Alex Bellini - La sfida in tempi di crisi

Inviato da Sigrid Hafner

alex bellini

Eroi e grandi uomini hanno da sempre una funzione benefica su di noi, ci arricchiscono perché sono rappresentativi, sono maestri da seguire. È vero che la nostra epoca è confusa quanto la mente di molti, ma quale epoca non mostra confusione, ed è vero che di grandi uomini non ce ne sono molti oggigiorno, ma non è neanche vero che non ci siano. Apriamo gli occhi e cerchiamo di andare oltre le immagini che permettiamo di essere schiaffeggiate nella nostra testa, accendiamo il nostro buon senso e magari anche quello critico e cogliamo i grandi uomini in modo che loro possano essere un punto di appoggio, e perché no, una sana guida, come p. es. Alex Bellini.

Ho assistito di recente ad una serata formativa un po’ diversa dalle solite, dove il relatore non era un personaggio accademico o un maestro formativo ma Alex Bellini, un avventuriero. Non uno qualsiasi, ma il primo uomo che ha attraversato l’Oceano Atlantico (da Genova a Fortaleza in Brasile) in barca a remi, da solo. Naturalmente non è l’unica grandiosa avventura intrapresa ma quella scelta da Alex per la serata dedicata alla crisi, alle difficoltà e alla solitudine, e raccontare al suo pubblico come ha fatto lui, il giramondo solitario, a superare quei tanti inevitabili momenti di sconforto.

Mentre Alex si racconta, il suo pubblico attento traccia le parallele tra il non sempre generoso mare di Alex e il nostro quotidiano mare di guai, la tempesta inaspettata e la crisi, la difficile navigazione con una barca da avventuriero e il nostro mezzo per giungere all’obiettivo, o alla pura sopravvivenza. Il caleidoscopio dell’umanità e le diverse forme di sofferenza si ritrovano accomunati nella storia di Alex, perché nella sofferenza siamo tutti uguali e ci riconosciamo. Ascoltiamo dunque Alex Bellini e il suo concetto di avventura, perché molto ha da dirci sull’attitudine che ognuno dovrebbe possedere per vivere e superare le sfide imposte dalla vita quotidiana.

 

Brevemente il suo Curriculum, per comprendere meglio il suo insegnamento: Alex è nato in Valtellina nel 1978. Lo sport, in tutte le sue forme è sempre stato un punto fisso nella sua vita. Crescendo in un paese di montagna, lo sci - sua grande passione - è stata la prima attività sportiva.

Nel 1999 viene scelto per partecipare alle selezioni nazionali del Camel Trophy di Tonga.

Dal 2000 al 2001 corre le prime maratone tra cui la New York City Marathon e la Marathon des Sables, 280 km nel deserto marocchino. Nel 2002 e nel 2003 vola al freddo dell´Alaska per partecipare all´Alaska Ultrasport: corsa a piedi, in autosufficienza, trainando una slitta con tutto il necessario per sopravvivere. Nella prima edizione a cui partecipa percorre 600 km concludendo la corsa in 9 giorni, nel 2003 copre 1400 km. Alex terminerà questa seconda avventura in 27 giorni posizionandosi terzo assoluto. Dalle distese di ghiaccio, Alex decide di passare alle immensità degli oceani.

Nel 2005 Alex diventa il primo uomo ad attraversare in solitaria a remi il mare Mediterraneo e l’oceano Atlantico, traversata di 226 giorni e 6 mila miglia da Genova a Fortaleza (Brasile), su una barca di 7,5 metri.

Il 21 febbraio 2008, con la stessa imbarcazione, Alex parte da Lima (Perù) per raggiungere l’Australia. Concluderà con successo la traversata dell’oceano Pacifico il 13 dicembre 2008 dopo 11 mila miglia di

navigazione e 294 giorni in mare aperto, da solo. Alex entra così nella storia della navigazione e segna il nuovo record di traversata a remi, con esito positivo, più lunga mai compiuta prima. Nell’estate 2011 Alex corre la LA-NY footrace, corsa podistica da Los Angeles a New York. 5300 km in 70 giorni.

