I compiti del Counselor

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counselorNella pratica del counseling sono coinvolti sei dimensioni o fasi di processo

- accoglienza

- elaborazione

- esplorazione

- comprensione

- consapevolezza

- azione

In tutte le sei fasi occorre che il counselor, al fine di promuovere un'accettazione incondizionata del cliente, sospenda ogni atteggiamento valutativo. Accettare in modo incondizionato significa potere dissentire a livello del comportamento senza mai rifiutare la persona. L'accettazione incondizionata permette al counselor di immergersi nella soggettività del cliente senza sconfinare nella identificazione, entrare in intimità senza entrare in simbiosi. Solo attraverso il decentramento cognitivo, ossia un'accettazione senza filtri valutativi, si riesce ad accogliere l'esperienza profonda del cliente.

RISPOSTA AL MESSAGGIO nella comunicazione interpersonale, chi ascolta non può limitarsi al comportamento ricettivo, ma occorre, attraverso le proprie risposte, che si adoperi per facilitare il processo di scambio di messaggi con l'emittente. Non si ascolta semplicemente perché si consente all'altro di esprimersi, ma si ascolta allorché, in relazione a ciò che l'altro dichiara, siamo anche noi disposti a rischiare un nostro punto di vista, una domanda appropriata una riflessione sulle argomentazioni oggetto di discussione. Il dialogo autentico si attua attraverso uno scambio di "messaggi caldi e partecipati". La risposta al messaggio viene data da parte di chi ascolta il proprio interlocutore, dopo che il messaggio stesso è stato interpretato, allo scopo di informarlo su qualcosa o di invitarlo a risolvere il problema che sta affrontando o di ampliare la comprensione di se stesso.

Il comportamento di supporto verbale comprende forme direttive, non direttive, valutative o di sostegno, a seconda delle necessità dell'interlocutore. Ogni risposta il messaggio domanda deve tener conto delle seguenti regole: -il feedback si concentra sul comportamento concreto e non sulla persona -il feedback si concentra sull'osservazione piuttosto che sulle inferenze -il feedback si concentra sulla dichiarazione piuttosto che su giudizio -il feedback si concentra sull'informazione piuttosto che sui consigli -non imporre alcun tipo di cambiamento: e colui che riceve il feedback a che può decidere in base alle informazioni ricevute se cambiarono o no. Sono comunque da evitare quelle risposte volte a moralizzare ("vedi".....), ossia l'attribuire giudizi morali sulla base delle proprie norme e del proprio sistema di valori prescindendo dal caso concreto, dogmatizzare, esprimere considerazioni estranea l'esperienza della persona, etichettare, giudicare, criticare, interpretare, identificare ("è successo anche a me....."), diagnosticare, ossia esprimere un giudizio sull'altro con distacco freddezza, assolutizzare è disconfermare attraverso messaggi svalutando forme di denegazione della realtà esistenziale dell'altro mediante un'inutile e ostinato silenzio. Un ascolto silente, dove il ricevente si disimpegna all'offerta di una qualsiasi forma di "riconoscimento", non rappresenta una forma di ascolto attivo.  

  • Barriere comunicative

ogni risposta orientata potere sull'altro disfunzionale, tutti quei messaggi invasivi, valutativi, direttivi e prescritti, o orientata giudicare e a guidare forzatamente l'altro verso precise mete di obiettivi vanno evitati. La comunicazione accentuatamente direttiva crea dipendenza, abbassa il livello di autostima, inibisce lo sviluppo della personalità. -le risposte disfunzionali più frequenti sono:  

  • LA RISPOSTA INAUTENTICA

le relazioni interpersonali vengono facilitate quando le persone interagiscono tra loro in modo autentico, ossia quando comunicano ed agiscono concordemente a ciò che sentono e pensano. Le condizioni fondamentali della propria autenticità sono: la consapevolezza di sè, la fiducia verso se stessi e verso gli altri, la capacità di assumersi la responsabilità del proprio agire comunicativo, nonché all'acquisizione di determinate competenze comunicative di base idonea al superamento di ostacoli e barriere difensive. La comunicazione autentica ed è soggetto che sa essere consapevoli dei propri desideri (occorre far in modo che i desideri provengono da dentro di noi e non rispondono ad aspettative altrui) e che sa trasformare i propri desideri in intenzioni "esplicita abili e realizzabili". L'autenticità comporta tra l'altro la capacità di porsi in un rapporto di intimità con l'altro spesso le persone avvertono l'intimità come una situazione pericolosa e preferiscono stabilire rapporti freddi distaccati piuttosto che rischiare l'amore e il rifiuto. La risposta inautentica è emerge nell'incongruenza del messaggio a livello dei diversi canali comunicativi creando confusione e disorientamento. 

