IL CONTRIBUTO DELLA PSICOLOGIA E DEL COUNSELING IN CHIRURGIA ESTETICA

Inviato da Paola Pucci

velasquez venus

 

Gli psicologi hanno da sempre utilizzato le loro capacità in ambito medico, con la continua apertura verso nuove aree di applicazione. Sebbene la psicologia e la chirurgia estetica siano collegate dal loro comune interesse per l’immagine corporea, è stato pubblicato relativamente poco sui potenziali contributi degli psicologi alla pratica della chirurgia estetica.

La chirurgia estetica può essere un nuovo campo di applicazione, per gli psicologi, in quanto rispetto ad altre procedure chirurgiche per le quali il contributo psicologico è giudicato in termini di assistenza alle disfunzioni corporee, gli esiti della chirurgia estetica sono valutati generalmente in termini di sollievo dallo stress del paziente.

 

Sebbene gli psicologi e i chirurghi plastici si avvicinino ai pazienti in modo radicalmente differente, il loro obiettivo potrebbe essere lo stesso: dare sollievo allo stress emotivo del paziente, soprattutto per i problemi relativi all’immagine corporea disturbata e ad una bassa autostima. Se il chirurgo estetico risponde ai suddetti pazienti eseguendo l’intervento, questo comporterà solo un miglioramento anatomico; il professionista della salute mentale si chiederà, invece, se la psicoterapia riuscirebbe a raggiungere gli stessi obiettivi con tecniche meno invasive

Goin & Goin sono stati i pionieri nell’uso di un approccio psichiatrico e psicologico per i pazienti della chirurgia estetica proprio perché vari studi hanno rivelato che dal 30% al 70% di questi pazienti presentano problemi psicologici e/o psichiatrici. La probabilità di avere un disturbo  sembra maggiore in quei pazienti che hanno subito operazioni multiple

I chirurghi plastici non sono psichiatri e spesso non sono capaci di diagnosticare in modo appropriato una problematica in tal senso; proprio per questo, in passato, alcuni pazienti che destavano sospetti nei chirurghi, venivano prima indirizzati ad una struttura psichiatrica per avere una valutazione pre-operatoria. Tuttavia, alcuni pazienti si rifiutano di sottoporsi ad una visita psichiatrica e quindi non c’è la possibilità di diagnosticare problemi psichiatrici.

Goin & Goin sottolineano l’importanza di una valutazione pre-operatoria in quanto conduce ad una migliore assistenza del paziente, consente di escludere pazienti ad alto rischio, chiarisce le motivazioni del paziente rispetto all’aspettative sull’esito dell’intervento e dà un quadro sulla sua personalità e su eventuali disturbi legati ad essa

Sulla base di uno screening pre-operatorio possono emergere diverse opzioni rispetto al trattamento da eseguire: il chirurgo può decidere di non eseguire l’intervento a causa del funzionamento psicologico alterato o a causa delle aspettative irrealistiche del paziente, oppure può inviare il paziente ad una consulenza psicologica e posticipare l’intervento o programmare una psicoterapia post-operatoria. In molti casi non viene eseguito lo screening pre-operatorio ma si passa subito all’intervento ed ovviamente il chirurgo può trovarsi di fronte ad un paziente che risulta insoddisfatto.

Le problematiche psicologiche che accompagnano i pazienti che si rivolgono alla chirurgia estetica sono tante; il Disturbo di Dismorfismo Corporeo è quella più frequente, a seguire ritroviamo dei pazienti con un Disturbo Depressivo Maggiore, in percentuali non precise si osservano pazienti che hanno un Disturbo Ansioso, una Fobia Sociale ed infine una Dipendenza dalla Chirurgia


Il disturbo di dismorfismo corporeo è un disturbo somatoforme per il quale la persona focalizza la propria attenzione su un supposto difetto fisico, reale o immaginario, che tende a divenire il pensiero dominante nella vita della persona fino a condizionare inevitabilmente le proprie funzioni sociali, lavorative, relazionali, ecc.

