Il Counseling è una professione socio-relazionale identificata in italia come “attività socio assistenziale non residenziale nca” (codice ATECO 88.99.00) ed in attesa di una legge nazionale che la regolamenti, così come già successo da tempo in altri stati europei. E’ una professione già comunque largamente diffusa nel nostro paese e alla quale molte persone si avvicinano sia in qualità di futuri operatori nel settore socio assistenziale, sia in qualità di fruitori del servizo di assistenza per risolvere problematiche legate ai propri aspetti emotivi, ritenuti limitanti. “Il Counselor (così è chiamato colui che svolge la professione di Counseling) è un professionista che interviene nelle problematiche emotive dell’essere umano, privilegiando l’empatia affettiva rispetto a quella cognitiva, facendo riferimento anche alle strutture archetipiche dell’umano, sia nella coscienza collettiva che nell’inconscio collettivo.”
Questo è quanto il Prof. Vincenzo Masini espresse nel corso di una sua conferenza internazionale sul Counseling. É una forma di espressione verbale consapevole tra una o più persone, nella quale il Counselor utilizza tecniche e metodologie che aiutano l’individuo ad uscire da situazioni di svantaggio legate appunto a blocchi emotivi. Questi blocchi si manifestano generalmente proprio negli aspetti relazionali, per cui l’individuo stesso vive internamente sensazioni di: abbandono, rabbia, delusione, avvilimento, oppressione, ansia, isolamento, esclusione, insicurezza, timidezza, ecc., che possono minare la sua vita sociale fino ad allontanarlo da essa, aumentandone la sua sofferenza.
Il Counselor è quindi un professionista che sostiene la persona nella ricerca di nuove opportunità che possono indurre in essa un cambiamento di rotta nella propria vita a suo vantaggio ed in modo ecologico (cioè nel rispetto di se stesso, dell’altro/degli altri e dell’ambiente in cui vive). Il Counselor accoglie e poi orienta il suo interlocutore verso gli obiettivi che lo stesso intende perseguire. Attraverso la rivisitazione delle proprie esperienze vissute e quelle che intenderà vivere, la persona assistita dal Counselor potrà ottenere il cambiamento emotivo desiderato, al fine di vivere appieno, in modo soddisfacente ed emotivamente positivo, la propria esistenza, mantenendo stabile e sotto il proprio controllo, il suo stato emotivo.
Ogni essere umano ha una sua personale rappresentazione della realtà che lo circonda, per cui ognuno di noi porta in sé un proprio modello del mondo unico al quale fa riferimento per vivere.
In questo modello del mondo personale avvengono dei processi di pensiero conscio ed inconscio che sono la struttura portante del nostro comportamento.
Ho una mia teoria su questo aspetto dell’esistenza umana. Immaginiamo che ognuno di noi inizi a costruire il proprio modello del mondo già dal momento in cui viene concepito. Se pensiamo infatti a noi come un nucleo biologico, emotivo e spirituale
1, che prende vita nel mondo nel momento in cui il seme maschile feconda l’ovulo femminile, potremmo accorgerci che in quell’istante siamo divenuti effettivamente un’entità che occupa una posizione in uno spazio molto grande (universo), dando luogo all’inizio della registrazione di una “traccia della memoria delle esperienze personali”.
Laddove quindi come esseri umani abbiamo le stesse funzionalità biologiche nell’utilizzo dei nostri organi di senso: vista, udito, olfatto, gusto e tatto; dal punto di vista psicofisico, emotivo e spirituale, ognuno di noi registra le proprie esperienze in modo univoco in relazione al rapporto che vive con gli altri e con se stesso. In sintesi, registriamo e decodifichiamo personalmente gli stimoli che riceviamo dagli aspetti materiali ed immateriali delle esperienze esistenziali da noi vissute.
In particolare, dalla qualità e quantità delle emozioni che viviamo nella relazione con gli altri, ognuno di noi forma la propria personalità. Ma proprio da questi rapporti possono nascere conflitti interiori che successivamente potrebbero bloccarci emotivamente, dando seguito alla comparsa di “comportamenti compensatori” che tenderanno ad allontanarci dalla sofferenza emotiva. Questo non significa però che laddove ci allontaniamo dalla sofferenza, ci indirizziamo verso il piacere ordinario, il più delle volte accade che ci dirigiamo verso un piacere straordinario. Mi spiego meglio. Spesso questi comportamenti compensatori rappresentano un rifugio di piacere apparente e talvolta di breve durata, che nasconde il “seme” della sofferenza emotiva individuale. La persona che vive questa sofferenza, generalmente è cosciente solo del risultato finale di un prodotto che è frutto di un processo del suo pensiero inconscio, al quale poi cerca di dare una risposta sotto forma di comportamento compensatorio (comportamento inteso come azione, atteggiamento, movimento e/o come forme di pensiero) e al quale successivamente tende a dare una giustificazione/motivazione razionale.
Può anche accadere che l’emotività sia percepita dalla persona a livello corporeo, per cui la persona può arrivare a somatizzare il disagio, di natura emotiva appunto, in specifiche aree del corpo.
É facile incontrare persone che, escluse naturalmente forme patologiche (accertamenti effettuati attraverso analisi e controlli medici), accusino ugualmente disagi che talvolta vengono descritti dalle stesse come veri e propri dolori e che questi siano localizzati in alcune parti del corpo e con una certa ripetitività. Potrebbe essere l’esempio di quella persona che soffre spesso di fastidi allo stomaco e a cui i medici hanno detto che è solo una forma di ansia o eccesso di nervosismo e niente più. Ma la persona, i sintomi di quel fastidio li sente ugualmente e sta male e non sa cosa fare.
