Il comma 16 della legge 107/2015 di Riforma su “La Buona Scuola” recita:“Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”.
Poche scuole ad oggi in Italia hanno adottato la educazione sessuale all’interno dei programmi ministeriali per diffondere la conoscenza del corpo, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, l’affettività, l’identità di genere, etc. La parola sesso è ancora un tabù all’interno delle classi, ma soprattutto tra i docenti, in quanto si scambia il sesso con l’atto sessuale di accoppiamento, senza considerare che la sessualità è una delle sfere più importanti per la crescita sana dell’individuo, in quanto ha un valore sociale e culturale.
L’educazione sessuale olistica – secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e Bzga (Federal Centre for Health Education) ha lo scopo di far apprendere – in senso maieutico, quindi non insegnare! – < gli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità. L’educazione sessuale inizia precocemente nell’infanzia e continua durante l’adolescenza e la vita adulta. Essa mira a sostenere e proteggere lo sviluppo sessuale > (da “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa” Federazione Italiana Sessuologia Scientifica aprile 2014).
Che cosa impedisce alle scuole italiane di adottare gli standard dell’educazione sessuale e trasferirne i principi agli allievi fin dalla scuola dell’infanzia?
Da una indagine del Censis condotta nel 2016 su un campione di mille adolescenti/ giovani dai 12 ai 24 anni risulta che il 62,3% delle informazioni sul sesso si apprende da internet, televisione, riviste. Una percentuale più bassa di intervistati dichiara di apprendere sul sesso dalla scuola, in una minore quantità dagli operatori sanitari. In famiglia nessuna informazione (da Atti del Congresso Sipps 2014 relazione di A. Grazzotin).
Risulta chiaro quindi che sono gli adulti ad avere difficoltà a trasferire informazioni giuste e sane sul sesso, alla stregua della educazione alimentare, stradale, etc. già inserita da anni nel curricolo scolastico. Eppure i visitatori di “Pornhub” (uno dei siti online che offrono materiale pornografico) nel 2016 hanno guardato 92 miliardi di video e molti degli utenti sono adolescenti che traggono informazioni e “ispirazioni” su che cosa è il sesso, come è fatto un maschio, come è fatta una femmina, del come fare sesso. Molti degli adolescenti e giovani visitatori del sito non hanno la consapevolezza e la conoscenza per distinguere la finzione dalla realtà.
La educazione sessuale ha i seguenti scopi principali:
- Fare in modo che l’individuo umano possa essere autonomo nella ricerca e nella gestione del piacere;
- Far acquisire consapevolezza delle proprie convinzioni, idee, etc, destrutturando le convinzioni, i miti, i pregiudizi familiari, sociali a cui si è esposti fin dalla nascita;
- Fare in modo che ciascuno, in maniera individuale, possa rispondere ai propri bisogni di relazione (all’interno di una coppia, con gli amici, in famiglia, sul luogo di lavoro, etc.).
Gli scopi sembrano molto ambiziosi ma, per esempio, se leggiamo le finalità educative dei programmi di italiano, biologia, educazione civica, etc. delle scuole medie inferiori troveremo moltissimi riferimenti che si innestano perfettamente in tali scopi. Anzi potremmo leggere quelli nella scuola dell’infanzia per capire che la educazione sessuale deve partire dai 4 anni.
I bisogni psicosessuali infatti si manifestano fin dalla culla, quando il bambino mostra i propri stimoli alla cura. La educazione sessuale infatti affronta diffusamente il bisogno di attaccamento, di affettività: bambini con attaccamento sicuro hanno buone basi per il proprio sviluppo sessuale ed affettivo; bambini con attaccamento insicuro sono più esposti all’anoressia e/o bulimia sessuale. Sotto la spinta ormonale per avere contatto cercano dai coetanei, attraverso il sesso, tutte le attenzioni non ricevute da piccoli. Se i partners sono adulti la frustrazione aumenta fino a diventare patologica.
La educazione sessuale risponde al bisogno dell’autonomia: cosa mi piace, cosa è buono per me, chi dice che posso o non posso fare questo, sono sufficientemente bello e gradevole per interessare un altro, etc.
Inoltre la educazione sessuale affronta la identità sessuale che si sviluppa in:
- Identità di genere (sesso cromosomico, sesso anatomico, sesso anagrafico)
- Ruolo sessuale (che cosa significa essere maschio, femmina, etc. per confermare a sé stesso ed agli altri la propria identità)
- Meta (quale è il desiderio sessuale, a chi mi rivolgo, ad una donna, ad un uomo, etc).
