Fermare la diffusione delle malattie a trasmissione sessuale: un problema culturale?


prevenzione_malattie_sessualiLe relazioni sessuali tra le persone sono molto cambiate negli ultimi anni. Ogni generazione ha i suoi problemi da risolvere, un tempo c’era quello delle gravidanze indesiderate, che i mezzi di contraccezione più sicuri dissiparono, consentendo una sessualità più libera. Ma certo non bastò l'impedimento a concepire per sciogliere la complessa rete di emozioni, spesso negative, che accompagnano l'inizio di una storia. Paure antiche si riaffacciano: il timore dell'abbandono, dell'essere usati, del non essere amati. Cosa può placare l'inevitabile preoccupazione dei primi momenti, quelli in cui non conosciamo bene la persona che ci attrae? Poche cose, ma una in particolare: l'aver cura l'uno dell'altro, il proteggersi reciproco. Solo ripetute dimostrazioni di questa intenzione riescono a farci mettere da parte le preoccupazioni e fare qualche passo verso l'altro.

Perciò non sono le parole romantiche, né un senso di salvezza a calmarci, ma il vedere le piccole cose che l'amato fa per noi. Certo, se abbiamo sofferto negli affetti saremo affascinati più facilmente da chi viene a prendere senza dare, da chi confermerà le nostre peggiori paure. Ma se riusciremo a guardare oltre la spessa corte dell'angoscia potremo vedere veramente chi abbiamo accanto e quanto si impegna verso di noi. E’ l'impegno inteso come cura, disponibilità, esserci.

Thich Nhat Hanh, il famoso monaco vietnamita, nella sua riformulazione di alcuni precetti buddisti ne fa una bella descrizione:

"Mi asterrò dalla sessualità disgiunta dall'amore e dal reciproco impegno. Considererò i rapporti sessuali in relazione alla sofferenza che potrebbero provocare. Rispetterò la libertà e gli impegni assunti dagli altri, per preservarne la felicità... Non maltratterò il mio corpo, ma lo tratterò con rispetto, senza considerarlo un semplice strumento."
Ma in cosa consiste il prendersi cura? nell'arrivare con un mazzo di fiori, nel preparare una bella cenetta, nell'ascoltare i problemi dell'altro? Certo, anche questo. Ma oggi c'è un argomento scottante, sul quale la cura reciproca gioca un ruolo fondamentale, ed è il rischio di contrarre malattie a trasmissione sessuale.

Una persona che ne protegge un’altra dovrebbe fare attenzione a non trasmettere o ricevere malattie.

Nella società contemporanea ci sono i mezzi affinché certe patologie possano scomparire, invece sono in aumento. Perché? E’ un argomento sul quale c'è una incredibile disinformazione di ritorno, infarcito di credenze popolari più che scientifiche, di atteggiamenti scaramantici che poco contano nel momento del bisogno.

Alcuni esempi:

  • gli uomini hanno meno possibilità di contrarre malattie durante l’atto sessuale
  • basta usare il profilattico per evitare qualsiasi rischio
  • una persona dall’apparenza sana e florida non può avere malattie pericolose
  • con il bacio profondo non si può trasmettere alcuna malattia
  • le malattie a trasmissione sessuale sono diffuse solo in certi ambienti

Siamo capaci di affrontare razionalmente questo argomento? Se il nostro partner ci chiede di fare delle analisi lo riteniamo offensivo? Ecco alcune delle reazioni che scattano in noi:

"Ma per chi mi hai preso? Non sono una persona a rischio"
"Che cosa orribile, hai tolto tutta la poesia al nostro incontro"
"Mi sento bene, non ho sintomi, perchè dovrei farlo?"
"Frequento gente perbene, non è mai successo nulla"
"Se fai le analisi è perchè sei una persona spregiudicata che ha molte avventure, e mi consideri una di esse".
"Mi vergogno a fare un prelievo in un ambulatorio dove potrei incontrare qualcuno che conosco"
"I medici e gli infermieri cosa penseranno di me?"
"La mia privacy verrà tutelata, specie nel caso in cui le analisi mi portino brutte notizie?"

e così via...

E' interessante notare che diverse di queste affermazioni sono le stesse che la gente faceva al tempo in cui si iniziava ad usare  il profilattico come contraccettivo. Tanta gente si vergognava ad acquistarlo in farmacia, ed a proporne l'uso al partner; penso a quanti bambini non voluti sono nati per questo motivo.

In un mondo dove l’informazione scientifica è quotidiana e diffusa, l’ambito sessuale sembra rimasto all’età della pietra; molti si stanno chiedendo quali implicazioni culturali determinino ciò. Strane vergogne, timori, timidezze la fanno da padrone nei momenti in cui dovremmo stare ben attenti a non rischiare la vita. Pochi si butterebbero da un viadotto con un elastico, molti sono disposti ad avere rapporti sessuali con persone di cui non conoscono la storia clinica.

Non mi riferisco solo all’AIDS, ma alle tante altre patologie di cui poco si parla, che pur non essendo mortali possono rovinare la qualità della vita per diversi anni o forse per sempre (epatite, sifilide, mononucleosi…). Senza contare il rischio di trasmetterle ai familiari.

Ma dopo una serata in discoteca o una piacevole cena i livelli di guardia si abbassano, inizia uno strano processo che porta a concludere senza ombra di dubbio che la persona che abbiamo davanti è perfettamente a posto, e sarebbe orribile chiedergli di fare qualche test. Si sentirebbe sicuramente offesa, non capita, svalutata. Quindi passiamo all’azione, sperando che anche stavolta vada bene. Chi, come me, ha lavorato per anni in ospedale ha visto tanta gente distrutta da questa falsa sicurezza, condannata a cure lunghe e penose, che non sempre si concludono con la guarigione. Hanno dovuto spiegare al partner, agli amici e ai familiari come si sono ammalati; per evitare una piccola vergogna ne hanno dovuta affrontare una molto più grande.

Davanti a una tale evidenza non resta che ammettere che la profilassi dalle malattie a trasmissione sessuale, almeno, in Italia, è un problema difficile da trattare, non per mancanza di educazione sanitaria ma per complessi fenomeni culturali che rendono vane le conoscenze che abbiamo mentre siamo “in situazione”.

Speriamo che finisca la politica dello struzzo, del “meglio non sapere”, perché potremmo incappare in un amaro risveglio. La prossima volta che qualcuno ci chiede di fare i test non offendiamoci, ringraziamolo; si sta prendendo cura di noi.

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