una mappa può aiutare molto più di tante parole ...
Siamo convinti che la nostra sia una società che vive di immagini, tuttavia molto più frequente accade di subire la suggestione di immagini che altri ci "offrono", piuttosto che essere decisi a sfruttare noi consapevolmente la grande ed immediata forza dell'immagine. Da anni, ad esempio, si ripete che l'immagine è un efficacissimo supporto alla comprensione e si invitano i docenti di ogni livello della scuola come dei centri di formazione o di qualsiasi ambito ad utilizzarle. Gli strumenti per renderle accattivanti, persino divertenti sono ormai disponibili senza problemi; sono state risolte le mille difficoltà di chi usava proiettare schemi e mappe su lucido che personalmente aveva realizzato, risolta anche con un clic la codificazione e automatica temporalizzazione, eventualmente, della voce o della musica sottesa ad ogni dispositiva per la presentazione in power point e risolto anche il non piccolo problema per il docente di creare una mappa: oggi può scegliere quella che meglio si adatta al suo stile e all'argomento....Potremmo continuare a lungo ad elencare le facilitazioni già in atto, come ad esempio il linguaggio autore che consente la creazione rapida di Test e Questionari (impensabili fino a dieci, quindici anni orsono), ma il nodo della questione è altrove.
Non è sufficiente avere a disposizione la migliore ed efficiente tecnologia per approntare uno schema, una mappa mentale o concettuale e certamente non è sufficiente a far sì che la competenza di realizzarli venga appresa dagli interlocutori. Ogni schema, ogni mappa implica necessariamente una conoscenza profonda del tema, una visione analitica e di insieme, tale da consentire a chi la realizza di cogliere dell'argomento i nodi più significativi per una immediata e corretta lettura anche e soprattutto da parte di chi non ha quella sua stessa conoscenza.
Ho deciso di assumere come esempio l' argomento de Il Bullismo nella scuola . Se ne parla e se ne discute a diversi livelli, ovviamente anche nella scuola, ma ciò che ripetutamente ho potuto constatare, proprio in percorsi strutturati ad hoc da docenti, è che due sono i soggetti attorno a cui ruota ogni discussione/lezione: l'aggressività del bullo, della bulla o del gruppo dei bulli, la timidezza e fragilità della vittima, solo in qualche caso si fa cenno di possibili strategie per risolvere il problema. E se invece cominciassimo con una mappa di questo tipo?
Ho potuto sperimentare che, dopo averla "letta" (l'ho realizzata per una lezione su BULLISMO E COUNSELING SCOLASTICO, il 14 giugno 2014, alla Scuola triennale A.I.C.I. a Roma, Counseling Integrato Step by Step ), ognuno è in grado di sentire il problema, di comprendere ciò che tanti docenti magari insistono perché venga mandato a memoria e cioè che il Bullismo non è uno scherzo, perché nello scherzo l’intento è di divertirsi insieme, non di ferire l’altro. Il Bullismo non è un conflitto: il conflitto è episodico e c’è reciprocità nella relazione, a differenza del bullismo che è un’azione ripetuta nel tempo e con asimmetria dei ruoli; non è neppure un comportamento antisociale o criminale in cui si configura un vero e proprio reato.
Il Bullismo è abuso sistematico di potere, violenza, prepotenza, vigliaccheria sistematica prevaricazione e sopruso tra pari, una forma di vessazione, prepotenza, aggressione esplicita o nascosta, umiliazione, intimidazione da parte di un singolo, il bullo o la bulla (o di un gruppo) nei confronti di una persona percepita come più debole, la vittima, ed anche alla presenza di altri attori sulla scena:
• osservatori coetanei, che non intervengono: per paura delle conseguenze, perché non si ritengono direttamente coinvolti nella situazione, perché sono in fondo solidali con il bullo…
• adulti presenti o informati e coinvolti indirettamente (genitori, docenti, allenatori…)
Su tutti questi attori occorre che rivolgiamo la nostra attenzione, sugli episodi che si verificano, come sulla relazione tra bullo e vittima, sull’impatto che ogni episodio ha sugli osservatori: intimiditi, indifferenti, compiaciuti, sull’atteggiamento e il comportamento di ciascun adulto, genitore e docente e persino sull’atteggiamento e il comportamento della Dirigenza.
Solo così facendo sarà appropriato parlare di strategie preventive/risolutive, di riconoscimento delle emozioni proprie e dell’altro, di condivisione e di rinforzo positivo per aiutare ...il bullo. Già, perché continuando a considerare il bullo il forte nella situazione, si finisce per avere un'immagine distorta del problema: l'aggressività del bullo è espressione della sua fragilità, che va compresa e ridotta con competenza.
In qualsiasi forma si manifesti, forme dirette, fisiche o verbali, forme indirette, cyberbullismo, bullismo omofobico... il Bullismo non prevede che l'aggressività sulla vittima generi sensi di colpa in chi li esercita, il Bullo ha bisogno di apprendere il linguaggio delle emozioni prima di tutto per se stesso.
Sono consapevole che esistono almeno 2 punti di vista sulle respons-abilità dei docenti in merito al Bullismo nella scuola: alcuni sostengono che i docenti hanno ben poco potere sul fenomeno che si gioca all'interno del gruppo dei pari, altri -e naturalmente condivido- ribadiscono che competenze essenziali del docente sono anche, e tra le prime, quelle socio-relazionali, comunicative...
Un primo strumento di sicura e immediata efficacia, dunque, è prendere visione del dato di fatto: il problema coinvolge un nutrito numero di attori, poi, per individuare possibili ipotesi di soluzione e scegliere quella più idonea ad ogni specifica realtà, un… punto di forza è certamente il counseling scolastico.
Cordialissimamente,
Giancarla Mandozzi
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