La parola chiave della serata è Crisi e Alex inizia definendo il termine con l’aiuto di un dizionario: dal greco krìsis, separazione, scelta, giudizio, rapido mutamento delle condizioni, fase o momento della vita difficile da superare, turbamento che comporta scelte e decisioni spesso definitive, o punto di svolta che segue il passaggio dalla fase di espansione alla fase di depressione.

Il cambiamento è un fatto naturale, lento o veloce che esso sia, fa parte della nostra vita perché è la vita stessa che si evolve tra ordine e caos. Le onde piccole possono diventare più vivaci, si possono calmare, o aumentare e diventare una grande onda gigantesca, minacciare l’uomo e la sua barca. Al contrario il mare troppo calmo può far disperare i marinai più preparati. L’uomo si è evoluto e ha imparato a proteggersi dalla natura e in parte anche dai suoi improvvisi mutamenti inventando mezzi e sistemi, i quali non sono sempre infallibili. Quanta scienza e impegno per rendere prevedibile ciò che in fondo non sarà mai prevedibile, la natura come il tempo, l’economia come la vita.

«Tuttavia» prosegue Alex « l’uomo tenta di resistere alle condizioni cambiate, lo scenario diverso non viene accettato, perché così siamo stati educati, nella convinzione che gli eventi siano controllabili. La sfida invece non sta nella resistenza, bensì nell’accettazione che qualcosa è mutato intorno a noi e questo significa che quell’evento in realtà è fuori dal nostro dominio. Essere pronti al cambiamento non significa abbandonare i propri obiettivi, ma cercare risoluzioni e vie nuove, ammettere il fatto che le cose possono prendere una piega anche non gradita e inaspettata, e sarebbe pertanto inutile irrigidirsi su un metodo o percorso non più funzionante per raggiungere il traguardo. ‘Let go’, lascia andare. Ma quanto è difficile lasciare andare. Quante volte l’orgoglio ci trattiene nel lasciar andare qualcosa.» Alex rammenta «ogni volta che non sono stato capace di lasciare andare mi sono sempre pentito, perché molto spesso la mia azione finiva con un grandissimo fallimento. Essere in grado di permettersi la libertà e la serenità di lasciare andare le cose, fa risparmiare molto tempo, energia, e frustrazioni. Senza voler dipingere un manifesto del lasciare andare, intendo sottolineare l’importanza della capacità di accettare la situazione per quella che è, ed è il primo passo che aiuta lo scioglimento alla resistenza del cambiamento. In mare lo si capisce subito perché là ci sono cose che non si possono cambiare e le devi solo accettare. Sarebbe non solo sciocco non volersi piegare alle forze della natura, ma molto pericoloso. L’unica cosa controllabile è se stessi attraverso il pensiero, la mente, la qualità delle immagini che sono legate indissolubilmente con la qualità dei risultati.

In situazioni di crisi ci si pone molte domande, ci si chiede come uscire dalla situazione, risolvere il problema, cosa sarebbe meglio fare per superare o sopravvivere a una crisi.»

Alex annuncia la sua ricetta anti-crisi «STOP, fermarsi, arrestare tutto il sistema e urlare a squarciagola stop. Sono fermo e mi ascolto, rifletto, capisco e accetto che non posso più fare quello che facevo prima perché le condizioni ambientali sono cambiate e devo trovare altre modalità per andare avanti. Il cambiamento, la crisi, incute paura, la quale ci viene addosso con impellenza, e vorremmo trovare velocemente una soluzione, una decisione per uscirne, ma quando c’è urgenza e paura non si va da nessuna parte. Quindi dico stop e rifletto.»

