare la sospensione dai propri bisogni, col fine di tenere unite le due persone del sogno.

Altro elemento è l’essere nel presente, che equivale a rivivere il sogno piuttosto che rievocarlo. Nel ricostituire il sogno, si deve tenere conto che la circostanza presente è quella della seduta. Per questo motivo, se l’azione in corso richiede variazioni o altri interventi, es. l’inserimento di nuovi elementi o persone che si svelano dentro i contenuti del sogno, ci si deve basare sulla condizione emotiva presente nel setting e stabilire se c’è congruenza nei sentimenti (es. evitamenti, attaccamenti, ripetitività di copioni, ecc.), che emergono spontanei per tutelare la copertura di quelli che restano nascosti e non espressi. E’ da qui che si può iniziare a valutare la possibilità “rischiosa” del cambiamento.

Nel sogno sopra riportato, per esempio, il sognatore potrebbe bloccare la drammatizzazione perché ritiene insensato identificarsi con l’asinello. Il rifiuto permette di convertire nuovamente gli elementi onirici in una condotta quotidiana, ad esempio, il modo col quale in un contesto reale la persona comunica o vorrebbe comunicare il non accettare un certo ruolo, o indirizzare la consapevolezza dell’interruzione, per contattare altre situazioni irrisolte della sua vita.

L’assunzione di responsabilità è un altro elemento: fondamentale per la gestione della propria vita, nello spazio del sogno corrisponde ad una ampliamento della consapevolezza. Invece, ogni dimenticanza o esclusione affiora come rottura che ostacola la presa di coscienza ed estromette dalla comunicazione.

Proprio perché nel sogno le cose sono molto marcate, esagerate e distorte rispecchiano in modo chiaro le nostre proiezioni. Nel lavoro col sogno c’è l’possibilità di individuarle e riconoscere il loro operare, e grazie alla peculiarità dell’intervento gestaltico, riconquistare le parti di sé proiettate nelle immagini del sogno, affinché si possa attuare la loro reintegrazione e la ricongiunzione della cesura che ne rappresenta il momento iniziale.

L’ultimo punto è costituito dal confronto con la realtà, in quanto il sogno pur essendo un pianeta a parte, include sempre un rinvio e un passaggio al mondo reale del cliente.

In una seduta si possono scoprire le correlazioni tra le figure del sogno e la propria modalità di esistere, sia nell’affermare che nel negare le proprie peculiarità, trovando il tramite tra sogno e realtà.

 


[1]Oliviero Rossi, “Il teatro del sogno come flusso della condotta”  in In Formazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria, n. 31, maggio - agosto 1997, pagg. 56-73, Roma, in http://www.neurolinguistic.com/proxima/james/jam-33.htm

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