Ebbene in questa nostra società appare sempre più complesso comunicare e farsi ascoltare. Se poi siamo in attesa del nostro bambino, e ci viene comunicato che il piccolo che abbiamo in grembo è portatore di una malattia oppure di una differenza basta poco e tac…. il dialogo con i medici e le figure che in quelle circostanze dovrebbero esserci d’aiuto sembra spesso inficiato da pregiudizio, poca sensibilità e tanto altro… in parole povere non ci si comprende.
Noi genitori ci troviamo a dover affrontare quello che ci dicono gli altri, le loro verità e in più in noi vanno a sedimentarsi tutta una serie di emozioni che difficilmente da soli riusciamo a gestire non perché non siamo in grado ma perché siamo presi dalla confusione.
Ci possiamo sentire addirittura bloccati e siamo noi i primi a non comunicare o comunicare come non vorremmo e lì nascono i fraintendimenti.
La figura del counselor in queste circostanze può essere un valido aiuto anche per tutte le figure sanitarie che ruotano attorno alla famiglia, di fatto questo è un altro settore di intervento per il counselor che, grazie ad alcune tecniche comunicative atte alla cura della relazione, può aiutare e sostenere i professionisti sanitari ad individuare strategie che rendono possibile una reale collaborazione con la famiglia. Possiamo definire questo intervento come counseling indiretto, che utilizza la comunicazione con il singolo professionista, o con equipe multiprofessionali per migliorare il lavoro “di rete”.
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