L'empatia


empatia scarpe"Puoi dire di conoscere veramente una persona solo dopo che hai camminato nei suoi mocassini per tre lune”, dicevano gli Indiani d'America.

 

Questa frase mi risuona con il concetto di 'empatia'. La parola deriva dal greco empateia, composta da en- “dentro” e pathos, “sofferenza o sentimento”, e veniva utilizzata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l'autore-cantore al suo pubblico. Nelle scienze umane l'empatia descrive un atteggiamento eterodiretto che si caratterizza da un impegno a comprendere l'altro, escludendo ogni attitudine affettiva personale (sim-patia, anti-patia) e ogni giudizio morale. Viene altresì considerata come un elemento fondamentale nella relazione d'aiuto, e talvolta contrapposta alla simpatia: quest'ultima sarebbe un autentico sentimento doloroso, una sofferenza sentita insieme all'altro, e questa mancanza di confine diventerebbe un ostacolo per una valutazione obiettiva efficace; l'empatia permetterebbe invece la comprensione dei sentimenti dell'altro, anche nel suo dolore, senza restarne sopraffatti.

 

 

Substrato biologico di questa funzione umana sembra essere rappresentato dai cd. “neuroni specchio”, cellule che hanno evidenziato un'attivazione specifica nel momento in cui un individuo compie un'azione, e la medesima attivazione anche quando si osserva la stessa azione compiuta da un altro individuo. Questo avviene anche per il vissuto emozionale, che negli uomini attiva aree neuronali specifiche sia nell'esperienza soggettiva che osservando altre persone che stanno vivendo le stesse emozioni.

 

Durante il mio percorso formativo in counselling mi è stato spiegato il concetto di empatia come quell'attitudine ad entrare nei panni dell'altro senza dimenticare se stessi. Un po' come mettere i suoi mocassini, come dicevano i Nativi, per un tempo necessario e sufficiente a sentire come l'altro, come l'altro vive la vita che si muove in lui. E questo vale sia per la risonanza emotiva, sia di avvertire il processo del vivere il proprio mondo interiore, ma talvolta succede anche di sentire nel proprio corpo le sensazioni fisiche che l'altro sta sentendo.

Da attitudine l'empatia viene indicata poi anche come abilità, cioè una capacità, innata o appresa. Come la neurobiologia ci mostra noi siamo anatomicamente e fisiologicamente predisposti ad usare questa funzione, cioè quella di metterci nei panni dell'altro, ed è altresì vero che non sempre siamo abituati a farlo. Per quella che è stata la mia esperienza finora per entrare in quello stato dell'essere mi ci sono voluti tante esperienze, feedback, errori ed impegno, e a tutt'oggi mi accorgo che non sempre riesco a rimanere centrata di fronte all'altro. Con alcune persone, in alcuni momenti, succede quasi da sé; per determinati stati emotivi, invece, è un processo di andirvieni continuo. In questo può aiutare la consapevolezza del proprio sentire: essendo in contatto possiamo scegliere di fare un passo indietro, uno o più respiri profondi, e ritrovare la centratura necessaria di fronte all'altro – rimettere per un attimo i propri mocassini, sentendo la familiarità con quella forma, per poi eventualmente scegliere di riprovarci.

 

Corollario dell'empatia mi sento di considerare una serie di altre attitudini interiori che possono aiutare questa funzione: l'apertura, la fiducia, il senso di sicurezza, la sospensione del giudizio. Per questo ci possono essere proposte una serie di esercizi, individuali, a coppie o in gruppo, sperimentando l'apertura del cuore, la fiducia – movimento di base, che solitamente diventa la fiducia che qualsiasi cosa accada noi siamo in grado di viverla, ma anche fiducia nelle intenzioni dell'altro nei nostri confronti, il senso di essere al sicuro – in un posto sicuro, dentro e fuori, e la sospensione del giudizio, prendendo atto che ogni nostra valutazione è, in quanto tale, soggettiva ed arbitraria, e può anche essere presa in considerazione come un'ipotesi da verificare, anziché una sentenza stabilita. Ed è così che si crea lo spazio relazione, in cui io e l'altro siamo com-presi, spazio che può essere condiviso, in cui ognuno porta qualcosa di sé lasciando affiorare semplicemente quello che c'è, qualsiasi cosa sia – affidandoci a quella saggezza insita ad ognuno di noi, quella che alcuni chiamano saggezza organismica, un funzionamento primario, che và da sé se noi ci mettiamo da parte, e ci soffermiamo nel sentire.

 

 

Weblografia

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Empatia

http://it.wikipedia.org/wiki/Neuroni_specchio

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