modelli genitoriali e... copioni di vita


cavalletta

 

modelli genitoriali e... copioni di vita

           

            Camilla cadde per terra e si scoprì il copione: Lei non era una cavalletta ma una gialla e nera piccola apetta!(lefavoleperbambini.blogspot.it/)

            Qualche tempo fa ho proposto la riflessione sugli stili genitoriali... nei cartoni animati, un modo efficace perché ciascuno di noi sia indotto alla consapevolezza di come si pone di fronte al figlio e di come il figlio lo vede.

In effetti, credo che una delle più acute difficoltà insite nel ruolo di genitore sia il prendere in considerazione il punto di vista dell'altro e non perché i genitore non sia un adulto capace di accogliere l'altro e di ascoltarlo, ma piuttosto perché il compito di educatore di cui si sente fortemente responsabile, fa sì che tutte le sue energie si concentrino su se stesso, sulle proprie decisioni, sul proprio comportamento, insomma in fondo sul giudizio che da solo si dà di quanto sia "bravo" genitore.

 

Nell'educatore, quale il genitore è, prevale insomma o addirittura campeggia soltanto il dialogo interiore, dal quale si attende, con grande ansia persino, approvazione o, almeno, giustificazioni. Si tratta di un fenomeno che in egual misura possiamo osservare in altri educatori/formatori, gli insegnanti e i docenti, dalla Scuola dell'infanzia su su fino alla Secondaria di II grado (sorvoliamo sulle Università, nelle quali il docente che si sente anche formatore alberga assai raramente): preoccupati sinceramente di quanto hanno da offrire ai loro interlocutori, i docenti permangono centrati su di sé e continuano a vedere dall'esterno quel soggetto che al contrario va posto al centro di ogni iniziativa, di ogni momento della relazione con i suoi specifici, personalissimi  bisogni, il suo punto di vista.

            Relazione è la parola chiave in educazione e comporta che l'educatore e l'educando abbiano dunque pari ascolto, pari riconoscimento, pur nella indiscutibile asimmetria del rapporto. È da questa condizione che ciascun  genitore o insegnante troverà naturale e necessario "vedersi" con gli occhi del bambino, del ragazzo, del giovane, non per assecondarlo tout court, bensì per comprendere come e se la relazione stia funzionando e soprattutto come vada modificata perché sia efficace.

            È da questa stessa condizione che potremo riuscire a comprendere quale modello di genitore stiamo interpretando e quale copione di vita inevitabilmente stiamo  passando al figlio, sulla qualcosa sembra proprio ci sia accordo unanime degli studiosi del comportamento umano.

            Scelgo per copione di vita  , la definizione di Eric Berne:

 “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia,

rinforzata dai genitori,

giustificata dagli avvenimenti successivi,

e che culmina in una scelta definitiva”

Il copione è il "piano di un’intera vita" con un definito protocollo basato su ferme decisioni cognitivo-emotive su di sé, sugli altri, sui modelli di vita prese a partire dall'infanzia, consolidate dal contesto parentale

Eric Berne, Ciao!.. e poi?, 2010.

            Ognuno di noi ha scritto la storia della propria vita…dalla nascita: a quattro anni, abbiamo deciso le parti essenziali della trama
a sette anni abbiamo completato la storia in tutti i dettagli principali a circa dodici anni le abbiamo dato dei ritocchi e qualche dettaglio nell'adolescenza, l’abbiamo riveduta e aggiornato il copione.


            Potremmo addirittura eguagliare "Copione di vita" a "sceneggiatura", per cui nel ruolo di genitore, interpretiamo il copione del vincitore  che realizza il suo obiettivo di vita e ne trae serenità, o del perdente che non realizza i propri obiettivi e ne trae insoddisfazione, demotivazione, sfiducia, o addirittura del non vincitore né perdente per il quale tutto in fondo va bene, ad eccezione di una situazione imprevista di fronte alla quale prova molta sofferenza.

            Sono copioni che, a sua volta, ciascuno di noi ha fin dall'infanzia cominciato a strutturare, fortemente influenzato dai suoi genitori. I fondamenti con cui tali copioni si "tramandano" sono i messaggi, di cui ancora Berne ci rende edotti: ingiunzioni (Non appartenere, Non farcela, Non essere importante, Non pensare, Non essere sano, Non esistere, Non essere te stesso, Non fidarsi (protettivo), Non crescere, Non essere piccolo, Non...), controingiunzioni (Compiacimi, Dacci dentro, Sii forte, Sbrigati, Sii perfetto) che sono vere e proprie posizioni esistenziali.

            Ciascuno di noi adulti sa bene quanto potenti siano quei messaggi, o, meglio, auguriamoci che ciascun adulto ne sia consapevole perché questa consapevolezza è determinante per il proprio equilibrio e per ristabilire il giusto confine ogni volta nella relazione con il figlio.

            Un breve accenno merita almeno la situazione senza alcun dubbio più difficile per un genitore: la relazione con il figlio adolescente, una relazione che implica due necessità di opposte tendenze per il figlio, connessione e separazione, risposta alle aspettativedei genitori e a quelle dei coetanei.

            È nell'adolescenza che si evidenziano prepotentemente due bisogni di base contraddittori ed essenziali allo stesso modo, separazione  e connessione: la separazione permette una differenziazione di sé rispetto agli altri, percepirsi dotati di una propria individualità e la connessione ne è condizione imprescindibile; separarsi da è possibile solo a chi è in relazione con.   Attaccamento e Allontanamento, dunque, in cui il grado di attaccamento affettivo non risolto equivale al grado d’indifferenziazione e la soluzione è nel raggiungimento di una distanza emotiva interiore o fisica.

Il dato incontrovertibile è che l’adolescente nega l’attaccamento, assume posizioni estreme e tende a simulare un’autonomia  proprio perché non l'ha  ancora raggiunta.

            Al genitore, al sistema famiglia e al contesto familiare “il potere di mantenere le definizioni di sé e degli altri”.

In Murrey Bowen Dalla famiglia all'individuo. La differenziazione del sé nel sistema familiare, 1980, tante chiarificazioni ci giungono per questa difficilissimo momento della relazione in famiglia con figli adolescenti

            Ogni genitore desidera che il figlio acquisisca capacità di  pensare, ragionare, provare emozioni ed esserne consapevole, amare, produrre, inventare, conservare…imparare ad essere se stesso, costruire la propria identità e per questo è assolutamente necessario che ciascuno genitore si senta disponibile a gestire le criticità (dinamiche latenti ed esplicite) educative: bisogni, dubbi, dialogo, tra autorevolezza, assertività, potenzialità e opportunità nella crescita dei figli, identità,  inter-azione e contesto.

Una vera e propria meravigliosa impresa...

 

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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