il counseling integrato nella relazione docente/alunno
Quante volte da alunni abbiamo desiderato, fantasticato di incontrare almeno uno/a docente che ci comprendesse; quando è accaduto, per buona sorte e imprevedibilmente, abbiamo ottenuto in breve migliori risultati e non in una sola disciplina, perché la nostra vita era qualitativamente cambiata. Sentirci compresi ha riaperto un dialogo costruttivo con noi stessi, ci ha restituito la voglia e il gusto della sfida, ha dato un senso all'impegno scolastico, ci ha aperto altre prospettive e diversi punti di osservazione, ha alimentato nuovi desideri, portato tasselli fondamentali alla costruzione della nostra identità. A quell'incontro con quel/la docente restiamo ancorati negli anni e a quell'incontro, a quel cambiamento attingiamo per ri-trovare nuove energie e nuove risorse di fronte alle difficoltà, a quell'incontro ancora attribuiamo la ragione vera di ogni gratificazione, ogni soddisfazione che proviamo.
Che cosa ha reso così incisivo per noi quell'incontro? Che cosa di così "speciale" custodiva in sé quell'Insegnante? Oggi la definizione di speciale è così usata e abusata per qualsiasi situazione, oggetto, occasione che ha perso ogni configurazione di eccezionalità, ma per noi quella persona resta autenticamente unica, diversa da tutte le altre e come tale è presente ancora alla nostra mente alle nostre emozioni.
In effetti, se innumerevoli sono le qualità squisitamente personali di un/a docente che riesce a far sì che l'alunno si senta compreso, è certo che si esprimono attraverso una precisa e continua attenzione alla relazione con ogni alunno oltre che con il gruppo classe. Sono le competenze in ambito relazionale del docente l'elemento strutturante di quel meraviglioso incontro nutriente che ciascuno di noi adulti desidera per ogni giovane e spostare a scuola il focus sulla relazione ri-definisce finalmente e necessariamente ogni attività dell'alunno e del docente secondo priorità educativo-didattiche rispettose della formazione del giovane di cui la scuola italiana per statuto, da sempre, si assume l’onere.
In questo difficile percorso ci soccorre il counseling e specificatamente il Counseling Umanistico Integrato. Nato dall'ambito della Psicologia Umanistico-esistenziale che concede molto spazio all’esperienza, alla capacità dell’uomo ad autodeterminarsi, valorizzando la capacità di scelta, la creatività, la valutazione e l’autorealizzazione, il counseling integrato ci orienta consapevolmente alla relazione docente/alunno. Il filo conduttore dell'empatia si declina, a seconda delle situazioni e dei soggetti coinvolti, dall'approccio di Carl Rogers centrato sulla persona che implica atteggiamento non direttivo e accoglienza, all’assertività semidirettiva gestaltica mutuata da Fritz Perls che favorisce la manifestazione di sé, nel vissuto delle emozioni, e ancora l’uso di tecniche di Problem Solving, di derivazione comportamentale-cognitivista, la riscoperta di sé attraverso l'Analisi Transazionale, l'efficacia dell'ascolto attivo e del "linguaggio io" suggeriti da Thomas Gordon, la neutralizzazione dei pensieri limitanti e il rafforzamento di quelli potenzianti attraverso l'intervento della Programmazione Neuro Linguistica. Da questo centro focale, si irradia ogni abilità e competenza del docente, la consapevolezza del proprio ruolo e quella percezione dei propri limiti, considerata universalmente -ed erroneamente- segno di debolezza e fragilità, fondamentale e preziosa invece per fermarsi prima di sbagliare, per chiedere aiuto e consulenza, per crescere come persona e come docente.
“Spero che con la sua esperienza scolastica uno studente divenga una persona capace di imparare criticamente valutando le informazioni che provengono dalle varie fonti, riesca a fare scelte intelligenti e a darsi orientamenti autonomi, abbia acquisito conoscenze importanti per la vita reale, ciò che ancora più conta, riesca a utilizzare queste conoscenze in modo flessibile via via che affronta situazioni nuove e difficili [...]” dice Carl Rogers. ( 1980)
Il centro della relazione è l’alunno, in relazione anche al contesto familiare e culturale, sociale in cui vive e le tecniche che il counseling rogersiano suggerisce ci confortano in questa direzione, con l'insistito richiamo all'autenticità del docente.
Essere attento alla relazione non significa affatto sottovalutare l'aspetto cognitivo e neppure i contenuti che infatti, ben definiti e correttamente compresi, sono lo strumento per raggiungere gli obiettivi didattico-educativi, significa che il docente formatore si “mette in gioco” ad ogni lezione, sperimentando insieme agli alunni emozioni e nuove strategie, capace di entrare in contatto con le proprie emozioni, aiuta ogni alunno a riconoscere le proprie, considera l'errore strumento utile ad apprendere meglio fugando anche nell'alunno più ritroso la paura di sbagliare e alimentando il suo gusto a sperimentare. Il docente attento alla relazione affina le sue abilità di ascoltatore, accoglie ognuno e non necessariamente ne approva ogni comportamento per accompagnarlo nella difficile ricerca della propria identità.
Realizzare l’alleanza operativa con il gruppo classe e con ciascun allievo, in un clima disteso e collaborativo è elemento essenziale per l’apprendimento e il counseling permetterà al docente di gestire consapevolmente le dinamiche di eventi che mutano ad ogni lezione e in ciascun gruppo classe.
Cordialissimamente,
Giancarla Mandozzi
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