Un “nuovo” inizio, da insolite consonanze


Un “nuovo” inizio, da insolite consonanze

          

Già nelle prime pagine del suo recente Helgoland [1], il fisico Carlo Rovelli avvicina il lettore, chiarendo di aver scritto in primo luogo per chi non conosce la fisica quantistica ed è curioso di comprendere, per quanto riusciamo, cosa sia e cosa implichi. Il suo primo avvertimento era stato che l’abisso di quello che non sappiamo è sempre magnetico e vertiginoso e […] prendere sul serio la meccanica quantistica ci chiede di rinunciare a qualcosa che ci sembrava solido e inattaccabile nella nostra comprensione del mondo. Ci chiede di accettare che la realtà sia profondamente di versa da quanto immaginavamo. [2]Ma A non farsi domande non si impara nulla [3], anche se conoscere può contribuire ad aumentare i nostri dubbi, piuttosto che qualche certezza.

           Può sorprenderci e non poco che conoscere le risposte della scienza sulla composizione, natura, origine del mondo e/o dell’universo sia conoscenza che modifica non tanto e non solo ciò che sapevamo riguardo al mondo, ma anche ciò che concerne noi stessi.

È così che la fisica quantistica presentata a noi profani da Carlo Rovelli diventa strumento efficacissimo per conoscere noi stessi, per accettare che molto più della certezza è il dubbio, il cambio di prospettiva, l’incertezza di risultati, il confronto con realtà –in primis noi umani, sistemi non lineari– che ci consente di crescere.

Non è forse questo l’atteggiamento che il counselor assume su di sé fin dal primo colloquio con la persona richiedente aiuto e che induce nell’interlocutore?

 Che cosa sta a significare la tendenza attualizzante di Carl Rogers se non questa inesauribile capacità di mettersi in discussione, che richiede un continuo allenamento?

Le consonanze di questa terza via della psicologia umanistica con lo studio scientifico sono evidenti, umanesimo e scienza non sono in opposizione (anche se tuttora in tanti ne sono convinti), sono piuttosto complementari, entrambi finalizzati ad acquisire consapevolezza del proprio essere nel mondo e di sé.

Accettare l’indeterminatezza scrive ancora Rovelli è aggiungere alla realtà cose come mondi multipli, variabili inaccessibili o processi mai osservati, […] Un esempio di questo modo di pensare è il «q-bismo». Il q-bismo prende nome da q-bit che sono  le unità di informazione usate per i computer quantistici […]  L’informazione cresce quando facciamo un’osservazione […] non perché avvenga qualcosa nel mondo esterno, ma solo perché cambia l’informazione che ne abbiamo. […]  Il nome «q-bismo» gioca sulla consonanza con il Cubismo di Braque e Ricasso, che si forma in Europa negli stessi anni in cui matura la teoria dei quanti. Cubismo e teoria dei quanti si allontanano entrambi dall’idea che il mondo sia rappresentabile in maniera figurativa. I quadri cubisti spesso sovrappongono immagini inconciliabili di un oggetto o una persona, presi da punti di vista diversi. Similmente la teoria dei quanti riconosce come misure di proprietà diversedi uno stesso oggetto fisico possano non essere conciliabili. Nei primi decenni del XX secolo, è l’intera cultura europea che non pensa più di  poter rappresentare il mondo in modo semplice e completo. In Italia, fra il 1909 e il 1925, gli anni durante i quali nasce la teoria dei quanti, Pirandello scrive Uno, nessuno e centomila, che parla della frantumazione della realtà nel punto di vista di diversi osservatori […] Il q-bismo ancora la realtà a un soggetto della conoscenza, un io che conosce, che sembra stare fuori dalla natura. […] Possibile che qualcosa sia reale rispetto a te ma non rispetto a me?  La realtà si ridisegna in continuazione in forme via via più efficaci. Il coraggio di reinventare in profondità il mondo: questo è il fascino sottile della scienza. La teoria dei quanti è la teoria di come le cose si influenzano è l’impossibilità di separare le proprietà di un oggetto dalle interazioni dove queste proprietà si manifestano, e dagli oggetti a cui si manifestano […]l’oggetto stesso non è che  un insieme di interazioni su altri oggetti […] non ci sono proprietà al di fuori delle interazioni 88 il mondo è la rete di queste interazioni, un modo dove, invece di entità indipendenti con proprietà definite, ci sono entità che hanno proprietà e caratteristiche solo rispetto ad altre, e solo quando interagiscono.

È la rete di relazioni che tesse la realtà [4]

Stiamo ancora girovagando nell’ambito della scienza, della teoria dei quanti, o forse già siamo coinvolti in una realtà esteriore ed esteriore che acquista significati, ogni volta diversi e non necessariamente organici anzi più frequentemente in opposizione negantisi reciprocamente, solo da nodi, precisamente le relazioni?

Non abbiamo da compiere che un brevissimo tratto di un sentiero che corre accanto a quello della scienza e della scienza condivide ogni domanda come le tante risposte succedutesi nei tempi, fino alle incertezze prevalenti dell’oggi…e incontriamo l’ecobiosistema di Gregory Bateson, l'ecologia della mente, la relazione mente e natura; sarà la prossima breve riflessione.

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi



[1] Carlo Rovelli, Helgoland, Milano, Adelphi 2020

[2] Ibidem, p,14, 15

[3] Ibidem, p. 66

[4] Ibidem, p. 76, 77, 79, 83, 91, 97

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