La evoluzione della sessualità nell’uomo può essere articolata in fasi:
1) La prima fase è dai 0 ai 3 anni in cui il neonato/bambino è impegnato nella esplorazione e nella scoperta. C’è una focalizzazione sui sensi. Infatti accarezzare e coccolare i neonati aiuta a farli crescere sani e sicuri. Il bambino provando piacere lo farà su di sé in maniera autonoma (autoesplorazione).
2) Dai 2 ai 3 anni il maschio bambino e la femmina bambina sviluppano una propria sembianza e identità di genere: i bambini osservano, toccano il proprio corpo e i genitali, hanno bisogno del contatto, provano piacere. In questa fase scattano le prime norme sociali che vietano la autoesplorazione in pubblico.
3) Dai 4 ai 6 anni i bambini imparano le regole della socializzazione: giocano, fanno amicizia. Si rinforzano le regole sociali degli adulti che non approvano che si tocchino i genitali in pubblico. I bambini in questa età spesso ripetono le “parolacce” e con i divieti imparano i “confini”. Inoltre aumenta la differenza tra maschio e femmina – cosa fa un maschio, cosa fa una femmina. Scoprono precocemente la parola “innamoramento”, ma non ne hanno piena consapevolezza.
4) ) Dai 7 ai 9 anni i bambini hanno le prime fantasie sul sesso e non fanno più tante domande, piuttosto ascoltano o imitano i comportamenti degli adulti. Hanno le sensazioni di innamoramento e si sentono a disagio se sono nudi in presenza di altri, anche se sono mamma o papà.
5) Dai 10 ai 12 anni inizia la pre-pubertà (sempre più frequentemente la pubertà) in cui i ragazzi mostrano interesse per la sessualità degli adulti e muovono i primi passi verso una maturazione affettiva, verso l’amore.
6) Dai 12 ai 15 anni i ragazzi in pubertà maturano il proprio corpo: avvengono le prime eiaculazioni per i maschi e le prime mestruazioni per le femmine; aumenta la masturbazione come atto di piacere e sollievo; sono spesso insicuri sul proprio corpo e sono alla ricerca di riconoscimento altrui. In questa fase si sviluppa l’orientamento sessuale. Incominciano le esperienze di baci, carezze, petting.
7) Dai 16 ai 18 anni i ragazzi tendono ad allentare i legami con i genitori e hanno le prime esperienze sessuali complete, eterosessuali o omosessuali; riconoscono i propri desideri e sperimentano anche i propri limiti; hanno le prime esperienze di relazione di coppia.
In ciascuna delle fasi elencate il cucciolo d’uomo che poi diventa adulto ha bisogno di informazioni, cure, indirizzi e stimoli per crescere e svilupparsi. All’inizio saranno soprattutto i genitori o chi svolge le funzioni tutoriali a filtrare la conoscenza e la esplorazione. Poi soprattutto la scuola e altre agenzie educative e di promozione della salute che si prenderanno cura del bambino che diventa grande.
Dai primi tentativi fatti in Italia per l’educazione sessuale si deduce che c’è una lotta intestina – o piuttosto una lotta per scaricare il barile – tra famiglia e scuola.
A chi spetta la educazione sessuale? In maniera integrata ad entrambe le istituzioni.
Il punto è che parlare di famiglia è oggi desueto. In tutto il mondo occidentale aumentano le famiglie monoparentali, cioè formate da un solo genitore (maschio/femmina). In Italia sono ad oggi 5 milioni e 624mila. Per l’89% è la madre ad essere il capofamiglia. In molti casi i nuovi nati sono al di fuori del matrimonio (50%) seppur riconosciuti da entrambi i genitori. Per ogni donna fertile nasce 1,8 figlio in Europa. In Italia le nascite sono calate di 100.000 unità negli ultimi 8 anni secondo i dati Istat 2017. I figli spesso sono allevati in famiglie allargate – cioè in presenza di altri nuclei familiari, per esempio nonni, o altri parenti- o ricomposte, cioè un genitore biologico e un partner diverso da chi li ha generati, ed eventuali altri figli di lui e/o di lei. Oppure vivono con genitori dello stesso sesso o di altri generi sessuali. Pertanto chi si occupa della educazione sessuale?
In questo complesso sistema familiare appare chiara la assenza di gerarchia e di responsabilità definita – a chi spetta il compito di, chi ricopre il ruolo di.
