Di cosa stiamo parlando ? “ : le origini semantiche della conflittualità relazionale


Il saggio di Paolo Legrenzi “ Come funziona la mente “, Editori Laterza, a mio modo di vedere è un valido sostegno all’ipotesi che non sempre i contrasti relazionali trovano la loro origine nella profondità della struttura caratteriale e, dunque, non sono sempre e necessariamente oggetto di indagine psicologica e psichiatrica.

La conflittualità all’interno dei rapporti umani, a volte, nasce invece dalla distorta convinzione che per capirsi basti appartenere alla stessa comunità linguistica e condividere, perciò, il medesimo codice semantico. Da ciò consegue l’ulteriore distorsione cognitiva che conduce, lì dove non ci si “ capisce “, ad attribuire il disaccordo e l’asprezza del dialogo alla deliberata volontà di uno o alcuni tra i partecipanti alla comunicazione. Sono questi i casi in cui, invece di impegnarsi a risolvere il contrasto, ci si logora in attribuzioni di colpe e tentativi di discolparsi. L’obiettivo diventa esprimere giudizi di valore su sé e gli altri al posto che circoscrivere l’aspetto specifico della relazione, materiale o immateriale che sia, fonte di resistenza e contrasto. 

“ In molti ambiti il modello del codice è fuorviante in quanto la comunicazione sembra descritta più adeguatamente come un processo inferenziale di riconoscimento delle intenzioni dell’interlocutore. Noi, cioè, non condividiamo con i nostri interlocutori un mutuo sapere che ci permette di decodificare i loro messaggi, bensì un insieme di regole di base alle quali possiamo inferire, dato un certo contesto, quello che gli altri ci vogliono dire “ 1 .

Queste affermazioni dell’Autore confermano, dal mio punto di vista, che le persone, quando comunicano, non costituiscono delle meteore che ruotano in un universo di puri segni e si incontrano, perciò, grazie ad una loro combinazione. Le persone, al contrario, sono portatrici di una storia che non è solo “ passato “ ma anche “ presente “ e “ futuro “ ed agiscono, inoltre, in un dato contesto materiale ed immateriale ( valori / idee/ opinioni / pregiudizi ). Entrambi questo fattori, ossia “ storia “ e contesto, orientano la comunicazione aggiungendo al significato codificato e condiviso dei segni un ulteriore significato prevalentemente personale. Gli individui, perciò, si relazionano a partire da significati comuni ( codice ) che rappresentano però solo la dimensione superficiale della comunicazione. Essi, nel loro insieme, costituiscono la piattaforma su cui gli individui mettono in comune le loro storie, ma nulla di più né di meno.

L’incontro, o lo scontro, saranno invece decisi ad un livello semantico molto più profondo e tale non in quanto più ” importante “ ma siccome non immediatamente evidente. Questo livello, per emergere, richiede sospensione del giudizio ed empatia.

Ecco che, in quest’ottica, il superamento del contrasto, o quantomeno una sua comprensione, potrebbe avere luogo a partire da una semplice domanda e cioè “ Di che cosa stiamo parlando ? “.

Domanda semplice sotto l’aspetto sintattico ma alquanto complessa da formulare rispetto al condizionamento che spesso regole linguistiche ed orientamenti cognitivi operano sulle relazioni personali. 

1Paolo Legrenzi, Come funziona la mente, editori Laterza, Roma – Bari, 2008, pag. 56.

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