Assertività sul lavoro e da chi faremmo bene ad impararla?


Counseling, assertività sul lavoroNegli ultimi anni stiamo assistendo ad un florilegio di corsi di formazione e al lavoro per lo sviluppo di una “magica” facoltà comunicativa, l’assertività.
E’ difficile darne una definizione completa ed esauriente, per via delle grandi implicazioni che essa ha in svariati campi umani, dai semplici rapporti tra amici a quelli più formalizzati tra colleghi di lavoro. Si può dire in generale che l’assertività è la capacità comunicativa di esprimere chiaramente le proprie opinioni ed esigenze senza per questo prevaricare sugli altri o, viceversa, rendersene succubi.

Non c’è nulla di magico. Il modo in cui normalmente ci relazioniamo con gli altri è in grandissima parte determinato dall’educazione che abbiamo ricevuto da piccoli. Anche a distanza di decenni dalla nostra infanzia possiamo infatti trovarci incredibilmente in imbarazzo di fronte a critiche o comunicazioni verbali percepite come ingiuste vessazioni o viceversa, possiamo essere autoritari e manipolativi nei confronti di altre persone verso le quali tendiamo ad esercitare un potere al punto di risultare letteralmente ricattatori, esattamente come quasi tutti noi abbiamo imparato ad essere in tenera età. In linea generale potremmo suddividere i nostri atteggiamenti in passivi e aggressivi, definendo come passivi quelli adottati nei momenti in cui non riusciamo a esprimere le nostre opinioni, ci lasciamo sopraffare dagli altri o sentiamo in noi di dover sottostare a un velato ricatto ( uno dei primissimi: la mamma che ci dice di mangiare tutto perché sennò piange), mentre sarebbero aggressivi quei nostri modi di comunicare con i quali tendiamo a sottomettere gli altri, a cercare di convincerli con la forza o addirittura a minacciarli di ritorsioni più o meno simboliche ( si va dal fidanzato che dice alla ragazza “ Se esci con le amiche non mi vedi più” alle vere e proprie urla in caso di diniego).

Chiaramente ognuno di noi può sperimentare diversi tipi di atteggiamenti e comunicazione nei molteplici frangenti della vita quotidiana e una tendenza verso l’aggressività o la passività può di volta in volta essere intesa come forma acquisita di attacco o difesa, ma è anche abbastanza vero che le persone sono in gran parte prevalentemente “aggressive” o “passive”, proprio perché hanno apprese queste modalità di comunicazione sin dall’infanzia nel loro ambiente di riferimento principale, cioè la famiglia. D’altra parte però è assolutamente possibile per chiunque imparare a comunicare i propri sentimenti in un modo migliore, qualunque sia la “base” di partenza: in un modo cioè assertivo.


Comunicare noi stessi in modo assertivo presuppone innanzitutto che impariamo ad accettare noi stessi
(l’antico motto socratico “Conosci te stesso” è sempre un riferimento sicuro). Questa parte a prima vista così ovvia è in realtà la più dura su cui lavorare: vuol dire riuscire a sviluppare la propria autostima, la giusta concezione di sé verso se stessi e verso il mondo, la capacità di esserci e di comunicarlo serenamente, senza offendere gli altri né sottomettersi ad essi.


L’assertività è dunque propria delle persone onestamente sicure di sé che, proprio in virtù di questa sicurezza, non devono per forza aggredire o forzare gli altri (chiaro sintomo di insicurezza) nè restare sempre silenziosi e accondiscendenti (altro chiaro sintomo d’insicurezza), ma che sanno comunicare in modo chiaro e positivo le proprie opinioni. Comunicare in modo assertivo si rivela utile in tutti i contesti sociali, ma ancor più in quelli in cui vi siano abitualmente grossi stress o frizioni interne per via di compiti o incarichi, ad esempio in ambito lavorativo. Facciamo un esempio di comunicazione passiva, aggressiva e assertiva sul lavoro:
  • “ Ti ho detto che questa cosa la devi fare e la farai, punto.” (Aggressivo)
  • “Guarda, non è per dirti che hai sbagliato…solo che, cioè…è la terza volta che ti dico di fare quel lavoro…se però non puoi farlo te lo faccio io, basta che me lo dici, ok?” (Passivo)
  • “Vorrei che questo lavoro fosse pronto per il giorno X, hai qui tutte le specifiche e i tempi per farlo. Mi fido della tua competenza.” (Assertivo)

Come si può vedere uno stesso tipo di richiesta (in questo caso di un certo tipo di lavoro da parte di una persona) può essere fatta in modi opposti ma anche in una maniera chiara, semplice ed al tempo stesso assolutamente rispettosa degli altri. Parafrasando un famoso testo sull’analisi transazionale di Thomas Harris la comunicazione assertiva è quella modalità di espressione nella quale” io sono OK e tu sei OK” , cioè in cui le rispettive posizioni sono apertamente in confronto senza per questo che si verifichi necessariamente uno scontro. E’ possibile sviluppare l’assertività sul luogo di lavoro? Sì, ma è meglio insieme Come detto in precedenza, il posto di lavoro è un severo banco di prova per l’efficacia della propria comunicazione. Più spesso che in altri ambienti è necessario saper gestire efficacemente le critiche, smaltire un’ arrabbiatura e “negoziare” le soluzioni, quasi sempre con persone che non abbiamo scelto di frequentare né dalle quali siamo state spontaneamente scelte come amiche.


Perciò il training assertivo che normalmente andrebbe fatto su se stessi in altre situazioni si rivela spesso più pressante sul lavoro che in ambito familiare o amicale (ciò però non vuol dire che lo sia sempre, anzi, paradossalmente parecchie persone sono perfettamente in grado di comunicare in modo efficace ed intelligente sul posto di lavoro - con “intelligenza emotiva” per dirla come Daniel Goleman - salvo poi naufragare miseramente una volta tornati a casa nei loro normali rapporti affettivi). In ogni caso però fare questo training insieme ad altre persone risulta più efficace e molto, molto più interessante che farlo da soli: spesso infatti ci dimentichiamo che la nostra socialità si sviluppa più nel rapportarsi con gli altri piuttosto che rimuginando sempre dentro se stessi e finendo per questo col credersi individui “problematici”.


E in effetti, a chi non è capitato di trovare nella vita e nel lavoro persone che magari, pur non avendo alcuna cognizione di cosa potesse essere l’assertività lo erano poi effettivamente, proprio in funzione del loro saper vivere, del buon senso che deriva dall’immergersi continuamente nella vita e nel provare a comunicare con le persone più disparate? E all’opposto quanti professionisti conosciamo o vediamo spesso in televisione (psicologi, psicoterapeuti, formatori, trainer) assolutamente ombrosi e suscettibili, sommamente incapaci di recepire una critica, magari essi stessi pieni di idiosincrasie e in definitiva, poco assertivi? E’ chiaro dunque che i corsi di comunicazione vanno bene così come le consulenze sociopsicologiche ma forse, una volta compresa cos’è l’assertività, è giusto osservarla ed impararla da coloro che la sanno mettere in atto nella quotidianità e non necessariamente per professione.


Giulio Contini
Sociologo – Counselor socioanalista – Schoolcounselor Esperto in tecniche di counseling breve
Vicepresidente A.R.Co.S - Roma
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