io e me stesso la pensiamo in modo diverso su molte cose...


 

io e me stesso la pensiamo in modo diverso su molte cose...

 

È senza dubbio sconfortante

scoprirlo, ma davvero più grave non prenderne consapevolezza.

            E già! quando abbiamo la sensazione che gli altri siano responsabili della nostra inquietudine, del nostro sentirci inadeguati o incapaci, spesso, in realtà, siamo proprio noi a limitare le nostre potenzialità in quanto non andiamo d'accordo con... noi stessi. Accade spesso che i nostri desideri e le nostre aspirazioni più alte siano ostacolate da resistenze che si annidano in noi, inavvertite e tuttavia determinanti e vincenti.       

Qualcuno da anni ci avverte che la causa sta in una errata programmazione del nostro cervello e per questo ci indica strategie per ri-programmarlo, nella certezza che sia il nostro cervello il regista di ogni nostro comportamento, attività, re-azione ai casi della vita. Certamente è utile saperne un po' di più, senza accontentarsi di qualche spot pubblicitario e accostarci alla fonte di chi è esperto, appunto, in Programmazione Neuro Linguistica, ma neppure Richard Bandler in persona potrà agire al posto nostro, neppure il suo strepitoso carisma potrà sostituire la nostra volontà, la nostra determinazione a conoscerci un po' meglio e ad accettare ...il cambiamento.

 

            Eccola finalmente la parola chiave, essenziale e temuta: cambiamento. Parlarne a proposito della politica, degli altri, del tempo ci appare soluzione facile, conciliante, persino necessaria, ma quando si avvicina al nostro spazio vitale, quando appena lambisce la nostra situazione familiare, le nostre amicizie, o il nostro intimo mondo delle emozioni, dei pensieri, delle valutazioni allora è tutta un'altra storia. Al massimo, ci concediamo un dialogo con noi stessi,  parola più parola meno, di questo tipo: "Dovrei cambiare, sì, ma già so che non servirebbe. Non basta che cambi io perché migliori la situazione, visto che tanto gli altri non cambieranno mai..."   È quel che accade quando ci "mettiamo in testa" di seguire una dieta per cambiare la nostra forma fisica: iniziamo il lunedì, il mercoledì ci concediamo un'eccezione e il sabato siamo belli e pronti per la scorpacciata di fine settimana che ci meritiamo  dopo una settimana di patimenti e di stress.

Che cosa non ha funzionato? Purtroppo la risposta è assai scomoda: l'obiettivo che vorremmo raggiungere non è effettivamente, concretamente prioritario per noi.        Per questo, dunque, non ci coinvolge al punto da farci accettare, per realizzarlo, tutto ciò che serve, non ci è insomma sufficiente immaginarci finalmente snelli ed attivi per superare i cambiamenti innumerevoli, anche se piccoli, che investono le nostre abitudini quotidiane, dal lungo pisolino sul divano che dovrebbe lasciare luogo ad un breve ritmico e  costante esercizio fisico, alle ore dei pasti rigorosamente scandite, all'abolizione dello spuntino ogni volta che mi sento giù, alla pizza con gli amici, ecc...

            Quando ciò che vogliamo, non lo desideriamo con tutte le nostre forze, si impone prima di tutto il cambiamento di far chiarezza in noi, altrimenti la lotta contro le nostre stesse resistenze si fa dura e presto arriva la sconfitta di quella parte di noi che pur sinceramente ma troppo debolmente, per mancanza di  allenamento, propone il cambiamento.

            Qualche tempo fa, al suo primo (e unico) colloquio con me, dopo il legittimo sfogo per le ingiustizie subìte, la persona in aiuto, indulgendo ancora verso se stessa iniziava un ben collaudato lamento che altro non era che il rifiuto del cambiamento: la sola parola cambiamento le risuonava come rinuncia e abbandono della propria identità e tanto bastava per bloccarla.

            Dopo aver deciso insieme di abolire la definizione cambiamento, le ho chiesto di iniziare da subito, a vivere e scrivere semplicemente un nuovo capitolo della sua vita nel quale avrebbe chiarito prima di tutto e poi mantenuto solo gli ideali, i valori, le attività, i pensieri, i comportamenti essenziali nei quali si riconosceva, abbandonando di volta in volta, con decisione, ogni attività, comportamento e situazione che li contrastava.  

            Ho visto il suo sguardo accendersi  e tutto il non verbale comunicare entusiasmo per una bella impresa e nuova energia.

 

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

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