  • LA RISPOSTA orientata a giudizio assolutizzante o al pregiudizio

quando esprimiamo un giudizio oggettiviamo l'altro, ci distanziamo da lui. Nel giudizio l'altro è espulso, non è compreso. Che giudicato in modo assolutizzante viene descritto sulla base delle generalizzazioni di alcuni dettagli e di un supporto e conclusivo sapere di lui. Il giudizio assolutizzante è un modo per oggettivare una percezione e di imporsi sull'altro; esso è il frutto della nostra arroganza "io so qualcosa su di te che tu non sai", oggettivare l'altro significa chiuderlo nell'orizzonte di una specifica rappresentazione "tu sei così". Il giudizio assolutizzante come gioco comunicativo di potere può essere rivolto all'altro in termini il valutativi "tu sei un tipo....." ("Tu hai questo problema dal momento che.....").

  • LA RISPOSTA argomentativa

spesso genitori insegnanti cerco di spiegarlo insegnare con una modalità argomentativa qualcosa al proprio figlio o al proprio allievo (" i bambini che imparano ad assumersi le proprie responsabilità, sapranno farlo anche da adulti") tale modalità comunicativa inferiori, subordinati e inadeguati. La risposta argomentativa è una forma di svalutazione che ingenera ribellione insofferenza.

  • LA RISPOSTA consolatoria o di rassicurazione

la risposta consolatoria, anziché dare gratificazione e sostegno, porta nell'interlocutore a sentirsi e percepirsi sempre più incapace ferito ed arrabbiato. Messaggio del tipo "non abbatterti, tutto si risolverà per il meglio.....", "domattina ti sentirai in modo completamente diverso", "stai tranquillo non ti è successo niente successo niente", risultano affermazioni che l'interlocutore percepisce come volte a minimizzare il suo problema e nello stesso tempo destinate a porlo in una posizione di inferiorità rispetto a chi in quel momento si impegna consolarlo.

  • DOMANDA indagatoria

la domande indagatoria sollecita l'altro a dare informazioni supplementari che vorrebbe tenere per sé. Tale tipo di comunicazione annuncia una possibile aggressione, espropria l'altro dalla convinzione di potercela fare da solo, lo limita nella sua libertà di risposta. Se richiesta è: "quanto è cominciato a sentirti così?", si determina un vincolo sull'altro che lo costringe testimoniare solo ciò che sente, impedendogli di esplorare altre possibilità circa il problema che sta affondando.

  • LA RISPOSTA di soccorso o orientata a dare soluzioni.

Occorre distinguere l'idea di aiutare dall'idea di soccorrere. La comunicazione o orientata a soccorrere rende l'interlocutore sempre più bisognoso, passivo e dipendente "ci penso io per te" anche quando può farcela da solo, è un modo per svalutarlo, renderlo impotente, viziarlo. In queste circostanze occorre rendersi conto delle effetti negativi di tale atteggiamento e sospendere una tale modalità di approccio, sostituendola con le risposte orientate al problem solving.

  • LA RISPOSTA interpretativa e di diagnosi

spesso la risposta interpretativa e un comportamento volto a spiegare all'altro l'origine di un problema al fine di imporre un giudizio e per questa ragione assumere su di lui un ruolo di superiorità. Es. "fai così, perché sei timido e non ha imparato ad assumersi le tue responsabilità", "io ti dico delle cose in quanto ti conosco, ma tu rifiuti, perché ti stai difendendo". Ogni giudizio, diagnosi i interpretativa e un messaggio ipnotico che veicola l'altro o a ribellarsi o a giustificarsi o a rispecchiarsi nell'etichetta che gli è stata affibbiata. Nel tempo tale risposte possono avere (un effetto pigmalione).

  • LA RISPOSTA prescrittiva

secondo Gordon tutti i messaggi che sono diretti a dirigere, comandare, ammaestrare, esortare, ordinare un comportamento che potrebbe essere assunto autonomamente dalla persona, dal momento che vengono recepiti come forme di "non accettazione" risultano negativi. Tale messaggi prescrittivi, risolutivi, esortativi, vengono interiorizzati nel seguente modo: "gli altri non si fidano dei miei comportamenti..... e ciò che faccio e ciò che sento non conta nulla". Il messaggio esortativo del tipo "dovresti.....", "è bene che tu.....", "devi.....", inducono nell'interlocutore sensi di colpa associati a un profondo senso di inadeguatezza. Il divieto prescrittivoattraverso il non fare ("non dovresti fare così...").

