STATI DELL’IO E STRATEGIE DI AZIONE. Scegliere e pianificare consapevolmente

Inviato da Nuccio Salis

strategia di counseling

Sappiamo tutti che durante l’intervento di counseling, l’osservazione neutra e l’accoglienza incondizionata delle variabili che si manifestano, risultano le strategie più qualificate per riuscire a stare nel ‘qui ed ora’ dell’evento, senza influenzarlo o turbarlo con aspettative, profezie allusive od ipotesi e inferenze viziate dal nostro personale modello rappresentativo di realtà e di immagine identitaria del cliente e della persona.

Naturalmente tali principi non possono che essere descritti ed applicati in modo del tutto approssimato, dal momento che non sembra possibile possedere totalmente una visione asettica ed imparziale della vicenda e delle dinamiche in espressione.

E forse potrebbe anche ritornare utile una minore rigidità sotto questo aspetto, a vantaggio di doti personali quali per esempio l’intuito, il quale deve sempre essere gestito affinchè rimanga un potenziale alleato e non prenda il sopravvento, degenerando verso una rotta in cui potrebbero valere soltanto i nostri errori di valutazione, con il rischio che un interlocutore particolarmente passivo non assuma la responsabilità e l’iniziativa di autonomi progetti da realizzare mediante azioni concrete.

 

Occorre cioè sapersi muovere in una sorta di territorio in cui oltre a far valere l’identità del presente, è possibile azzardare intimamente una previsione sul comportamento più probabile che la persona adotterà. Ovvero, mi domando se in seguito ad una accurata raccolta di informazioni e dettagliata analisi di dati esplicitati dall’interlocutore, sia possibile o meno avere una sorta di piccolo ventaglio sulle direzioni più auspicabili che il soggetto intende intraprendere.

Fermo restando che dobbiamo prepararci anche alla sorpresa, nel bene o nel male, e lasciare ampi margini aperti di possibilità all’imprevisto. Le decisioni estemporanee sono sempre dietro l’angolo, e le buone e sane regole della compliance fra counselor e cliente possono essere minate in qualunque momento da circostanze non controllabili e non pienamente gestibili.

In ciascun caso, la conoscenza del partner comunicante può includere una sorta di quadro di prevedibilità circa la struttura di comportamento più “papabile” che potrebbe essere scelta ed agita dal soggetto in questione.

Seguendo il modello strutturale della teoria della personalità postulato dalla scuola dell’analisi transazionale, ciascun elemento egoico che contribuisce a comporre una configurazione psicodinamica completa e coesa, sembra in effetti richiamare delle importanti analogie con i fattori costituenti i processi circa la scelta del comportamento pianificato.

Disponiamo cioè di importanti coordinate che ci aiutano nel poter cogliere l’eventualità delle decisioni imminenti che un individuo desidera portare in atto.

Per poter realizzare un comportamento diretto verso uno scopo, vengono chiamati in causa prima di tutto gli atteggiamenti interni, ovvero quel complesso sistema interno di convinzioni e di credenze che in parte abbiamo ereditato dalla nostra storia relativa ai legami parentali primari e nella restante parte è il risultato di una mediazione attiva della nostra iniziativa personale, dovuta al nostro temperamento e alle nostre propensioni naturali più emergenti.

Si attiva cioè il nostro Genitore interiore, con i suoi processi di giudizio e di attribuzione di significato al mondo, in termini di valore e secondo prospettive che richiamano ad un confronto fra ciò che sarebbe giusto e percorribile e ciò che invece sarebbe sbagliato e da evitare. Ne scaturisce una risultante decisionale dovuta ad una contorta negoziazione interna, che peraltro non si esaurisce dentro il singolo stato dell’Io-Sé interessato (a meno che questi non sia un esclusore), ma si confronta anche con gli altri componenti cardine della personalità.

Una decisione orientata ad un fine coinvolge inoltre la capacità di regolare e misurare in termini obiettivi e constatativi la propria autoefficacia, e di mettere alla prova la propria reale possibilità di affrontare un compito, verificando il margine realistico di realizzabilità dell’obiettivo.

È coinvolta cioè la nostra modalità Adulta, ovverosia la capacità di pianificare secondo un appropriato esame di realtà, tenendo conto di quali risorse si dispone in vista del raggiungimento dell’obiettivo. Questa nostra parte di personalità progetta e programma secondo un calcolo fra costi e benefici.

Altro aspetto non certo trascurabile, in merito alla decisione e all’attuazione di una precisa strategia comportamentale, non può certo non tenere conto dell’importante regola del rinforzo sociale, secondo cui si ri-attivano e si ripetono gli schemi comportamentali che maggiormente sono stati approvati ed incoraggiati mediante segnali rafforzatori e feedback di condivisione.

In questo caso si sta implicitamente facendo riferimento al nostro Io Bambino, intento a raccogliere le ‘carezze’ per fare collezione di emozioni piacevoli e gratificanti. Questa è anche la nostra parte costitutiva maggiormente sensibile alle aspettative e alle pressioni sociali, verso cui tende ad adattarsi.

A questo punto, è certamente importante realizzare il fatto che ciascuna componente è coinvolta in tale processo, dentro un quadro strutturale relativo ad una personalità sana ed equilibrata. Semmai, sarebbe molto importante puntare la propria attenzione sulla positiva polarizzazione funzionale di ciascuna espressione dello stato dell’Io, dal momento che ogni elemento contiene potenzialmente forme di manifestazione armoniche ma anche distoniche e non facilitanti. Ne è un esempio classico il nostro Adulto interiore, dal momento che facendo affidamento a quella parte di noi in grado di cogliere l’aspetto più plausibile di realtà, finisce invece per interpretarla in modo fuorviante e inverosimile, nella convinzione di stare invece nella sua funzione di supervisore obiettivo. In quel caso, si parla infatti di Adulto contaminato (singolarmente o doppiamente), ovvero influenzato da istanze egoiche sia di tipo genitoriale che provenienti invece dal Bambino sottoforma di ingiunzioni legate a primordiali ed arcaici bisogni da soddisfare senza mediazioni.

Intercettare e dialogare con l’Adulto contaminato è compito assai complesso e impegnativo, dal momento che la decisione assunta dall’interlocutore potrebbe proprio basarsi su un errore percettivo di valutazione della realtà, portata però avanti proprio nella convinzione di scegliere con ponderatezza ed equilibrio.

Quindi, per quanto sia auspicabile e adeguato sostare con le decisioni del cliente, forse sarebbe altrettanto di aiuto verso lo stesso, riuscire a comprendere se e in che modo, eventuali memorie episodiche e sedimentazioni affettive stanno tracimando sulla parte più cosciente, ingannandola e persuadendola di fare bene.

È d’obbligo condurre verso la consapevolezza circa la presenza eventuali di tali residui ed il funzionamento di tali processi, affinchè si prospetti e si raggiunga un vero livello di libertà nel pianificare e condurre l’azione, in assenza del quale non ci sarebbe un’autentica e soddisfacente realizzazione dei propri traguardi ed obiettivi. 

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