Da quando ho cominciato a dedicarmi al Counseling mi sono posta l'obiettivo di riuscire a spiegare in modo efficace cosa fosse per me questa professione utilizzando parole che esprimessero non solo ciò che la mente è in grado di comprendere ma anche ciò che il cuore è in grado di sentire. La parte che la mente può comprendere riguarda ciò che i "sacri testi" indicano con il termine Counseling e cioè un'attività professionale finalizzata ad orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente, promuovendo atteggiamenti attivi e proattivi, stimolando le capacità di scelta e sostenendo il perseguimento del proprio benessere. Il Counselor si occupa, quindi, di salutogenesi e NON di patologia, nell'ambito di problematiche contestualmente circoscritte (famiglia, scuola, lavoro, rete amicale).
Dire che il Counselor si occupa di salutogenesi significa evidenziare che si concentra sui fattori (risorse della persona) e processi (comunicazione e relazione) che promuovono e mantengono la salute cioè quello stato di completo benessere fisico e spirituale, mentale e sociale che l'OMS stesso ha dichiarato essere un diritto fondamentale di ogni essere umano (carta di Ottawa del 1986).
La parte che il cuore può sentire, proviene dall'esperienza condivisa con le persone con le quali ho avuto l'opportunità di lavorare finora. Ho avuto conferma, da loro stessi, che la parola "benessere" di cui tanto si parla, apre mondi di significati individuali che non sono mai gli stessi per tutti. Ognuno ci mette del proprio in funzione della propria storia, dei propri vissuti e, soprattutto, dei propri bisogni.
Ad oggi, con le persone con le quali sono entrata in relazione, ho condiviso che benessere può significare:
E per te, cos'è benessere? di cosa hai bisogno per riuscire a realizzare il progetto di star bene con te e con le persone che ti stanno a cuore? Aiutare gli altri ad aiutarsi è, di fatto, una delle funzioni principali del Counseling che motiva me a svolgere questa professione. Quando mi è capitato in prima persona di ritrovarmi senza parole, di non riuscire a dire ciò che emozioni forti avrebbero voluto dire, ho capito che quando la voce si strozza e l'emozione ripiega su se stessa o la gioia diventa incontenibile e si sente di volerla catturare per poterla quasi toccare, è necessaria un'altra lingua, altri mezzi per esprimersi al meglio. Servono dei mezzi espressivi che non siano parole. Come Art-counselor, utilizzo il linguaggio non verbale dell'arte sostenendo la capacità osservativa ed autoriflessiva del/della cliente affinchè ciò che prende forma e colore davanti a lui/lei, parli soprattutto a lui/lei nel qui e ora e nel tempo. Il counseling è diventato il modo in cui sto CON le persone, nella professione e nella vita.
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