  • LE RISPOSTE svalutanti

le risposte svalutanti negano l'altro nella sua realtà esistenziale, lo umiliano e lo sminuiscono. Esse hanno la caratteristica di essere diretta la persona e non al comportamento e di essere inoltre assolutizzanti e generalizzanti "sei sempre il solito.....", "di te non ci possiamo assolutamente fidare". "Non hai mai fatto niente di buono”. Abbiamo diversi modi di "svalutare" l'altro: -attraverso l'offeso sarcasmo -urlando minacciosamente -ignorandolo -umiliando -eccesso di protezione. Del messaggio svalutanti è disfunzionale in quanto con esso non solo viene rifiutato il messaggio inviato, ma anche l'emittente nella sua dignità di soggetto umano. Secondo Gordon, un modo efficace per imparare a superare la tendenza a svalutare e quella di passare dai messaggi in seconda persona in prima persona: -smettila -non ti permettere mai più -ti stai comportando come un bambino -dovresti avere più buon senso. Mentre i messaggi che facilitano la comunicazione sono espressi in prima persona, attraverso L’IO: es.: "non mi sento di giocare, sono stanco" anziché "a quest'ora non si gioca" o peggio "non s'è mai contento". "Non riesco a riposarmi se parli ad alta voce" anziché "smettila di urlare". I messaggi in prima persona non sono opprimenti e come tali educano l'altro alla responsabilità delle proprie azioni e a rispondere in modo spontaneo e sincero. Un'altra forma di svalutazione era presentata da sarcasmo che dal punto di vista etimologico significa "lacerare" è una forma di comunicazione distruttiva. I messaggi volti ad ignorare l'altro sono molteplici, e vanno dal cambiare argomento (non parliamo una tavola ) allo scherzare su cose serie (guarda che fenomeno) al sottrarsi (è una vecchia storia non vale la pena di parlarne) al minimizzare. Tale messaggi offendono il bisogno di riconoscimento dell'altro, e provocano dolore rabbia.

  • LA RISPOSTA paradossale o di doppio legame

la risposta paradossale o di doppio legame si caratterizza come segue:

"devi essere spontaneo". La spontaneità è in contrasto con il "devi", ossia con l'obbligo di esserlo. -a soggetto ricevente viene impedito di cogliere la contraddizione in cui è coinvolto. La risposta paradossale è disfunzionale, in quanto se l'altro sulla base dell'esempio riportato, obbedisce perché apri "deve" soddisfa l'ingiunzione di opere di lire ma non quella di autonomia, mentre se disobbedisce è autonomo ma nega l'ingiunzione dell'obbedienza. In qualsiasi caso di soggetto di fronte alla paradossalità del messaggio: "chi deve comportare come dico io, ma devi essere tuo volerlo", non può mai rispondere in modo soddisfacente (non mi può mai essere mai autonomia in una condizione di accondiscendenza).   La comunicazione paradossale, qualora la contraddizione del messaggio non venga svelata, produce nel ricevente, impossibilitato ad offrire una risposta coerente, senso di disorientamento cognitivo ed in potenza, nonché confusione circa la propria immagine. Ci si può affrancare dalla comunicazione di doppio legame le seguenti modi: -interrompendo la relazione dipendenza; -metà comunicando, ossia mostrando all'altro o in modo esplicito la paradossalità del suo messaggio (come posso essere autonomo se tu me lo impedisci?) O in modo implicito o con un messaggio umoristico che nella sua paradossalità denuncia la paradossalità stessa (farò tutto quello che tu dici per essere autonomo).Una risposta di doppio legame può anche riguardare gli aspetti contraddittori tra una selezione verbale ed un anno verbale. Si pensa di un genitore che dichiara di voler bene al proprio figlio, mentre a livello corporeo si dimostra freddo e distaccato.

 

  • LA RISPOSTA egocentrica

le risposte concentrica è di chi non ammette mai le ragioni dell'altro, e per questo contraddice ogni cosa da lui riferita. Nella comunicazione è concentrica in soggetto, nel tentativo di rimanere legato ad una modo rigido di vivere un proprio ruolo di superiorità, non ha alcun interesse per la comprensione dell'altro, non accetta nessuna divergenza, non mette ma in discussione proprio codice semantico, ritenendosi unico ed esclusivo quadro è significato delle parole.

  • LA RISPOSTA colpevolizzante

LA RISPOSTA colpevolizzante e un modo per impedire all'altro uno spazio di cambiamento e di eventuale soluzione al problema: "avresti dovuto...", "perché fatto così?", "dovevi proprio andare da lei ieri sera?", "chi ti ha messo in testa queste idee", provocano l'interlocutore a proiettarsi nel passato perché si percepisca in colpa tende inadeguato.

