EMANCIPARSI DAL ROMANZO FAMIGLIARE. Teorie dello svincolo e sviluppo permanente

Inviato da Nuccio Salis

famiglia

Il divenire umano è caratterizzato da un continuo passaggio di fasi. Il cammino della crescita e dell’evoluzione, benché unico nel suo senso e nel suo dinamico procedere, si manifesta come un attraversamento da una condizione nota ad una inedita, consentendo così il percorrere progressivo della propria storia, finalizzata all’individuazione.

Ciascun stadio consegna a quello successivo l’insieme delle esperienze e delle abilità maturate, consolidandole in una nuova struttura di azione, che continuerà la sequenza raggiungendo livelli ulteriori di competenze e coscienza di sé.

Il transito che si effettua da una dimensione dell’essere ad un’altra, è la conseguenza di un superamento di fattori caratterizzanti un preciso periodo temporale che prevede il fronteggiamento di una condizione destinata a traghettarci verso una nuova sponda di vita, magari più arricchente e piena di probabilità. E così, l’incedere dell’esistenza prosegue all’interno di un tragitto disseminato di ostacoli, crisi, cambiamenti, scelte, sfide, rischi, e anche risorse ed opportunità.

 

L’iter esperienziale si dirige in tal modo in una direzione di senso, che ci fonda come essere senzienti e protagonisti delle nostre vicende autobiografiche.

Tale modello di lettura esistenziale non si limita ad essere applicato alle variabili in seno alle finestre stadiali che descrivono l’età evolutiva, ma si allarga invece ad un paradigma di sviluppo continuo, che coincide praticamente con tutto l’arco della vita, includendo cioè l’adultità e l’anzianità. Questa nuova chiave di lettura obbliga ad ammettere la possibilità della crescita e dell’evoluzione in qualunque fase della vita, rivoluzionando il concetto di sviluppo, il quale viene legato così alla permanenza temporale, riconoscendo possibilità emancipative a ciascuna persona.

D’altronde, il soggetto adulto non smette certo di cogliere nuovi eventuali percorsi di possibile riscatto o soddisfacimento dei propri bisogni, specie se si immette all’interno di una visione di pienezza della sua vita, segnandola dal piacere della ricerca, del conoscere e del sperimentare. Se così non fosse, il tramonto dell’età evolutiva o della stessa età adulta, invece di ritrasformarsi in una nuova alba, farebbe sviluppare un sentimento di rassegnazione e passività, che si rivelerebbe piuttosto pernicioso, almeno a riguardo di quella tensione naturale all’evoluzione, presente in ciascuno di noi.

Anche la vita del soggetto adulto, dunque, è tutt’altro che compiuta; risulta invece suscettibile da una continua espansione del proprio Sé, rivisitato e rimesso in discussione in modo sistematico.

Le modalità mediante cui si affrontano le fasi cruciali di passaggio da uno stato dell’essere ad un altro, mediato dalle contingenze contestuali, non vedono tutti gli individui impegnati e coinvolti allo stesso modo. Sono anzi rilevabili notevoli differenze nelle capacità e nella scala dei bisogni e degli obiettivi che ciascuno riesce a cogliere in sé. Vi sono infatti persone che sostengono i propri compiti evolutivi con un senso positivo di autoefficacia, che dispongono di strumenti valevoli per effettuare decisioni responsabili, ed altre che risultano perfino indisposte nel tentativo di sciogliere le loro rigidità, consegnandosi inevitabilmente ad un’esistenza siglata da possibili difficoltà contingenti e disagi interiori.

Certo, non tutti hanno ricevuto od introiettato un modellamento positivo, in merito alla sollecitazione ad affrontare e risolvere problemi, specie coloro che non hanno vissuto la possibilità di riconoscere ed accogliere la sfida offerta dallo svincolo. Con questo termine, usato soprattutto quando ci si riferisce al processo di emancipazione e autonomia del soggetto giovane nei confronti della struttura famigliare di appartenenza, si vuole indicare soprattutto quel periodo in cui si affaccia la possibilità di affrancarsi dalle dinamiche della costellazione famigliare, guadagnando una propria rotta identitaria ed esistenziale, il cui fine coincide con l’indipendenza. Questa, però, non può essere considerata raggiunta fino a che non riguardi una vera e propria spinta interna motivata dal reale desiderio di autodeterminarsi ed affermarsi come soggetto psichicamente autonomo e individuato.

L’elemento dello svincolo rappresenta quindi un delicato punto saliente nell’equilibrio personale di ciascuno. Tradizionalmente, nel’ambito degli studi di psicologia, la buona riuscita dello svincolo è stata indicata come un importante variabile regolativa nel raggiungimento dell’armonia personale. Forse la più importante, nel determinare gli esiti e l decorso di un sano sviluppo integrato. La cornice di riferimento dentro cui è stata studiata è la famiglia, assunta come principale oggetto di studio per indagare sulle dinamiche dello svincolo. Al lineare processo nelle dinamiche dello svincolo, si sono affidate le teorie più accreditate sul rapporto fra sviluppo dell’individuazione e annessi fattori ostacolanti. La maggior parte delle descrizioni personologiche, sorte in ambito clinico, sono scaturite proprio imputando allo svincolo un ruolo privilegiato ed eccellente di fattore interveniente e decisivo nel decidere sulla salute psichica di un individuo.

Tali ipotesi scientifiche, in gran parte avvallate dall’esperienza clinica, contribuirono a rilanciare un sensibile interesse verso i fenomeni affettivi e interpersonali all’interno delle costellazioni famigliari.

