Dentro o...fuori?


Dentro o...fuori?

 

            Un gioco? Forse, uno dei giochi "tranquilli" che da bambini gli adulti ci suggerivano quando proprio non riuscivano a sopportare la nostra esuberanza e iperattività (l'energia vitale dei bimbi è esistita anche prima che la definissero disturbo ADHD...), e ci riunivano in circolo, in casa o all'aperto, finalmente seduti e fermi, pronti ad usare solo parole nel rispetto di regole e norme fissate e categoriche. In effetti potrebbe sembrare il dentro o fuori uno di quei giochi strutturati per allenare il linguaggio, la proprietà linguistica e insieme la prontezza, nel partecipare e soprattutto nel rispondere a domande, di tenere a mente obblighi e divieti e tutti rigorosamente di natura verbale: si può dire ... non si può dire e se sbagli perdi un giro o fai penitenza. Giochi di un mondo che ormai alberga solo nella memoria, non perché l'allenamento di queste abilità sia stato messo da parte, ma, proprio perché considerato un talento fondamentale nell'attuale società, è servito da processi interattivi che non necessitano di altro che di un soggetto fermo e concentrato davanti ad un piccolo schermo.

            In realtà, il dentro o fuori a cui intendo riferirmi allude alla nostra zona di comfort, sempre augurandoci di averne almeno una. Semplice la vita o forse semplicemente ridotta se da quella zona non usciamo, non desideriamo uscire neppure per una prova, per un attimo. Le giustificazioni ci sono e sono ragionevoli, numerose e ampiamente condivise: sono così tante le paure, le ansie, i timori che assiepano la vita quotidiana che la nostra zona di confort di necessità costituisce ai nostri occhi l'unica àncora di tranquillità. Per questo, pur se siamo consapevoli che si tratta di tranquillità  apparente, ipotetica, addirittura essa stessa causa di future ansie (ogni volta che ci sentiremo inadeguati di fronte ad una nuova sfida, privi come siamo di un minimo allenamento), in essa amiamo rifugiarci e restiamo dentro. Ci consoliamo ripetendoci che in fondo è giusto che ci fermiamo a quello che sappiamo già fare, a quello che conosciamo già, a quello che ...pensiamo e ci sforziamo di credere che sia una forma di sana coerenza. Il contesto intorno, ovunque ci sospinge in questa stessa direzione presentandoci la figura dell'esperto come la più importante e utile. Esperto, cioè? Esperto! cioè colui che conosce molto bene qualcosa e ne ha fatto il suo lavoro, il suo tornaconto, il suo posto nella società, e se anche questo qualcosa è un niente, bene l'esperto sa tutto di un niente, ma esperto rimane e la sua identità è assicurata da quel ruolo...Terribile affermazione questa, se solo ripensiamo a quanti maestri ci hanno insegnato che identificarsi con il proprio ruolo non è affatto segno di ri-trovata identità.

            Capiamo bene dunque per quali e quante motivazioni interne ed esterne preferiamo restare dentro la nostra zona di comfort, ma per quali motivi invece è salutare che, almeno di tanto in tanto, ne saltiamo fuori? È questione di frazione di secondo e la nostra mente, a questa domanda, ci invia segnali di allarme (che l'amigdala persino sia già intervenuta?) e vorremmo distogliere altrove l'attenzione, ma restiamo fermi, facciamoci coraggio e poniamo a noi stessi una diversa domanda: se fin dalla più tenera età, in casa, a scuola, nei giochi, mi avessero concesso di restare ancorato a quello che avevo già esperito, chi sarei ora e che cosa saprei fare, dire, comprendere? Se non ci avevamo ancora pensato, la zona di apprendimento si colloca al di fuori della nostra zona di comfort, proprio nella stessa zona del...rischio, per intenderci quella che precede la zona ...panico.

            Il tutto o il niente, il sempre o il mai non funzionano e la PNL con la sua proverbiale rapidità azzera il valore di ogni generalizzazione (e non solo) dunque occorre diversificare, un po' come negli investimenti: dentro la zona sì, ma anche balzi al di fuori. Quale investimento potrà mai essere più importante che quello su noi stessi?

            L'autunno è alle porte, apriamole con spirito intraprendente e consapevole.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

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