Recensione del libro: “La Terapia centrata sul rapporto” di Giovanna Bartholini


Questo libro sul counseling è stato, insieme con “La Terapia centrata sul Cliente” di Rogers e “La Gestalt” di Ginger, quello che più mi ha fatto entrare in contatto profondo con la realtà del counseling. L’autrice è consulente familiare da molto tempo; in questo libro riprende le teorie di Carl Rogers, lasciando che il lettore approfondisca le stesse dai suoi libri e concentrandosi, invece, sulla parte pratica di una seduta di counseling e indagando le eventuali difficoltà che possono sorgere nel counselor e nel cliente. Spiega, inoltre, come nasce l’empatia e il rapporto, come si sviluppa il cambiamento, come cresce la relazione tra counselor e cliente. L’autrice dimostra anche quanto sia importante nell’approccio non direttivo la continua formazione personale. Le tecniche di questo approccio si sviluppano da Rogers, che intuisce come sia basilare entrare in un rapporto empatico con il cliente, ponendosi di fronte ad esso senza giudicare ma rispettandolo e accettandolo totalmente, credendo nella sua tendenza a realizzarsi e a progredire (che lui definisce “tendenza attualizzante”); in questo modo si potrà entrare nel suo mondo, provare i suoi sentimenti e vedere con i suoi occhi la sua realtà (empatia e schema di riferimento del cliente). Solo così la persona si sentirà completamente accettata e compresa; di conseguenza svilupperà la necessaria autostima per radicarsi in se stessa e, a sua volta, accettarsi; solo con questa sua completa accettazione di sè vi sarà l’evoluzione e il cambiamento.

A nostra volta, come counselor, la fatica per imparare a non giudicare, per essere accettanti, ci costringe ad un costante lavoro su di noi, ad un costante monitoraggio dei nostri atteggiamenti che diviene, secondo la Bartholini, “un’avventura della coscienza”, anche per il counselor. Nel counseling non c’è l’interpretazione dell’altro: il counselor si concentra totalmente sui sentimenti che il cliente manifesta, che non vengono interpretati ma capiti ed accettati; attraverso questa accettazione e comprensione si realizza il rapporto. All’interno del rapporto si sviluppano emozioni in grado di risvegliare le capacità della persona che impara a gestire più facilmente i propri momenti di crisi e, di conseguenza, ad evolversi, progredire, cambiare. Il counseling risulta quindi utile a tutti coloro che si trovano di fronte ad un disagio provocato dalla discrepanza tra “l’ideale dell’io” e la realtà; a tutti coloro che avvertono delle contraddizioni tra i propri desideri e la capacità di realizzarli. Il counselor deve essere il più possibile congruente con se stesso ed accettare le proprie ambivalenze; allo stesso tempo deve provare a “dimenticare” se stesso per ascoltare l’altro: quando l’ego si fa silente, il cuore si apre verso l’altro e si crea uno scambio a livello profondo.

L’autrice tocca anche il tema di ciò che è meglio evitare in un ascolto professionale: dare consigli, valutazioni, interpretazioni, offrire soluzioni, dare un sostegno inadeguato ed indagare. Le parole chiave che usa la Bartholini durante l’incontro con un cliente sono: rispetto, poiché si lascia all’altro la totale libertà, accettazione e non giudizio, fiducia nel processo e in quello che il cliente dice, disponibilità e capacità di ascolto. Questo libro mi ha fatto comprendere in maniera profonda come sia importante l’approccio non direttivo per il cliente e quanto possa essere prezioso in una relazione d’aiuto.

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