Forse, nemmeno la schematicità descrittiva può rendere esaustiva la comprensione sul complesso fenomeno del disinvestimento affettivo da parte di un membro della famiglia verso il resto degli affiliati. Eppure, vale la pena di citare quali sono le tipologie dello svincolo riconosciute, affinché si abbia a disposizione almeno uno strumento da considerare poi nella eventualità di un contesto più articolato che richiede indagini qualitative più approfondite.

Sintetizzando, pur nella inevitabile semplificazione, si considera lo svincolo manifestato nelle seguenti modalità:

_ Impossibile: Vi sono situazioni che inducono alla drastica e constatabile conclusione di uno svincolo che non può avvenire. L’individuo che dovrebbe ottemperare al progresso di sé, risolvendo lo svincolo, si trova all’interno di una famiglia la cui struttura relazionale è patologica, immatura e incapace di riconoscere una tale necessità nella prole e finanche in se stessa. Sono presenti blocchi genitoriali dovuti a componenti turbate della personalità.

_ Inaccettabile: Questa tipologia è segnalata dal momento in cui, all’interno di una struttura famigliare, lo svincolo è vissuto come spiacevole, da parte del nucleo genitoriale. La forza dei messaggi impliciti e di un clima inibente, coarta l’individuo ad aderire soltanto al piano delle aspettative parentali, che demandano il loro equilibrio al mantenimento di una situazione verso cui non sono ammessi cambiamenti. Strutture di personalità rigide ed insicure, investono sul mantenimento e la conservazione dell’organizzazione famigliare, impedendo di fatto il percorso evolutivo della prole.  

_ Apparente: Lo svincolo, in questo caso, sembra essere in avvio di risoluzione, poiché si possono osservare dinamiche di processi di autonomia, salvo poi rilevare comportamenti di ricongiunzione e ritorno, in obbedienza a comandi interni genitoriali che sfiduciano o bloccano il percorso evolutivo. Il soggetto alterna così momenti emancipativi a regressioni, per soddisfare la richiesta parentale del controllo.

_ Mediato: Si tratta, in questo frangente, di uno svincolo che non risponde ai desideri di un membro della prole, e aderisce invece in modo esclusivo alle istanze progettuali genitoriali. In sintesi, la prole si allinea e soggiace passivamente a bisogni impersonali, e riceve il permesso di emanciparsi solo a patto che si rispettino le direttive e gli interessi del nucleo genitoriale.

 

Ciascuno dei modelli fin qui descritti, sono comunque esemplificativi di tipologie di gestione famigliare disfunzionale, ai quali, per completare la ricerca, possono essere associati 4 tipi di procedure altrettanto distruttive, che riguardano strutture famigliari caratterizzate dalla disarmonia.

Le strutture della famiglia si possono dunque ancora riconoscere come di seguito, secondo le indicazioni fornite dalle teorie dello psicoterapeuta famigliare Salvador Minuchin, che così le elenca:

a ) Famiglia invischiata: Il riferimento è verso quelle dinamiche famigliare denotate da incertezza o rovesciamento dei ruoli, perdita di confini e forte intrusività fra membri dello stesso gruppo famigliare.

b ) Famiglia iperprotettiva: Si esprime in una elevata e spesso fuorviante preoccupazione eccessiva verso uno o più appartenenti al gruppo. Piccoli segnali di malessere allertano e mobilitano l’intero sistema, che provvede ad attivare un curing che può risultare spesso ansiogeno e soffocante.

c ) Famiglia evitante: Ci si riferisce a quelle strutture famigliari che stipulano una sorta di contratto interno secondo cui ciascun conflitto viene rimosso, ignorato, minimizzato e comunque non affrontato. Si tratta di una tipologia famigliare disimpegnata sul fronte dell’emersione del conflitto, e che anzi preferisce occultare qualunque forma di disaccordo, in linea con immagini stucchevoli o idealizzate sul menage famigliare. È una struttura che può intravedere e ravvisare punti di debolezza tali da pensare di non possedere sufficiente risorse atte  al fronteggiamento efficace dei problemi.

d ) Famiglia rigida: La struttura si presenta come una sorta di monade inattaccabile da interferenze esterne, e ricerca una propria stabilità conducendola ad un eccesso costituito da stereotipia e ripetizione della quotidianità.

 

In ciascuno di questi modelli sono presenti forme di blocco di ogni processo evolutivo, con decorsi patologici a vari gradienti di gravità, anche a seconda del livello di reattività differente di soggetto in soggetto.

Lungi dal ricercare motivazioni alle quali addurre la giustificazione di una situazione personale di stallo, la ricerca offre il suo contributo per rimettere in auge, specialmente a livello preventivo ed educativo, la necessità di costruire modelli famigliari sani, affinché dalle esperienze prodotte dal romanzo famigliare possano scaturire finalmente anche storie felici, o se anche per via di molte altre ragioni fossero declinate da traumi, dispiaceri e ferite emozionali, possano essere affrontate ed esplicitate, potendo contare su un modello famigliare realmente supportivo, franco ed autorevole.

Le informazioni possono in ogni caso essere utili per poter offrire una risposta facilitante che sia il più possibile accurata, centrata cioè sui modelli interni di azione che un individuo ha assimilato nell’alveo della sua esperienza famigliare. D’altronde, espletare l’aiuto tenendo conto dell’individualità di chi abbiamo di fronte, rimane un principio indissolubile del counseling.

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