Alex ha creato un interessante acronimo con le quattro lettere iniziali della parola stop per ricordare i fattori che non andrebbero persi di vista quando la crisi travolge non solo l’avventuriero, ma l’uomo in generale: sincronia, trasformare, obiettivi e persone.

«Sincronia significa rimanere in sincronia con la situazione, slegarsi dal passato, dai vecchi schemi e riuscendo a stare nella crisi pensare come uscirne, scorgere e studiare la nuova strada da percorrere. Trasformare un qualcosa di ostile in opportunità, cominciare a fare cose diverse per ottenere risultati non ordinari, cambiando il modello di riferimento. Per quanto riguarda gli obiettivi è opportuno domandarsi, quanto si è disposti a sacrificarsi per raggiungere la meta, quante notti insonni si possono sopportare, di quanto cibo si può fare a meno per uscire da una difficoltà. Persone: nei momenti molto difficili è importantissimo circondarsi da persone a cui affidarsi, con le quali condividere la sofferenza e le fatiche. L’avventuriero è solo apparentemente isolato, in realtà è circondato da un team, da persone scelte con cura, insieme alle quali si crea il progetto, persone che condividono lo stesso obiettivo.»

Fare affidamento ad una rete di persone è fondamentale per Alex e aggiunge «ognuno attraverso il suo ruolo o posizione è prezioso per la riuscita di un impresa, qualunque essa sia.»

Alex prosegue con il racconto di un sofferto naufragio e parla dell’eventuale necessità di abbandonare il progetto quando questo diventa insostenibile e pericoloso per la vita stessa. «Quando cambia la situazione molte volte è inevitabile rinunciare all’idea, perché continuare a voler raggiungere l’obiettivo a tutti i costi potrebbe significare un naufragio con tutte le sue conseguenze. Scegliere di abbandonare l’obiettivo porta ad un chiaro insuccesso per il mancato obiettivo raggiunto, ma l’esito negativo espande una nuova consapevolezza importante: conoscere i propri limiti. Comprendere che è giunto il momento di mollare perché non si può più controllare quel particolare momento, significa essere in realtà più forte della paura, perché il lasciare andare richiede forza interiore, e l’insuccesso esteriore diventa successo interiore, niente conta di più. Ognuno dovrebbe determinare per se stesso il successo e il fallimento, non permettiamo l’esistenza di un cliché per ciò che dovrebbe essere misurato soggettivamente.»

Infine Alex elenca e ripete tutti i fattori che possono aiutarci a superare la crisi, come la motivazione, il significato dell’obiettivo, la sfida, il lasciar andare, il coraggio, le persone, la creatività, l’elasticità, l’accettazione nonostante la paura, la bussola interiore che consente di capire la vera direzione, l’ascoltarsi e trovare le risposte dentro di noi e conclude «Esiste in noi quel centro, quel nucleo che sa cosa fare, si chiama io, ed è in alleanza con la volontà, ridimensiona la crisi e il cambiamento appare sotto una luce meno ostile. Se aspettiamo che passi la burrasca, allora il mare, la vita, inghiotte la nostra barca, mentre possediamo la facoltà di scegliere per il nostro bene e continuare il viaggio con serenità, la meta di tutti.»

In sintesi possiamo dire se ogni scelta comporta un prezzo, almeno scegliamo non in conformità a ciò che è giusto o sbagliato per gli altri o per il nostro giudice interno, bensì scegliamo in conformità a ciò che è sano o malsano per la nostra essenza, persona, vita.

Alex Bellini, in occasione dell’evento intitolato “Alex Bellini, la sfida in tempi di crisi , organizzato dall’Associazione Professionale Kaleidos, col patrocinio di PLP – Associazione Nazionale Psicologi Liberi Professionisti e con l’intervento del fondo paritetico interprofessionale per il finanziamento della formazione “Fondoprofessioni”, in data 28 settembre 2012. Per ulteriori approfondimenti www.alexbellini.it

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