Il valore dell'incertezza. Una storia per pensare.


matrimonioQuando pensava al matrimonio lei non aveva dubbi.

Era un sacramento di importanza fondamentale, quello che più e meglio esprimeva il concetto di famiglia, di amore, di appartenenza reciproca, di futuro insieme, di sicurezza e solidità, di scelta. Nessuna crepa nell’opinione ferrea, non era nemmeno un’opinione quella, era piuttosto un evidente dogma, assoluto ed indiscutibile.

Quando si sposò lei non aveva dubbi.

Lui sarebbe cambiato per il solo fatto di essere diventato un marito, poco importavano quelle manie, poco contava se erano lì da decenni, poco significava se il cuore non aveva mai aumentato le pulsazioni quando lui andava a prenderla. Nessuna ombra nella convinzione granitica: sposandosi lui sarebbe diventato un altro, coniuge idoneo e adeguato alle sue aspettative e ai suoi programmi.

Quando ebbe un figlio lei non aveva dubbi.

Il bambino avrebbe dato una sterzata al loro matrimonio, il cambiamento atteso sarebbe finalmente divenuto realtà e loro avrebbero dato esempio di unità di intenti, una sola educazione e un solo modo di impartirla. Nessuna oscillazione nella fermezza: diventando genitori sarebbero stati un modello di accordo e suo marito un padre esemplare.

Quando divenne l’amante di un uomo sposato lei non aveva dubbi.

Al cuore non si può comandare, i bisogni non si possono soffocare per sempre, la vita è strana ed imprevedibile e bisogna cogliere le occasioni che regala. Nessuna incertezza: quando l’emozione bussa bisogna aprirle e abbracciarla, vivere come se si dovesse morire e non rinunciare a nulla. 

Quando il marito la scoprì e l’amante la lasciò lei non aveva dubbi.

Era la cosa migliore poiché col marito non voleva restare perché non l’aveva mai amato e con l’amante nemmeno, perché il loro amore era stato importante, ma non poteva avere un futuro. Nessuna perplessità: ogni cosa era servita a farla crescere e maturare.

Quando iniziò la guerra con l’ex marito lei non aveva dubbi.

In fondo non si erano sposati per amore, ma per comodità di entrambi, in fondo lui era sempre stato sbagliato per lei e il figlio non aveva migliorato le cose, in fondo erano ancora giovani e potevano rifarsi una vita, quindi alla fine tutto sarebbe andato a posto. Nessuna titubanza: gli amici di entrambi si sarebbero tutti schierati con lei, che era palesemente la vittima del rapporto e i pochi traditori che non l’avessero fatto, sarebbero stati poca roba da perdere, i soliti volta gabbana che spariscono nel momento del bisogno.

Quando le rimasero accanto solo quelli che conoscevano quasi esclusivamente la sua versione, lei non aveva dubbi.

Meglio soli che male accompagnati, pochi hanno il coraggio di fare scelte difficili e coraggiose, pochi comprendono quanto le cose non siano mai tutte bianche o tutte nere, pochi sanno accettare le persone per quello che sono con loro e valutarle per quello che fanno a loro, senza star lì a vedere tutto il resto. Nessuna esitazione: avrebbe dato un nuovo inizio alla sua vita, finalmente libera di fare tutto e di frequentare chiunque. 

Oggi quando parla del matrimonio lei non ha dubbi.

Non occorre un sacramento per suggellare l’amore, è convinta che tutto finisca, quindi, domanda, perché formare una famiglia firmando un contratto scritto? I figli possono essere amati e cresciuti anche stando solo insieme, senza definirsi né marito e né moglie, bensì amanti e compagni. Nessuna apertura per altre visioni: l’esperienza insegna ad essere meno legati agli stereotipi, e se si dovesse andare all’altare, allora ciò dovrebbe avvenire a 60 o 70 anni, quando si è maturi e ci si sposa per farsi compagnia e garantirsi una vecchiaia con qualcuno che ci accudisca.

Chissà cosa sarebbe accaduto se, in tutto questo tempo, almeno un dubbio l’avesse sfiorata. 

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