Ho progettato questo laboratorio per coniugare due mie grandi passioni: il counselling e la pittura.
Ad un certo punto della mia vita artistica ho scoperto che per me la pittura è un modello espressivo che mi consente di dare voce alle mie emozioni, dove lo stile e la forma non sono l’elemento centrale del lavoro e dove non è importante l’approvazione degli altri. Mi sono resa conto che l’espressione creativa, intesa come mistero/sorpresa/capacità di nuove visioni della nostra rappresentazione della realtà, offre la possibilità di entrare in contatto con la propria realtà interna, favorendo un processo di autoconoscenza: l’emozione espressa, attraverso l’esperienza del “qui e ora”, consente di iniziare e concludere un ciclo di contatto.
Usando le tecniche e il linguaggio del colore è perciò possibile portare avanti un lavoro combinato su emozioni, immaginazione, memoria che diventa così una modalità narrativa di conoscenza di sé. In questo contesto, le emozioni e le sensazioni sono sia gli strumenti per procedere verso il benessere che gli indicatori che segnalano la strada da prendere, le scelte da fare. Si sperimenta la comunicazione con se stessi e con gli altri, la rottura dei soliti schemi e la scoperta di nuove prospettive, attivando risorse ed energie precedentemente bloccate.
Il laboratorio ha proposto cinque fili conduttori:
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colori e forme dei sentimenti: contatto, consapevolezza e trasformazione dell’emozione
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puzzle: contatto, riconoscimento e utilizzo delle “sfumature” delle emozioni
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ritratto di famiglia: contatto, consapevolezza e rielaborazione delle emozioni nella relazione familiare
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il gusto i profumi e i colori del cibo: riconoscimento e consapevolezza della relazione sensoriale con il cibo
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gli altri: riconoscimento di sé e dell’altro, consapevolezza delle emozioni e contatto con il bisogno autentico nella relazione con l’altro/gli altri
Ogni modulo inizia con una meditazione guidata, in quanto il processo creativo inizia con il lasciarsi andare così come si è: si esprimono idee, impulsi, impressioni, desideri e non vi è critica nell’esperienza poiché la finalità è etica e non estetica.
Segue una proposta di lavoro con fogli e colori messi a disposizione: è importante potersi mostrare nella propria individualità e unicità, sperimentando il rischio di essere se stessi in un luogo dove non si viene giudicati ma visti, per poi osare essere ciò che si è anche nella vita quotidiana. Il valore dell’improvvisazione è straordinario, poiché la persona, stimolata ad agire con libertà e naturalezza, segue il mutamento di pensieri e azioni, trovando una autenticità e una immediatezza sorprendenti anche a se stessa.
Si passa poi all’espressione di quello che la persona ha scoperto di sé, cosa sente e l’effetto che gli fa. Il ruolo del conduttore in questo stadio è aiutare la persona ad accorgersi e riconoscere l’esperienza, con i suoi limiti e le sue incongruenze, esprimere ed ampliare le sue possibilità, “scoprire” le sue risorse e dirigere le sue azioni con una intenzionalità cosciente.
I partecipanti hanno:
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sperimentato l’assenza del giudizio, parlando in prima persona solo di sé e dell’effetto che fa quello che l’altro dice
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sperimentato il contatto con le proprie emozioni (disponibilità a farlo e per quanto tempo)
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espresso (con forme e colori - in varie modalità) il proprio stato d’animo, meravigliandosi del risultato del proprio lavoro e “scoprendo” qualcosa di sè
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nominato le proprie emozioni (il proprio grado di disponibilità a farlo)
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operato una sintesi, scegliendo l’emozione più rappresentativa
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verificato la propria disponibilità a cogliere le sfumature e la trasformazione delle emozioni
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percepito il gruppo e il loro spazio all’interno del gruppo
Se ci togliamo gli occhiali scuri forse possiamo percepire le infinite sfumature di colore che la persona davanti a noi ci porta, senza saperlo e…meravigliarcene.
La natura (es. i suoi colori) ci guida alla percezione della totalità, dell’armonia e della completezza (Goethe).