Un seminario residenziale dietro le quinte: Io, amo


io_amoLo scorso 20, 21 e 22 Maggio si è svolto, presso Dimora La Guardia a Monastero Bormida, il workshop residenziale “Io, amo” organizzato dall’A.S.P.I.C. di Alessandria, Savona e Genova con la partecipazione di 27 persone. Il percorso proposto intendeva sviluppare la consapevolezza, personale del nostro modo di stare nelle relazioni nelle quali investiamo affettivamente. E quando parliamo di relazioni significative parliamo, ovviamente, di relazioni di coppia ma anche di amici, di famiglia e di relazioni di lavoro. Nel corso del seminario ci siamo posti l’obiettivo di aumentare la consapevolezza personale sui meccanismi disfunzionali inconsapevoli, di ricatto emotivo, di aspettativa, di vittimismo, di aggressività, che mettiamo in atto proprio nelle relazioni, con l’obiettivo di cercare l’attaccamento, la vicinanza, la conferma di noi stessi e di una nostra speciale identità personale, professionale, sessuale.

Il seminario, dopo i saluti iniziali e un’introduzione rituale ha preso l’avvio con un’esperienza di pre-contatto rispetto al tema trattato da noi definita “Il Museo”. Abbiamo tappezzato due pareti della stanza da lavoro di frasi, immagini, stimoli visivi ecc. e, proprio come in un museo, si trattava di passeggiare davanti alle “opere” facendosi attrarre da alcune frasi/immagini piuttosto che altre e abituandosi a percepire le emozioni corrispondenti. Abbiamo proseguito con una parte dedicata all’esplorazione delle nostre radici. Siamo anche quello che la storia della nostra famiglia ha fatto di noi e tutte le nostre scelte, anche se operate in contrasto con il passato, non possono non risentire dell’educazione ricevuta, dell’atmosfera, delle regole, dei riti e dei miti che hanno permeato il nostro ambiente formativo.

Ci siamo occupati delle nostre radici costruendo il nostro genogramma, il foglio sul quale porre cioè una sorta di “albero genealogico” della nostra famiglia fino a tre generazioni indietro. Successivamente i partecipanti sono stati guidati all’esplorazione consapevole dei segreti, delle emozioni, dei desideri e dei vuoti che si celano “tra le foglie dell’albero”. Il resto della giornata di venerdì è stato dedicato all’esplorazione del Modello Operativo Interno precoce: il mio modo di stare nelle relazioni è anche il frutto della mia storia famigliare, delle mie prime esperienze di attaccamento, dei miti e delle credenze che ho assorbito fin dall’infanzia.

L’obiettivo del lavoro è la consapevolezza, per poi LASCIARE IL PROPRIO PADRE E LA PROPRIA MADRE. Ciascuno lavora alla costruzione e messa in scena della propria famiglia di origine, rappresentazione nella quale mettiamo: il modello di relazione dei nostri genitori tra loro e il nostro stile di attaccamento. Tutto questo per scoprire e consapevolizzare il nostro personale Modello Operativo Interno.

Dopo cena, ci occupiamo di lasciar andare i nostri genitori riformulando il modello in chiave progettuale e di desiderio, riconoscendo il buono e ringraziando. Questo perché non è funzionale o attuale andare alla ricerca delle relazioni con il MOI del passato, talvolta anche MOI positivi possono risultare disfunzionali. Sabato mattina partiamo con l’esplorazione delle diverse esperienze relazionali significative della nostra vita dopo quelle dell’infanzia. Naturalmente c’è ancora dentro il rapporto con i genitori. E poi ci saranno le storie d’amore, quelle di amicizia, quelle famigliari, quelle con gruppi diversi di lavoro e studio e tempo libero, quelle con lo stesso genere e quelle con il genere opposto al nostro, quelle con persone più piccole di noi e più grandi, allo stesso livello e a livelli diversi.

Ciascuno individualmente trova il suo angolo privato da meditazione e cerca nella memoria e nel cuore, fino a elencare e selezionare un tot di persone significative per lui, nel bene e nel male. Facciamo un elenco rispetto a quello che abbiamo dato, nella relazione con ciascuna delle persone selezionate, di buono e di non buono, e che abbiamo preso, di buono e di non buono. Ci saranno emozioni, abitudini, regole, credenze, convinzioni, sentimenti, comportamenti, oggetti.

Obiettivo del lavoro è preparare elementi per la modifica del MOI precoce. Dopo questo lavoro “medidativo” e di ricordo costruiamo la nostra personale valigia di noi nel mondo, riempiendo una scatola di cartone con oggetti raccolti, disegni fatti, lettere o frasi scritte, ritagli di giornale, poesie o titoli di film o canzoni. Dentro ci sta anche il nostro vecchio MOI. Chiudiamola bene e scriviamoci sopra il nostro nome. Con questo bagaglio andremo alla ricerca dell’altro. E la prima ricerca dell’altro non è del tutto consapevole, non ho ancora coscienza del mio desiderio, parto da un bisogno da colmare e quindi è il caso, il destino che mi assegnerà qualcuno.

Con la persona che il destino ci manda sperimentiamo l’avvicinamento e la conquista con alcune esperienze simboliche. Saremo prima “stanatore” e poi “stanato” e in entrambi i ruoli cercheremo di consapevolizzare i comportamenti e le emozioni, i tempi, la fretta o la rilassatezza, la paura, il desiderio. Il Sabato pomeriggio è stato dedicato all’approfondimento e alla consapevolizzazione delle modalità relazionali che ognuno di noi mette in atto nell’incontro con l’altro e lo abbiamo fatto con un esperimento di Analisi Transazionale che riproponesse il triangolo drammatico (salvatore, persecutore, vittima) in una determinata situazione nostra di vita e lavorando in questo modo sulla differenziazione dall’altro, sull’accettazione della diversità, sulla fiducia, che sono condizioni essenziali per passare da bisogno a desiderio.

Si tratta di trasformare le aspettative in richieste, svelare le proiezioni e riappropriarsene, stabilire le giuste distanze, esplorare il concetto di potere. E’ importante potersi avvicinare all’altro con fiducia e intimità per quello che si è, mostrandogli la nostra fragilità e vulnerabilità, imparare a dire frasi che non osiamo per pudore, paura di ferire, di rimanere feriti. “Io sono io e tu sei tu …”.

La serata è stata dedicata all’esplorazione della componente sensuale-sessuale del nostro modo di stare in relazione, relazione non necessariamente di coppia amorosa con un esercizio delicato di consapevolezza corporea e, in seguito, anche ad una celebrazione e ringraziamento di tutte le parti del nostro corpo attraverso un auto massaggio guidato da un’induzione.

La domenica mattina è stata dedicata alla celebrazione di una ri-partenza, un’esperienza riparativa, un progetto per una nuova vita di relazione. Abbiamo vissuto il cambiamento che abbiamo preparato lungo tutto il percorso, a partire dal venerdì sera e per tutta la giornata del sabato. Il presupposto alla base di questa giornata è quello di “tornare ad una nuova vita di relazioni” attraverso il gioco.

Questo ci permette di superare un vecchio MOI astratto, sicuramente talvolta molto doloroso, ma che, in fin dei conti, è solo un titolo. E se anche ha generato dolore, il dolore messo in scena genera sollievo, genera prospettive e non isolamento. La storia messa in scena funziona da archiviazione del vissuto e, attraverso di essa, possiamo vivere ancora, di nuovo.

I lavori sono terminati col pranzo della domenica e la consegna degli attestati di partecipazione.

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