SOLUTORI VINCENTI: caratteristiche cognitive e comportamentali di chi raggiunge gli obiettivi

Inviato da Nuccio Salis

raggiungere obbiettivo

Esistono strategie vincenti per soluzionare e ricercare le risposte congruenti rispetto al problema che si presenta? Il tentativo di rispondere a questa domanda è ciò che da propriamente l’impulso agli studi sul problem-solving e alle diverse correnti di pensiero che su tale oggetto di ricerca si confrontano, si combattono o si contaminano a vicenda.
La comprensione della natura di un problema è il primo passo da fare per poterlo collocare almeno su una piattaforma di significazione. Dopodiché, si renderà necessario esaminarlo nelle sue parti, cogliere l’aspetto degli elementi singoli e degli stessi in relazione fra loro, quindi sviluppare un approccio sia analitico che sintetico, mantenendo una visione che combini il tutto con la parte.
A monte di un’azione vincente, che porta cioè a conclusione ed a buon profitto i propri obiettivi, sembra esserci prima di tutto una valida competenza di pianificazione.


Il buon solutore è uno stratega che in pratica riesce ad alleare l’esperienza del già noto con l’attitudine sperimentale. In pratica egli non improvvisa come uno sprovveduto che procede per tentoni, ma si orienta mediante una mappa che è il risultato di ipotesi e percorsi ragionevoli e consolidati.
Per riuscire, come si suol dire, ovvero soddisfare i propri obiettivi e condurli alla piena realizzazione, è necessario possedere e sviluppare doti organizzative, ed assolvere ad importanti criteri di problem-solving. Fra le caratteristiche procedurali più decisive, si può fare riferimento ad una serie di abilità mediante le quali un problema può essere reso intelligibile ed affrontabile. Tali processi consistono in operazioni come le seguenti:

 

.a) Selezionare. Un problema dovrebbe essere innanzitutto analizzato e scomposto in tutte le sue parti, in quanto è frequente interpretarlo sulla base di come l’intera situazione viene letta ed avvertita più che altro a livello viscerale ed emotivo. Questo genere di processo rischia di depauperare una visione lucida e il più possibile oggettiva, scivolando nella generalizzazione e quindi in scelte di azione premature o comunque sfasate nella tempistica e nelle modalità.
È dunque necessario discriminare i fattori salienti del problema a quelli meno rilevanti fino a quelli marginali. Molto spesso, infatti, come si è più volte ripetuto anche in altre occasioni, l’orizzonte della situazione problemica è definito sulla base di come viene approssimativamente concepito e rappresentato, sulla base delle personali credenze ed attitudini dei propri abituali processi di significazione della realtà. La ricontestualizzazione dei dati che descrivono la situazione, serve il più delle volte a ridimensionare la cornice e i contenuti del problema, generando così maggiori opzioni solutorie sulla base di una nuova ri-definizione dello stesso.
.b) Identificare le connessioni. Il fatto che debba esserci un’attenzione ai singoli elementi dettagliati di un problema, non si esaurisce nella scelta fra fattori centrali e periferici, in quanto un procedimento analitico efficace non isola in particelle isolate le singole componenti, ma si muove all’interno di un processo che è in grado di contemplarne anche il legame e la legge di interdipendenza. Si agisce cioè attraverso una visione sistemica ed integrata, affinché venga intesa l’influenza nella reciprocità dei rapporti. Cogliere i nessi eventualmente causali fra determinati aspetti è importante per attivare capacità efficaci di fronteggiamento ai problemi.
.c) Paragoni e analogie. Accogliere ciò che è nuovo è una risorsa tanto importante quanto anche volgere lo sguardo verso ciò che può essere stato già realizzato, intercettandone similitudini e parallelismi. In certi casi può risultare vantaggioso potersi affidare a modelli di riferimento già validati e collaudati. Al tempo stesso, offrendosi anche la possibilità di sperimentare l’inedito e l’inesplorato, o introducendo modifiche adeguate alla peculiarità che richiede la situazione.

 