Ed è per questo motivo che si demanda alla scuola la responsabilità di educare i nuovi nati alla cittadinanza intima, alla scelta della morale, della preferenza ed orientamento sessuale, del riconoscimento ed integrazione del maschile e del femminile, delle relazioni con conviventi, genitori, siblings, etc. Tuttavia tutte le scelte che la scuola può fare e i metodi che adotta in merito alla educazione devono essere condivisi e supportati da chi si prende cura del bambino/giovane, al di fuori delle mura del plesso scolastico: la famiglia e le altre istituzioni civili.
In Italia, timidamente, qualche scuola ha introdotto le informazioni sui metodi anticoncezionali per evitare gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmesse. Ragazze e ragazzi alla fine degli interventi divulgativi hanno registrato una grande attenzione alla gravidanza indesiderata, ma poco alla prevenzione delle malattie. Sembrano ancora pochi a conoscere che cosa è la clamidia, la gonorrea, la epatite B, l’herpes genitale, la cistite etc. Eppure tali informazioni rientrano a pieno titolo nella educazione alla salute. Inoltre anche l’organo genitale maschile e femminile non è noto. E i ragazzi usano ancora nomi fantasiosi per indicare le proprie parti del corpo.
E’ molto importante che i genitori, gli insegnanti e tutti gli operatori in contatto con l’individuo in formazione abbiano cognizione che l’identità sessuale non è l’orientamento sessuale, non è il comportamento sessuale:
- Comportamento sessuale (con chi ho rapporti sessuali)
- Attrazione erotica (chi desidero)
- Fantasie sessuali (su chi fantastico)
- Preferenza affettiva (in quale comunità, gruppo mi riconosco)
- Inserimento sociale/relazione di coppia
(da “Counseling Sessuologico” C. Montanari febb 2017).
Effettuati i dovuti “distinguo” ogni operatore e genitore, a contatto con adolescente o bambino, senza allarmarsi può guidare la persona al riconoscimento di sé, come essere sessuato, dalla prima esplorazione corporea alla scelta della propria identità e orientamento sessuale.
Come diffuso da World Association forSexual Health il benessere sessuale è uno dei diritti umani. La Carta dei Diritti Sessuali promulgata nel 2014 afferma per tutti i seguenti principi da tutelare e acquisire:
- il più alto livello di salute sessuale, l’accesso ai servizi di prevenzione e mantenimento della salute
- le informazioni relative alla sessualità
- la educazione sessuale
- il rispetto per la integrità fisica
- la libera scelta del partner
- la decisione se essere o non sessualmente attivi
- la decisione se avere figli o non averne
- la ricerca di una vita sessuale soddisfacente e sicura.
Pertanto, come tutti i diritti civili, nella società civile avere e godere di una buona e sana educazione sessuale è un modo per realizzare dei buoni cittadini. L’educazione sessuale infatti aiuta a costruire la cosiddetta “cittadinanza intima”, cioè la capacità e il diritto di ciascuno di riconoscersi nel proprio orientamento, preferenza e relazioni intime.
Diffondere l’educazione sessuale nelle scuole sembra un tema più arduo di altri perché il sesso, la sessualità rappresenta la rivoluzione post moderna che stiamo vivendo: siamo tutti più informati, rintracciabili, connessi digitalmente, ma siamo sempre più impauriti dal contatto diretto, sempre più ignoranti dal punto di vista comunicativo, sempre più isolati dal punto di vista umano. E la sessualità è incontro, è comunicazione diretta, è contatto fisico, è entrare in connessione profonda innanzitutto con sé stessi. E’ fare i conti con le proprie paure, traumi non risolti e soprattutto fare i conti con i propri pregiudizi, pre-giudizi, cioè con la formulazione di un giudizio, di una idea, prima di aver conosciuto. <In tutte le specie viventi, la sessualità prevede essenzialmente un contatto tra corpi (in genere specifici organi), laddove però l’essere toccati (e ancor più abbracciati) rappresenta potenzialmente un pericolo> (V. Andreoli “La nuova disciplina del bendessere” Ed Marsilio).
Nella educazione sessuale c’è l’educazione sociale: solo una persona che si conosce, che si ama e si rispetta potrà conoscere, amare e rispettare gli altri, partendo dalla conoscenza e non dal pre-giudizio. La conoscenza nasce dalla esplorazione del proprio corpo, dal darsi piacere e ricevere piacere attraverso il contatto, dal riconoscersi bello e degno di attenzioni, dall’esplorazione della propria mente, dal piacere del gioco – da solo ed in compagnia. L’educazione sessuale è educazione al piacere e alla gioia che diventa condivisa quando si riesce a comunicare direttamente, non attraverso uno smartphone. La educazione sessuale passa attraverso la fiducia, in sé stessi e negli altri, a cui direttamente si propone il proprio corpo, sessualmente attraente e seducente, la propria mente brillante e capace e la propria psiche in grado di coniugare emozioni e sentimenti.
