Vi ricordate la storia dell'elefantino Indiano? Essa mi ha generato molte riflessioni: questa storia narra circa il metodo utilizzato per addomesticare questi animali. Quando gli elefanti sono cuccioli, essi vengono legati ad un paletto; all'inizio l'animale si dimena e fa di tutto per liberarsi, ma essendo troppo piccolo ogni sforzo è inutile poichè la corda ed il paletto sono troppo robusti per lui. I suoi tentativi di ribellione con il tempo si riducono fino a che un bel giorno l'elefantino si arrende perchè si rende conto che non è abbastanza forte per liberarsi e scappare. Col tempo il pachiderma diventa grande e raggiungendo dimensioni enormi e la sua potenza è smisurata!
Adesso ha la forza necessaria per poter spezzare la corda da cui era stato legato da piccolo...ma come mai l'elefante non scappa ora che può farcela? Semplicemente perchè crede di non poterlo fare in quanto nella sua mente è inciso il ricordo dell'impotenza sperimentata negli anni passati e non prova nemmeno più a liberarsi..infatti è cresciuto con la "convinzione" di non poterci riuscire e col tempo si è arreso.
Questa storia mi ha colpito ricordando che ogni individuo vede la realtà dal proprio punto di vista e spiega a se stesso gli eventi in funzione di esso. Pertanto gli stessi eventi sono da alcuni vissuti come opportunità e da altri come limitazioni: le medesime difficoltà sono da alcuni affrontate come occasioni per esaltare le proprie capacità e da altri come incidenti in cui si svelano i propri limiti. Una convinzione non è nient'altro che una sensazione di certezza riguardo a qualcosa. Se crediamo che qualcosa sia vero, anche se oggettivamente non lo è, agiremo proprio come se lo fosse. Tramite le nostre convinzioni interpretiamo il presente e creiamo aspettative per il futuro e così lo condizioniamo. Talvolta le nostre convinzioni possono risultare una strategia di adattamento o di salvaguardia, altre volte le convinzioni diventano limitanti, così come l'elefante grande non riesce a liberarsi del paletto piccolo.
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