Lasciare che una somatizzazione possa lavorare nel tempo, tamponandone gli effetti magari con dei farmaci (prescritti esclusivamente da medici) ogni qualvolta il dolore si fa sentire e placandone la sofferenza fisica, evitando altresì di affrontare il problema emotivo che li ha generati, potrebbe anestetizzare il sintomo momentaneamente, dando però l’opportunità alla pressione emozionale negativa di aumentare, esponendo la persona ad una eventuale e possibile manifestazione patologica futura (vedi ad esempio, nel caso di una somatizzazione allo stomaco, l’insorgere nel tempo di ulcera). Il costante stress (distress) a cui la persona è sottoposta accende un meccanismo di difesa che attiva il sistema endocrino facendolo lavorare in modo straordinario (vedi mio precedente articolo DEEP: Dialogo conl’Esperienza Emotiva Personale - seconda parte).
Nel caso di una somatizzazione come quella sopra portata ad esempio, il Counselor concentrerà la sua attenzione sul fastidio manifestato dal suo assistito, facendo emergere dallo stesso una serie di informazioni sotto forma di verbalizzazioni che meglio rappresentano la sofferenza manifestata nel suo corpo e che emotivamente, sono riconducibili a esperienze dalla stessa vissute in modo non conforme alle sue aspettative di vita.
Questo lavoro di ascolto attivo a cui il Counselor si dedica viene trasmesso alla persona che assiste e la stessa viene invitata a prestare l’attenzione emotiva dovuta a quanto sta accadendo dentro di sé (aspetti sensoriali). Questo lavoro fornirà al Counselor quegli elementi simbolici (verbali e non) necessari per soddisfare in modo conforme al sistema inconscio del suo assistito, i bisogni emotivi dello stesso.
Il Counselor quindi crea un rapporto empatico ed assertivo con la persona con la quale viene in contatto professionalmente, divenendo per quest’ultima ciò di cui lei ha bisogno per sviluppare quelle dimensioni relazionali di affinità elettiva che sono rimaste insoddisfatte nel rapporto con le figure importanti della sua esistenza. Il Counselor attraverso questa “relazione di aiuto”, riporta l’equilibrio all’interno della persona sostenendola con disponibilità, dialogo, riconoscimento, incontro, mediazione, complementarità ed integrazione.
Definisco l’attività di Counseling come una forma di “personal training”, dove l’altro /gli altri apprendono in modo individuale come funziona il proprio sistema emotivo, liberando le potenzialità che lo stesso sistema racchiude e spingendo ogni singolo individuo verso la comprensione logica e/o emotiva dei propri bisogni e dei comportamenti correlati, nonché la comprensione logica e/o emotiva di cosa lo stesso ha bisogno per modificare e/o esaltare comportamenti passati, presenti e futuri, con l’obiettivo di migliorare la qualità della propria vita emotiva e mantenerla all’interno dei vari contesti in cui lo stesso vive: famiglia, lavoro, studio, divertimento, sesso, ecc..
Il Counseling è costituito da una serie di abilità, di esperienze e di comprensioni sul significato della natura umana e delle relazioni che si instaurano tra gli esseri umani. Il Counselor opera mediante relazioni di affinità sociosolidale con il/i suo/suoi interlocutore/i; egli diventa ciò di cui l’altro ha bisogno per sciogliere i blocchi emotivi che si sono formati in esso a causa di relazioni oppositive di natura affettiva, quali: l’equivoco, l’incomprensione, l’evitamento, la delusione, l’insofferenza, il fastidio ed il logoramento. Ogni attività di Counseling, si poggia su uno o più metodi e tecniche che permettono al Counselor stesso di operare al meglio con il/i proprio/i assistito/i.
In conclusione e al fine di ribadire un concetto importante per chi si avvicina al Counseling, va detto comunque che questa professione non è da confondere con quella di psicologo né di psicoterapeuta. il Counselor non interviene nelle problematiche dell’individuo attraverso una destrutturazione del pensiero e successiva ristrutturazione; non agisce nei meandri profondi della pensiero inconscio della persona attraverso la psicoanalisi. Ma come già in parte evidenziato nel testo di cui sopra, il Counselor si limita a lavorare con il suo interlocutore (cliente) attraverso l’attuazione di un dialogo emotivo che favorisce lo stesso verso la comprensione di fatti personali a lui accaduti, offrendogli altresì l’opportunità di vedere il proprio problema da angolazioni diverse e poter scegliere successivamente in piena consapevolezza, i passi successivi da intraprendere per poter superare il momento di disagio in cui verte.
(1) Spirituale: “nel dizionario della lingua italiana (editore De Agostini) questa parola viene definita come essenza incorporea posta da alcune religioni e da alcune concezioni filosofiche quale principio universale di vita, identificata con Dio e comunque con una divinità”.
- Nota di Massimo Catalucci - Non è da escludere comunque che ognuno possa avere una sua personale definizione di spiritualità, libera da concetti religiosi e filosofici, attribuendola ad esempio ad un essenza incorporea ma riconducibile alle esclusive funzioni mentali dell’essere umano.
Massimo Catalucci
http://www.inseu.it