ORDINE E CAOS: una funzionale alleanza degli opposti

Inviato da Nuccio Salis

ordine e caosStabilità e flessibilità: potrebbero essere questi fattori di cui ha bisogno ciascuno di noi quando si trova di fronte ad un ostacolo. Dopo aver colto e chiarito una situazione problemica, un cliente dovrebbe essere motivato ad un fronteggiamento risolutore. È curioso constatare come il bisogno massimamente emergente nel cliente sia di solito legato a una richiesta di ordine, a un’esigenza di gestire il concorso delle contingenze problematiche, rivendicando equilibrio, controllo e serenità. In pratica, il bisogno è quello di strutturare ordine, partendo dal caos.
La relazione fra caos e ordine sembra dunque portarsi, dentro questo orizzonte, secondo un piano da cui si evince un rapporto di continuità lineare fra i due concetti. Ovvero, si riporta una situazione di caos e la si presenta con l’obiettivo di trasformarla in una struttura controllabile e prevedibile, confacente possibilmente alle aspettative ed alle abitudini del soggetto che avanza le sue legittime istanze.
Tuttavia, potrebbe essere bene ricordare che una situazione problemica presentata da un cliente, se per egli ha il carattere di instabilità e disordine, per il counselor potrebbe avere al contrario una qualità legata piuttosto alla stereotipia e alla ricorrenza degli eventi. Insomma, ciò che è caos destrutturante per il cliente, potrebbe apparire al counselor come una vicenda dotata di una stabilità stantia, che si cronicizza finendo per naufragare in un improduttivo impasse che non promette nulla di nuovo.


Certo, la sensibilità e la visione personale del cliente vanno accolte, comprese e rispettate, e al tempo stesso tutto questo va affiancato alla sollecitazione verso un percorso in grado anche di riaprire inediti scenari sulla rappresentazione circa i contenuti della propria narrazione, e di conseguenza sulla riorganizzazione complessiva degli atteggiamenti e del comportamento.
In breve, la relazione fra caos e ordine sembra inquadrarsi su una piattaforma di lettura che ammette l’arbitrarietà e boccia la causalità nel legame fra entrambe le variabili in questione. In altre parole, non sembra sia facile stabilire con assoluta certezza quando il caos è stato generato da un apparente ordine o viceversa, soprattutto dal momento che entrambi i concetti possono essere soggetti ad attribuzioni marcatamente relative, dettate da personali inclinazioni percettive.
Quello che mi sento di dire, dopotutto, è che un cliente, ma come d’altra parte ciascuno di noi, ha fondamentalmente bisogno di una compresenza dinamica di ambedue le entità ordine e caos. Intendo dire che il medesimo percorso esistenziale si qualifica come coincidente con un continuo susseguirsi di ordine e caos.
Da una parte, il bisogno di struttura, di controllo e di contenimento, ci rimanda alla ricerca di sicurezza, protezione, prevedibilità, conferma delle nostre ipotesi, abitudini e aspettative. Ogni qualvolta, tuttavia, tale sistema si cristallizza ergendo schemi chiusi e isolati, che non ammettono rivoluzioni e ri-creazioni interne, esso scopre la sua obsolescenza, incompletezza ed incongruità rispetto a una realtà esterna che reclama invece un aggiornamento e una rielaborazione inedita dei codici interpretativi e di significazione mediante i quali adduciamo senso alla medesima.
È da quel momento in poi, a mio inadoperabile parere, che un soggetto scopre e rileva in se una situazione di stallo. E tale situazione può generare facilmente una sensazione di confusione e insicurezza, determinando il bisogno di una virulenta inoculazione di caos, diretto tuttavia alla conformazione effettiva di un nuovo ordine, magari simile o anche molto differente rispetto a quello precedente; in ogni caso utile per rilanciare nuove trame di vita, verso un viaggio esistenziale di cui godere appieno, una volta colto ed apprezzato l’imperterrito dinamismo che lo caratterizza.
Insomma, è la piena accoglienza della mutabilità continua della realtà che può ri-creare un vissuto appagante, alleato di atteggiamenti ed azioni maggiormente appropriate, più in accordo coi bisogni autentici e profondi della persona.
In sintesi, caos e ordine devono essere intesi in una relazione di buona continuità, senza dualismi o scelte castranti per l’una o per l’altra parte.
Entrambe le dimensioni sono essenziali, poiché attengono rispettivamente a due classi di bisogni di cui non possiamo rinunciare, e soltanto da un principio di buona contiguità fra entrambi, possiamo capire come gestire destabilizzanti squilibri, sperimentando attivamente la ri-costruzione di nuove forme e modelli di realtà. Soltanto la compresenza di entrambi i fattori ci può riparare dagli eccessi di cui ciascuna di queste due variabili è potenzialmente portatrice.
Se infatti il caos da solo è confusione, disgregazione, mancanza di coesione concettuale, frammentazione di vissuti, dispersione e psicoticismo; corrispettivamente, l’ordine da solo diventa ingessamento del nostro sistema interno di attribuzione di giudizio e valutazione, e può condurci a una nevrotica rigidità che si manifesta mediante atteggiamenti rinunciatari rispetto alla novità e al desiderio di sperimentare.
Il caos diretto all’ordine, diventa invece ipotesi di ri-creazione guidata dalla curiosità e dal preciso intento volontario di valutare e costruire obiettivi ed approcci non prima noti o già collaudati. Il caos diretto all’ordine ci fa intravedere lo scopo, rendendoci aperti, curiosi, possibilisti, motivati e quindi pronti ad affrontare questo mutuo divenire, questo eterno Panta Rei, epicentro sensibile di una sana ed efficace attribuzione di senso alla vita, unica e vera medicina che rende in grado di muovere la propria esistenza gestendo e trasformando ogni eventuale disagio.
Un cliente perfettamente “riabilitato”, dunque, non è colui che ha risolto tecnicamente il proprio problema, ma colui che ha assunto una prospettiva di vita dinamica, responsabilizzandosi a coglierla e indirizzarla verso percorsi in cui le nuove fonti di arricchimento saranno la conoscenza e la creatività.
Si tratta cioè di percorsi dall’elevata rilevanza formativa, qualificati dalla volontà di autodeterminazione dell’individuo, dove l’equilibrio fra ordine e caos ha dato finalmente luogo a una nuova e meritata rinascita.
 

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