Criteri diagnostici utilizzati dall DSM-IV, per una valutazione della presenza di un disturbo da dismorfismo:

A) preoccupazione per un supposto difetto nell'aspetto fisico. Se è presente una piccola anomalia, l'importanza che la persona le dà è di gran lunga eccessiva. 



B) la preoccupazione causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti. 



C) la preoccupazione non risulta meglio attribuibile ad un altro disturbo mentale (l'insoddisfazione riguardante la forma e le misure corporee nell'anoressia nervosa). 

Queste percentuali di difficoltà psicologiche, tra i pazienti che richiedono un intervento di chirurgia estetica, fanno giungere molti autori alla conclusione che il ruolo dello psicologo e dello psichiatra nell’ambito della chirurgia estetica è fondamentale, poiché è possibile creare una collaborazione fruttuosa tra chirurgo e psicologo sia in fase pre-operatoria che post-operatoria, riconoscendo l’importanza dell’uso di test e strumenti di screening pre-operatorio, che consentano sia al chirurgo di avere una panoramica globale su quelli che sono gli aspetti relativi al paziente e all’intervento da eseguire

L’intervento di chirurgia estetica rappresenta un momento di transizione con implicazioni emozionali legate al riconoscimento sociale della nuova dimensione corporea.

Il counselor diventa in tal senso un operatore che non si sostituisce al lavoro di screening e valutazione delle eventuali patologie psichiche svolto dallo psicologo: anzi lo integra lavorando a stretto contatto con l’equipe medico-chirurgica  per accompagnare il cliente, paziente di chirurgia estetica, in una relazione d’aiuto  che muove dall’analisi dei problemi del cliente-paziente, per costruire con lui una nuova visione di tali problemi attuando un piano di azione per realizzare le finalità desiderate dal cliente:

  • prendere decisioni,
  • migliorare relazioni,
  • sviluppare la consapevolezza,
  • gestire emozioni e sentimenti,
  • superare conflitti.

L’analisi dei problemi conduce ad una ricognizione degli stessi anche mediante autobiografia e colloqui delle relazioni del cliente, della sua economia, del suo lavoro, della sua formazione, della sua educazione, delle sue competenze, della fase di vita che sta attraversando, della sua visione del mondo e di se stesso senza che ciò implichi un’analisi dei processi psichici.

L’attuazione di un piano di azione comporta l’esplorazione dialogica della propria prospettiva di vita e l’elaborazione di strategie di coping per confrontarsi con la sua nuova immagine con l’ambiente sociale. Inoltre:

- prendere decisioni vuol dire semplicemente “prendere decisioni” e non modificare il profilo cognitivo della persona;

- migliorare relazioni significa apprendere la disponibilità, la complementarità, l’integrazione con gli altri, la mediazione, il riconoscimento, l’incontro, la dialogicità;

- sviluppare la consapevolezza implica il miglioramento della conoscenza di sé, la produzione

di coscienza, l’estensione del proprio orizzonte mentale, dei propri confini dell’io;

- gestire emozioni e sentimenti significa riconoscere e distinguere i primi dai secondi e non farsi travolgere dall’incertezza, dall’irruenza, dal dubbio, dal sentimentalismo, dalla noia, dall’imbarazzo e dalla condiscendenza verso altri;

- superare conflitti non significa necessariamente risolverli ma anche imparare a gestirli.

Il counseling proprio come strumento comunicativo e di supporto ambisce anche nell’ambito più settoriale della chirurgia estetica a dare un forte contributo.

Il counselor affianca il suo cliente nella ricerca del benessere psico-fisico, senza sostituirsi a lui, senza indicargli soluzioni già pronte, ma ricostruisce ed esplicita le risorse e le debolezze del soggetto da aiutare, valorizzandone le sue capacità e spronandolo ad autodeterminarsi, autonomamente, imparando ad apprezzare i suoi limiti e a vivere pienamente le nuove conquiste.


 

  

 

 

 

 

 


 

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