Dualiani vs olistici: il vero armageddon del terzo millennio

Inviato da Nuccio Salis

gocciaIn un momento storico come il nostro, vicini ad una svolta epocale senza precedenti, di ignota ma abbastanza immaginabile destinazione, molti prospettano scenari distruttivi, altri riflettono sulla base di ipotesi maggiormente vicine alla tangibilità, altri sospirano speranzosi desiderando una capitolazione totale dell’iniquità imperante; poi c’è chi cerca di non pensarci, chi razionalizza tutto e chi assume un atteggiamento di apparente serenità nell’attesa, bruciandola in un quotidiano che si reitera come un disco incantato. Ma che debba avvenire, per necessità e portata storica degli eventi, una trasformazione già crescente, questo in tanti lo hanno capito. Diverse sono certamente le modalità di reazione e di gestione personale di fronte a tale inevitabile traguardo.

 

Ma cosa deve cambiare, sostanzialmente? Ciò che mi auguro, personalmente, è che questa metamorfosi collettiva sia costituita da un passaggio di consegne che va da una rappresentazione dualistica del mondo ad una realtà sia individuale che interpersonale vissuta all’interno di un’ottica olistica.

Al momento, seguendo una mia personalissima intuizione, mi pare che questi due mondi convivano, e lo fanno come separati in casa; ovvero parlando lingue diverse ed esprimendo considerazioni e convinzioni nettamente distinte e contrastanti fra loro. È in atto a parer mio il più grande scontro di civiltà silenzioso che l’umanità abbia mai conosciuto: la battaglia finale fra vecchio e nuovo mondo. Il primo, mi sia consentito, rappresentato dai dualiani: terrestri obnubilati dai residuali tecnocratici, dogmatici e meccanicistici di un pensiero che ha procurato l’irreparabile danno dell’aver diviso la percezione dell’uomo secondo lo schema manicheico del “o bianco o nero”.

Chi sono invece gli olistici? Gli olistici sono coloro che, seppur ancora con fatica, stanno aprendo le porte di un nuovo mondo; perché la vera rivoluzione parte dal pensiero, e sarà questa nuova linfa a ricreare le fondamenta di nuovi lidi vergini verso cui approdare. Fino a che non si effettua completamente tale passaggio, una vera e propria evoluzione non potrà che essere incompiuta e maldestramente zoppicante e poco credibile.

Il pensiero olistico riunirà ciò che è stato diviso, per scopi ben noti di controllo e di potere sull’individuo umano, ma a volte proprio per ignoranza e bieca superficialità. Per l’olistico nessuno dei due emisferi del cervello è migliore dell’altro, poiché egli non li utilizza separati. Il corpo calloso del dualiano, invece, è come una vera e propria terra di nessuno; una linea di demarcazione che disunisce. Per l’olistico non c’è un al di qua e un al di là, ci sono soltanto mondi sovrapposti e non nettamente recintabili, colorati da una relatività da cui farsi soltanto sedurre. L’olistico non deve scegliere fra ragione e sentimento, fra fede e scienza, fra sesso e amore, fra teoria creazionista ed evoluzionista; poiché tutto gli appare come integrato, secondo un principio di non contradditorietà, bonificato dalle illusioni artificiose di un dualismo che non vede legami fra modelli teorici, che ignora e non contempla la ricchezza della commistione e dell’incontro fra sistemi di pensiero.

Per una rivoluzione vincente, un’arma decisamente micidiale è il superamento del pensiero dualistico, cieco alle alternative, procacciatore di dogmi e di assiomi e soprattutto con una spropositata e inaudita potenza nel discriminare, eludere, far irridere ed etichettare tutti coloro che non si chinano innanzi alla sua maestosa gloria di cui ancora gode, spero per poco.

Il pensiero dualistico forza ad una scelta militante, perché l’adesione ad una scuola di pensiero implica la considerazione validante dell’altra: se funziona la medicina allopatica si negano i benefici di quella naturale, se c’è Dio non ci sono gli alieni o viceversa. Il pensiero dualistico è il pensiero del “o – o”, mentre quello olistico è il pensiero del “e - e”, cioè aperto, inclusivo, non ideologico in modo retrivo. L’olismo non confonde la parte per il Tutto, e raccogliendo i frammenti dispersi e isolati dal pensiero dualistico cerca di ricomporli ristabilendo l’unità perduta e l’antica interdipendenza, come alla ricerca di una valle dell’Eden da cui rientrare.

Il pensiero olistico, che vincerà la sua battaglia finale coi dualiani, si riprenderà il suo posto, perché egli era all’origine, e pertanto creerà un curioso cortocircuito fra passato e futuro, al tempo stesso valorizzando il presente. I dualiani lo chiamerebbero forse “paradosso temporale”; l’olistico la può chiamare relativa  trascendenza, e sostanzialmente se la gode, senza preoccuparsi troppo di etichettarla ed imprigionarla dentro sentenze accademiche di cui sono esperti invece i dualiani mestieranti.

E allora, lasciamo che i morti seppelliscano i dualiani, e chi agisce a favore dell’olismo gioisca per l’imminente primavera. 

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