Il Grembo psichico

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mamma pensierosaPartorire un bambino, partorire nuove idee. Due concettualizzazioni diverse identificate dalla medesima semantica. Mettere al mondo una persona non è solo un avvenimento naturale del percorso di una coppia e dell’umanità; assume un significato di assunzione di responsabilità nei confronti del nascituro e della comunità nella quale crescerà e diverrà adulto. La responsabilità genitoriale si inserisce nel campo più vasto della responsabilità sociale. Essere buoni genitori equivale ad essere buoni educatori sociali. Non esiste civiltà che non si regga sul valore fondamentale della famiglia: dalle culture primitive ad oggi questo è stato il tratto distintivo comune. Concetto ovvio? Direi di no dato il proliferare di idiozie legislative più orientate ai diritti degli omosessuali (che ormai rappresentano una casta) piuttosto  che alla famiglia. I legislatori perdono di vista il significato profondo della maternità autorizzando matrimoni omosessuali e relative adozioni di figli. Unioni per forza di cose sterili  non solo dal punto di vista del concepimento naturale ma anche nella costruzione di quell’asse portante della società che è la famiglia. E’ raggelante udire in trasmissioni televisive che i figli di una coppia di lesbiche, nati con l’inseminazione artificiale da padre sconosciuto, non avranno alcun problema, anzi sono fortunati perché hanno due mamme (quella principale e quella di scorta). Ma Freud non aveva postulato l’esistenza del complesso edipico? Di quale madre si innamorerà il figlio maschio? Pure un sacerdote, nella stessa trasmissione, identifica come famiglia una coppia omosessuale. Cosa spinge due persone omosessuali ad adottare un bambino se non un egoismo tendente a mantenere una facciata di normalità? In quel voler a tutti i costi matrimonio ed adozione, si rivela la consapevolezza che sotto la maschera della normalizzazione ci sia qualcosa di profondamente sbagliato ed incoerente. Quando inizia una maternità i genitori  iniziano la loro attività immaginativa sul futuro nascituro. Nel decidere il nome, ad esempio, si attribuisce già un’identità, così come si scelgono i vestitini rosa od azzurri a seconda del sesso. Si accoglie il futuro nato in quello che si può definire grembo psichico, un anticipazione dell’Altro.

 

Un grembo psichico che non anticipa l’evento  di una nuova vita perché nuova vita già esiste. I sostenitori dell’aborto sostengono che uno degli scopi della sua legalizzazione sia la salvaguardia della salute della donna. A parte il particolare che il padre non venga preso in considerazione, come se un figlio fosse generato unilateralmente, non hanno mai sentito parlare delle conseguenze negative dovute all’aborto? Psicosi postabortiva, stress post aborto e sindrome postabortiva sono tre quadri clinici descritti in letteratura. La sindrome post abortiva può insorgere anche dopo anni e si manifesta nei suoi principali sintomi con con avversione verso i bambini, iperattività, abuso di alcol, ricerca di una gravidanza “riparativa”, disturbi fobico-ossessivi, disturbi del sonno, depressione. Un tentato suicidio in età adulta dovrebbe sempre far pensare tra le varie ipotesi anche ad un precedente aborto. Così anche il maltrattamento di un altro figlio potrebbe albergare le radici in un aborto. Attualmente la soppressione di un feto pare rientrare in un atto privo di conseguenze. Si marcia nei cortei per i diritti degli omosessuali ma chi sfila per i diritti di bambin i in attesa di nascere e che per giunta non hanno possibilità di parola?Come diceva Norberto Bobbio anche il concepito ha dei diritti! Si giustifica altresì l’aborto nei casi di sindromi genetiche, come la sindrome di Down, con le difficoltà che il futuro bambino dovrebbe affrontare nel corso della  sua vita e con le necessità assistenziali di cui dovrà farsi carico la famiglia e la comunità. Incoerenza e contraddizione sono i fardelli che l’attuale società si porta appresso. E’ strano che si cerchi di educare alla accettazione del diverso, si promulgano leggi a tutela di chi è appunto diversamente abile e al tempo stesso si rende lecita la soppressione del feto ritenuto non “normale”. Che dire dell’incapacità del mondo attuale di accettare la sofferenza in tutte le sue sfaccettature? La sofferenza fa parte della vita di ogni persona e la sua elaborazione è parte della maieutica spirituale. Oggi agli adolescenti non si insegna ad affrontare la sofferenza, ad elaborare i lutti evolutivi: si insegna ad evitarla attraverso l’eliminazione di tutto ciò che può portare ad essa. Tale annullamento è illusorio, ancor più se agito sulla stessa vita umana.

 Il grembo psichico non è solo quello della madre ma anche quello di un padre, di un fratello o sorella, della comunità. Se tale grembo non sa accogliere, non sa fornire risorse e possibilità, anche legislative, allora è il mondo che sta abortendo se stesso. L’aborto è condannabile non solo da un punto di vista etico  o morale ma soprattutto sociale perché è la porta d’accesso della distruttività umana. Chi assisterà i futuri anziani se creiamo persone incapaci di accogliere? Non è una faccenda che riguarda solo i Cristiani ma tutti gli uomini. Essere a favore della salvaguardia della vita, comunque sia, dovrebbe essere un valore anche per il laico e pure per l’ateo perché contribuisce a salvare l’umanità, indipendentemente da un credo religioso o meno. Purtroppo la spinta propulsiva del masochismo degli ultimi decenni è in continua espansione e certo le politiche sociali non hanno mai contribuito al salvataggio da tale distruttività. Dobbiamo ammetterlo:  per la società attuale abortire è più facile, più economico, ma tutti quei volti non nati che ci osservano vedono un mondo di follia.

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