  • LA RISPOSTA mistificante

possiamo rispondere in modo disfunzionale al discorso dell'altro o con la mistificazione (attribuzione di significati valori dissonanti con quelle dell'emittente) o con la squalificazione (risposta incoerente ed oscura al fine di mettere in difficoltà l'emittente) o con l’evitamento (risposta che si concentra su aspetti secondari ed irrilevanti del messaggio ricevuto. Le risposte mistificanti o bloccanti vengono usate per confermare o rinforzare simbiotica Esempi:-"nessuno mi da attenzione"--"vuoi dire che siamo di genitori cattivi" "mi vuoi bene?" "Che cos'è l'amore". Marito:” desideri stare con me?” Moglie: “Nessuno può conoscere ciò che desidera”Con la mistificazione si attribuisce all'altro un pensare e desiderare che non gli appartengono. Si reagisce alla mistificazione e alle false attribuzione dell'altro, dichiarando apertamente i propri sentimenti e le proprie idee.

  • LA RISPOSTE assolutizzanti

le risposte assolutizzanti sono negative in quanto provocano nel nostro interlocutorel a presenza "pensieri irrazionali" secondo Ellis i pensieri irrazionali solo l'evento attivante di emozioni spiacevoli, disturbanti che limitano la nostra autostima. Abbiamo 5 categorie principali di "pensieri irrazionali": 1.Le doverizzazioni ("devi assolutamente comportati in quel modo") sono affermazioni destinate ad assolutizzare un'esigenza, quando nella miglior parte dei casi sarebbe invece opportuno indicarlo come semplice preferenza; 2. Le espressioni di intolleranza ("... non tollero che tu..."); solo forma di esagerazione attraverso le quali l'aspetto sgradevole di un evento o di una persona viene ingigantito, determinando un atteggiamento di rabbia o di emendamento; 3. Le valutazioni globali, sono espressioni attraverso le quali l'altro partire da un solo pochi comportamenti osservabili viene giudicato nella sua globalità ("non vali niente", "sei una persona pigra e inconcludente"). Tale espressione alimentano di stima, sconforto, rabbia, rifiuto. 4. Le espressioni di catastrofizazzione ("è tremendo...", "la fine di questo rapporto una cosa terribile"); esse consistono nel considerare il verificarsi di certe cose in comune evento terribile, tale affermazioni creano ansia e sfiducia nel futuro; 5. L'espressione di indispensabilità ("bisogna assolutamente che....., "non si può vivere senza.....", "è indispensabile essere notati dagli altri"); sono affermazioni che trasformano in bisogno assoluto ciò che sarebbe solo obiettivamente preferibile.    

  • RISPOSTE restrittive

le risposte restrittive impediscono la crescita libera e la flessibilità del comportamento (fissazione precoce del copione di vita). Secondo i Goulding , abbiamo delle parole d'ordine o spinte che, vengono in proiettate come richieste alle quali ci si deve adeguare, creano disagio e sofferenza psicologica. Le più comune parole d'ordine privano il soggetto del coraggio di essere se stesso, sono: - "sforzati", "non puoi fallire", tra le spinte determinano ansia di dovere sempre dimostrare qualcosa, l'emergenza di insicurezze, il timore di non essere degno dell'amore degli altri, invidia e risentimento. -"cerca di compiacermi", "fallo per me". Sotto l'influenza di queste parole d'ordine il soggetto agisce per soddisfare gli altri, come rischio di fare cose che non lo convincono. L'errore a convinzione di dove compiacere tutti, di non poter mai dire un no!, di non poter mai rischiare di essere qualche volta sgradevole, determina con il passare del tempo paura di abbandono, inibizione dell'aggressività, reazione di negazione e fuga dal rapporto. -"sii forte", "devi vincere su tutti"; tra le spinte determinano paura di non farcela e reazioni fobiche di impotenza. -"sbrigati", "non perdere tempo";tali spinte determinano l'agitazione o, il suo opposto, svogliatezza, rifiuto di qualsiasi responsabilità.

  • RISPOSTA enfatica

E’ positivo rivolgere complimenti, ma quando questi si impongono "io so quando tu vali" oppure sono enfatici (mielosi) si corre il rischio che appaiono falsi, invasivi e manipolatori, oppure diventino una gabbia di aspettative difficili da raggiungere. O figlio, ad es. a quale viene ripetutamente detto "tu sei straordinario", non percependosi tale e nel timore di scontrarsi con il pericolo di deludere il proprio genitore può andare incontro ha mostrato depressivo.

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