AUTOBIOGRAFIA COME ERMENEUTICA DEL SÉ. Il valore esistenziale del narrarsi

Inviato da Nuccio Salis

Può capitare che ad un certo punto della propria vita si senta il bisogno di raccontarsi. Perché si può essere raggiunti da tale necessità? Quali sono le finalità che si intende soddisfare tramite questo espediente? La forma del racconto ha sempre assunto nella vita sociale e dei rapporti famigliari una importante funzione di collante nella costruzione del senso di un'identità collettiva e comunitaria. Attraverso la parola si sono potute trasferire interi capitali di eredità storica e valoriale da una generazione all'altra. La continuità delle consegne da una generazione all'altra è ancora oggi percepita (nonostante la presenza invasiva delle tecnologie multimediali) mediante il suggestivo fascino del racconto. Un mezzo che resiste al divenire di un'era dominata da modelli di comunicazione digitali e sempre più rapidi e riduzionisti. Ciò che pare insostituibile riguarda l'esigenza profonda di soddisfare un senso di continuità e stabilità con un passato descritto da quelle arcaiche e pregnanti allegorie a cui in modo ricorrente si fa appello per ritrovare quella dimensione perduta dell' "impossibile dove tutto è possibile". Quel bisogno di magia evidentemente frustrato da un'epoca soverchiata dalla cieca utopia razionalista, caricatura del modello empirico-sperimentale degenerato nel culto dello scientismo e del fanatismo positivista. Il bisogno del racconto asseconda dopotutto quella latente tensione verso la ricerca del senso, dell'ordine, della stabilità e della prevedibilità, fattori costitutivi di un orizzonte rassicurante, verso cui poter indirizzare il proprio desiderio di sviluppare una visione chiara su di sé e sui significati prodotti dalla propria esperienza. Il racconto rappresenta in questa circostanza un efficace metodo di auto-riflessione e centratura sul Sé. Un prezioso momento di raccolta e assemblamento ordinato e coeso sulle proprie vicende, a reperire così una trama unica, una direzione di senso, una ricostruzione validata da una spinta ermeneutica che spesso sorprende (e non poco) l'autore stesso che la sta elicitando. La narrazione testimonia di fatto un passaggio cruciale di sistematizzazione sulla conoscenza di sé, condotta secondo una vocazione interiore che volge al recupero o alla scoperta di nuovi paradigmi e prospettive concettuali. È esperienza più che frequente, nell'ambito del counseling, riscontrare il potere esplorativo e formativo della narrazione, quando l'autore del proprio racconto accetta di darsi il permesso di aprirsi ad un interlocutore competenze nel processo dell'ascolto comprensivo. In quel frangente, il racconto diviene il mezzo attraverso cui un soggetto scopre la sua capacità di dialogo interiore, di promozione del contatto e della comunicazione in un contesto intimo e protetto al tempo stesso; esplora il potere ordinatore del racconto, che mette in evidenza l'interconnessione tra i frammenti apparentemente dispersi delle vicissitudini personali. Questa è peraltro una delle funzioni principali dell'uso dell'autobiografia, perché da modo all'autore impegnato in questo compito di scoprire (e lasciarsi sorprendere) di come ogni singola esperienza soltanto apparentemente concepita come isolata e compartimentalizzata all'interno della propria storia individuale, sia invece indispensabile elemento di incastro nella ricostruzione e nella scoperta di un testo autobiografico con una propria struttura dotata di senso. E trovare il senso, come ci insegna Victor Frankl col suo approccio relativo alla logoterapia, vuol dire anche assumersi la responsabilità di caricare la propria esistenza di una valenza che può ora essere custodita, in quanto creatrice del divenire e dell'identità stessa del singolo. Il racconto di sé è per giunta rivelatore del proprio modo di intendere e rappresentare il mondo, configurando lo stesso dentro gli schemi della propria percezione, suscitando quei vissuti che stabiliscono quel rapporto circolare e interdipendente con la proprietà e l'uso del linguaggio, mezzo che influenza e riceve al tempo stesso l'influenza del proprio vissuto, in un continuo ed ininterrotto processo di confronto fra entrambe le dimensioni citate. Questa impostazione dialettica, se guidata in modalità consapevole e intelligente, può restituire all'individuo la capacità di una profonda e costruttiva meta-analisi che permette di procedere da attivi protagonisti sul sentiero della propria storia. La storia individuale contiene già, infatti, tutti gli ingredienti utili a realizzare questa ineluttabile alchimia del Sé come crocevia iniziatico di chi sta reintegrando, attraverso l'esegesi narrante, quegli aspetti orfani o sottostimati che invece nel riepilogo auto-biografico sono eletti a indispensabili tasselli di una autoscopica narrazione lineare e congiunta. E in questo rapporto vicendevole e dinamico fra senso e narrazione del senso, che si assiste al compimento di un impegno apicale circa la visione di sé e il significato del proprio percorso, arricchito e stimolato dalla trama degli avvicendamenti. Il ritrovamento di un filo conduttore offre direzione e scopo. L'aggregazione ordinata e sequenziata dei vari episodi circoscritti conferisce quel plot narrativo che autorizza a procedere, che rinnova la spinta motivatrice a indagarsi, a rivolgere verso sé lo sguardo chiarificatore, valutando anche l'importanza del rispecchiamento, del valore circa la presenza dell'alterità, dal momento che le storie di ciascuno sono anche sempre, inevitabilmente, intrecci a loro volta interconnessi nella dimensione affettiva e relazionale delle altre autobiografie uniche. Ed è questa speciale unicità e specialità che il soggetto preserva, dal momento che permette a se stesso di accedere a tale espediente e livello di lettura. Allo specialista della relazione di aiuto spetta il compito di sostenerne il processo secondo un principio di minima intrusione, favorendo nell'nterlocutore la migliore condizione per un favorevole, profondo e funzionale ascolto di sé. Unica via per scoprire il senso del proprio esserci. dott. Nuccio Salis (pedagogista clinico, counselor socioeducativo, formatore analitico-transazionale)
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