L’educazione sessuale ripercorre le tappe della evoluzione umana: dall’homo erectus all’homo sapiens l’essere umano ha cambiato il modo di accoppiarsi. Ha scoperto varie posizioni per l’atto sessuale, ha raffinato le modalità di scelta del partner, ha scisso la procreazione dal fine della sessualità. Nella attuale società complessa e stratificata sembra che la risposta al bisogno di contatto e riconoscimento e affetto umano non sia così semplice. Sembra che la caratteristica gioiosa, piacevole della sessualità sia difficile da trattare.
La sessualità è una delle porte per diventare intimi: prima con sé stessi e poi con l’altro. Essere intimi con sé stessi vuol dire conoscere il proprio corpo, accettarne i limiti e le potenzialità. Sapere cosa piace e cosa non piace. Essere intimi vuol dire attivare il dialogo interno: farsi le domande, cercare le risposte. Vuol dire sentire l’energia vitale, la stanchezza, ma anche tutte le emozioni. Vuol dire riconoscere i pensieri positivi e quelli disfunzionali. Solo chi è intimo con sé stesso può dire “basta non mi va”; oppure “questo non mi piace”, “questo mi provoca dolore”; “questo mi dispiace” anche se lo dice al proprio partner, al proprio figlio, al proprio genitore.
Le statistiche riportano che una donna su tre in Italia ha subito violenza – fisica, psicologica, mentale. La risposta della società civile non può essere solamente la dura repressione dei violenti o dei carnefici e la istituzione dei servizi pubblici atti a distruggere ogni forma di violenza. La vera risposta della società civile è la diffusione della conoscenza. L’educazione sessuale può prevenire la violenza di genere, l’abuso sui bambini, la prostituzione e ogni forma di mercificazione del corpo. Attraverso l’educazione ogni individuo umano può riconoscere il proprio limite e confine e non permettere a nessuno di invaderlo. Attraverso l’educazione l’essere umano può sottrarsi ad ogni forma di prevaricazione e abuso, anche se proviene da membri della propria famiglia, all’interno delle mura domestiche. Attraverso l’educazione tutti hanno il dovere – non il coraggio – di denunciare soprusi e violenze e dare dignità a sé stessi e alla comunità in cui vivono. La violenza, lo stalking, l’abuso è combattuto soprattutto con la prevenzione e – come per le malattie sessualmente trasmesse – attraverso la conoscenza si può debellare l’innesco.
Così definita, l’educazione sessuale è affidata agli adulti responsabili, sani e competenti che indipendentemente dalle proprie convinzioni, valori, credenze e vissuti possano affrontare gli argomenti della sessualità nelle sue componenti e funzioni: procreativa, relazionale, ludica.
Le lezioni, riflessioni, percorsi educativi, possono essere realizzati dai docenti, integrando le attività didattiche quotidiane previste nella propria disciplina. Per fare questo devono essere accompagnati, sostenuti e formati da consulenti esperti. I docenti quindi collaboreranno in maniera interdisciplinare, all’interno del consiglio di classe, per integrare nella propria programmazione i temi legati alla educazione sessuale, in modo da garantire continuità ed efficacia dell’educazione ed essere disponibili al confronto e alla spiegazione lungo il corso dell’anno scolastico. Gli esperti possono essere chiamati durante l’anno per affrontare temi più puntuali e specialistici in lezioni/laboratori mirati allo sviluppo dell’allievo. I genitori inoltre collaboreranno con il confronto e la condivisione in riunioni e inviti mirati a scuola per far emergere eventuali criticità e migliorare la propria conoscenza in merito alla educazione sessuale.
Bibliografia e sitografia
“Make Love” di A.M. Henning e T. Bremer-Olszewski Ed. L’ippocampo
“La fine del sesso” di S. Hejazi Ed. Lastaria
“La funzione dell’orgasmo” di W. Reich Ed. il Saggiatore
“La nuova disciplina del bendessere” di V. Andreoli Ed. Marsilio
“L’educazione sessuale a scuola” a cura del Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello sport scuole ticinesi
“Standard per l’Educazione Sessuale in Europa” a cura del Centro Federale di Educazione alla Salute Bzga (Germania) Colonia 2010 edizione italiana a cura di FISS
“Antifragile” di N. N. Taleb Ed. il Saggiatore
“Comportamento Organizzativo” di R. Kreitner e A. Kinicki Ed. Apogeo
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