I bravi solutori sono capaci di indirizzarsi verso la meta agognata non soltanto perché adottano le strategie sopra-riportate, ma perché al tempo stesso si sono ben formati ad evitare tutti quegli atteggiamenti che si configurano come considerevoli ostacoli alla riuscita dei propri obbiettivi.
_ Carenza di volontà. Una persona che voglia ottenere risultati soddisfacenti, in merito a ciò che si propone, o superare ostacoli e difficoltà di qualunque genere, ha bisogno di tenere sempre elevato il livello di volontà nell’azione da intraprendere. Si potrebbero verificare condizioni in cui sono richiesti sforzi ed impegni anche imprevisti, e l’energia dovuta alla volontà è il carburante ottimale per il prosieguo dei propri progetti e delle proprie intenzioni.
_ Disabitudine alla riflessione. Questo aspetto ribadisce l’importanza centrale della pianificazione organizzata e dell’azione premeditata. La presenza di questo difetto è infatti segno potenziale di rischio, legato alla possibilità di esperire agiti e comportamenti avventati, inadeguati o prematuri.
_ Fretta di concludere. Di certo un progetto si estende anche in un tempo definito, più o meno calendarizzato con precisione. Nel caso fosse possibile dilatare i tempi o gestirli comunque in modo elastico, sarebbe saggio saper attendere e preferire procrastinare un obiettivo purché si realizzi, piuttosto che far volgere al termine un impresa verso cui si è ancora poco preparati o esistano ragionevoli fattori di rischio di fallimento. La pazienza è una dote dei soggetti vincenti, anche di quelli apparentemente più carichi ed entusiasti, che sembrano quasi dare l’impressione di “voler spaccare il mondo”. Il solutore efficace sa anche aspettare, e scegliere il momento più opportuno.
_ Difformità fra vocazione e scelta reale. Prima di avviarsi verso un obiettivo è lecito chiedersi più volte se il senso, i principi e le finalità del progetto abbracciato si condividono, e fino a che punto. Non è infrequente ritrovarsi a sentirsi inadeguati rispetto a un percorso che inizialmente sembrava corrispondere ai nostri bisogni. Per questo è necessario monitorarsi sempre e dichiarare a se stessi sempre la verità. Se non lo facciamo noi, lo farà o l’ambiente intorno a noi oppure una stessa parte di noi che si attiverà proprio per boicottarci e farci deviare da qualcosa che non si sposa con noi, che non ci appartiene e non sentiamo nostro.
_ Inibizione ad agire. Nonostante le idee siano chiare, ed i percorsi di fronteggiamento di un problema siano stati concettualmente esplorati e descritti, si trovano difficoltà ad agire. L’iniziativa è interrotta, oppure non si conclude qualcosa che si è cominciata.
_ Paura del successo. Potrà sembrare paradossale, ma la paura di riuscire può superare quella di fallire. Il successo implica un cambiamento di prospettive, di immagine di sé e di identità, di rapporti con gli altri. Il successo determina un peso ed una responsabilità, dovuto in special modo a come gli altri possono valutarci e percepirci. Si indossa una nuova veste, foggiata soprattutto dalle aspettative che gli altri possono avere su di noi. Il successo rompe ed allontana dalla routine, e questa prospettiva non è per tutto contemplabile in tutta serenità.
_ Autoconvincimento di onnipotenza. La motivazione e la sicurezza di riuscire sono importanti, perché mantengono viva e rigogliosa l’energia vitale che sollecita all’azione. Al tempo stesso, queste virtù devono poggiare su basi convincenti ed essere sempre caratterizzate da un effettivo livello di realizzabilità concreta. Un eccessivo entusiasmo può condurre a minimizzare certi aspetti legati alle difficoltà. Convinti, ma con umiltà, orientati a guardare sia le risorse che i limiti, in oggettivazione con la situazione che si affronta.
È molto importante poter includere l’eventualità di avere bisogno di aiuto, senza insistere di non aver mai necessità di niente e di nessuno.
_ Ascrivere responsabilità a terzi. Vi sono atteggiamenti per davvero inadeguati che conducono ad un rischio elevato di fallacia. Fra questi sono da considerare certamente l’incolpare e il delegare, che denotano fra l’altro il legame di dipendenza del soggetto interessato con altri partner sociali. L’incapacità di non assumersi le proprie responsabilità è più che probabilmente la causa principale del non raggiungimento dei propri obiettivi preposti.
_ Decentramento dall’obiettivo. Per perseguire una finalità occorre perseveranza e continua ricentratura sul traguardo che si vuole raggiungere. Sarebbe bene immaginare di finalizzare gli obiettivi individuati. poiché questo aiuta a sostare nell’idea di potercela fare, ed a conferire forza di realizzazione ai nostri progetti.

 

Da queste caratteristiche sembrano emergere chiaramente i punti di forza e quelli maggiormente vulnerabili, che riguardano rispettivamente, da una parte la capacità assertiva di fronteggiamento di compiti legati ad aspetti problemici, e dall’altra le dimensioni di un agire spesso impreparato e superficiale. La sottolineatura sulle relative valenze positive e negative, rende maggiormente conto sulle qualità che un bravo solutore dovrebbe acquisire, sui punti da evitare, in quanto potenziali fattori invalidanti un processo di problem-solving efficace.
Chi affronta e dirige se stesso nel faticoso compito dell’affrontare i nodi problematici, potrà avvalersi di un percorso formativo da cui apprendere come sviluppare le caratteristiche funzionali ed evitare e prevenire gli atteggiamenti che insidiano le possibilità di successo delle proprie azioni.
 

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