Le classi di esercizi bioenergetici nascono con l’obiettivo di aiutare le persone a entrare in contatto con le proprie sensazioni.
Ogni classe di esercizi si articola in una sequenza di esercizi e ogni esercizio si sviluppa secondo un ciclo di contrazione ed espansione, che è il ciclo naturale dell’energia. Nella fase di contrazione il muscolo (o il gruppo di muscoli) su cui si sta lavorando viene sottoposto a tensione. Quest’aumento di tensione, provocato volontariamente, è, in qualche modo, una cura di tipo omeopatico: sovrapponendo tensione (volontaria) a tensione (involontaria e preesistente) il corpo viene stimolato a reagire, rilasciando e liberando lo stress contenuto in quell’area. La liberazione della carica avviene tramite movimenti vibratori, che in genere si sviluppano involontariamente quando i muscoli raggiungono la tensione limite, ma può essere resa più immediata da un movimento espressivo. Per esempio prendiamo i polpacci: se costretti con opportuni esercizi a tendersi e caricarsi, a un certo punto inizieranno spontaneamente a vibrare, e questo processo naturale può essere rafforzato invitando le persone a scalciare, o a battere i piedi per terra. Dopo la scarica, l’organismo può finalmente rilassarsi: scarica e rilassamento coincidono con il momento dell’espansione.
La tensione muscolare accumulata può essere paragonata a un’automobile che, bloccata in mezzo alla strada, impedisce il normale fluire del traffico: a poco a poco la circolazione ne risente, non solo in quella strada, ma in tutta la zona, e alla fine nell’intera città. Se si riesce a far partire l’auto, la circolazione riprende invece a fluire regolarmente. Così dentro di noi: un blocco muscolare impedisce il normale fluire di energia, sangue e respiro, non solo nell’area interessata al blocco, ma in varia misura in tutto l′organismo. Quando si consente alla tensione muscolare di scaricarsi, e quindi ai muscoli di rilassarsi, tutti i fluidi vitali riprendono a circolare liberamente, col risultato di rimetterci in contatto con il nostro corpo e le nostre emozioni (come abbiamo visto più sopra, infatti, dove non scorre energia noi non percepiamo il nostro corpo). Mano a mano che in una classe di esercizi si lavora secondo questo ciclo energetico di carica, scarica e rilassamento, l’energia delle persone tende a salire: nonostante gli esercizi siano spesso faticosi, alla fine le persone si sentono meglio, perché sono ai tempo stesso più distese e più energiche, più vive.
La posizione base dell’analisi Bioenergetica si chiama “grounding”. Avere grounding vuol dire avere i piedi per terra. Il contatto con il terreno può essere sentito in modo più o meno profondo, a seconda delle persone e, nella stessa persona, da un momento all’altro della sua vita. Ma avere grounding, in un senso più ampio, vuol dire anche essere in contatto con il proprio corpo, e con la verità della propria esistenza, anziché vivere “tra le nuvole”, soltanto nella propria testa e nei propri pensieri. Per Lowen le gambe hanno un ruolo essenziale nelle reazioni fisiologiche ed emotive dell’individuo, poiché lo mettono in maggior contatto con la realtà del terreno su cui vive, ossia la realtà sociale e personale. Essere in “grounding” significa trovarsi in una posizione di adulto responsabile. La posizione distesa è implicitamente una posizione più infantile. Conoscere l’energia del proprio corpo significa fare scelte spontaneamente utili, morali, sane e felici. La sfiducia di sé come pure l’incapacità di perseguire i propri obiettivi trovano una loro soluzione creativa; la persona che fa bioenergetica si sente ben radicata nel proprio corpo sano e vibrante di vita.
Ogni classe di esercizi prende il via da un esercizio di grounding, ma il grounding, nel suo senso più esteso, è l′obiettivo stesso della bioenergetica: un corso di esercizi potrebbe infatti essere definito come un processo di progressivo radicamento nella realtà della propria natura. Il corpo, insomma, diventa uno strumento di consapevolezza per arrivare al centro di sé.
Una buona e profonda respirazione è uno degli strumenti indispensabili nella bioenergetica: è attraverso la respirazione, infatti, che riceviamo l′ossigeno indispensabile per alimentare i nostri processi metabolici, che a loro volta ci forniscono l′energia di cui abbiamo bisogno. Non si tratta di imparare a respirare come un mantice: al contrario, si tratta di re-imparare a lasciarsi respirare naturalmente, come fanno i neonati e come da adulti non sappiamo più fare. Una respirazione sana è un’azione di tutto il corpo. L’inspirazione è come un’onda che ha inizio nella parte profonda del bacino e scorre verso l′alto fino alla bocca, mentre le grandi cavità si espandono per lasciar entrare l′aria. Spesso però, poiché abbiamo la pancia, il torace o la gola contratti, non possiamo respirare bene.
Il facing riguarda invece il mondo della relazione con l'altro. Fare facing significa trovarsi di fronte all'altro, entrare in contatto con il suo sguardo, con ciò che esprime. E nel fare facing ci si sperimenta in tutte le dinamiche relazionali possibili: dal dire di no al dire di si, dal sostenere all'essere sostenuti, dal guidare all'essere giudati, dall'accogliere all'opporsi, dall'andare verso all'andare via
Riappropriarsi dei propri suoni: molti di noi, da bambini, sono stati inibiti nell’uso della propria voce.”Non piangere!", "Non urlare!", "Parla piano!", "Non ridere!” sono frasi che tutti ci siamo sentiti ripetere più volte. Alla fine quest’inibizione è diventata cronica, e noi non siamo più capaci di lasciar uscire i nostri suoni perché, per reprimerli, e ubbidire così ai messaggi culturali ricevuti, abbiamo creato una serie di tensioni nella zona della gola, del collo e della mascella. Anche questo è stress. Ecco perché durante le classi di esercizi bioenergetica le persone sono invitate a lasciar uscire i loro suoni: che siano sospiri, gemiti, pianti o risate, se lasciati fluire liberamente, attraversano il corpo come una corrente vibratoria che ne allenta le tensioni, rendendolo più vivo. Fare per sentire. Non c’è classe che non comprenda esercizi di grounding, e in cui i partecipanti non siano invitati a lasciarsi respirare e a lasciar uscire i loro suoni.
Sulla base di queste costanti, ogni classe si sviluppa in modo originale, secondo sequenze di esercizi mirate di volta in volta a sciogliere armatura e contrazioni in determinate aree del corpo. A differenza di quanto avviene nella ginnastica, però, il fine non è mai quello di eseguire “bene” l’esercizio, cioè di dare una perfetta prestazione, bensì quello di sentire le sensazioni e le emozioni che via via si sviluppano nel nostro corpo, e di imparare a convivere con esse: con la gioia e con l’amore come con la rabbia e il dolore.
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