Perchè ascoltare


bimbo che ascoltaNell'immaginario comune " ascoltare " viene inteso come porsi di fronte all'interlocutore in uno stato di completa apertura, emotiva e cognitiva, disponendosi all'accoglienza del suo disagio senza condizioni e astenendosi da qualsiasi valutazione.

Tale visione dell' " ascoltare " ne fa una sorta di passività la cui funzione è comprendere se non, a volte, giustificare anche ciò che non si è compreso.

A quest'ottica è connessa una considerazione dell'empatia, riconosciuta quale fondamento dell'ascoltare, come un calarsi totalmente nell'esperienza altrui nella convinzione che solo la condivisione della sofferenza possa condurre alla sua comprensione. Da cui consegue che capire l'altro è possibile solo a patto che si viva come l'altro, azzerando così la funzione ultima della comunicazione che è, invece, mettere in comune ciò che in origine comune non èn e, forse, mai lo sarà

L'ascolto, al contrario, non confina con alcuna accoglienza incondizionata né fa di questa apertura il suo scopo finale né la sola soluzione da offrire a chi chiede sostegno.

" Ascoltare " è, anzi, la sola premessa all'elaborazione di una effettiva opzione a comportamenti incongrui, logoranti ed inefficaci. " Ascoltare " dà soluzioni ai problemi. Soluzioni pratiche, tali in quanto calate nella effettiva realtà da cui ed in cui nasce il problema. Soluzioni, cioè, che non rimandano né al passato né al futuro. Soluzioni pratiche perché tutte dirette verso l'attualità.

" Ascoltare " tutto è tranne che attesa passiva, comprensione incondizionata e condivisione.

Per chiarire questo punto di vista specifichiamo, perciò, che cosa si intende per ascolto e cosa è utile ascoltare .

Anche il linguaggio quotidiano, ormai, possiede un'accezione dell'" ascoltare " come un andare oltre le apparenze verbali e non verbali. Il limite della comunicazione ordinaria, rispetto all'atteggiamento specialistico, è però la svalutazione che spesso viene compiuta nei riguardi dei contenuti manifesti come se il senso vero del messaggio fosse racchiuso unicamente in ciò che non si vede e non si sente immediatamente. Da cui derivano le incomprensioni che a volte caratterizzano le relazioni interpersonali anche quando sono significative ossia quando esistono, o esisterebbero, tutte le condizioni per realizzare scambi fluidi ed efficaci: affetto, obiettivi condivisi, motivazioni forti a capire e a farsi capire. Eppure, nonostante ciò, a volte la comunicazione si blocca e si inasprisce, particolarmente quando si reagisce o solo ai contenuti manifesti oppure a quanto non si vede e non si sente, ritenendo le apparenze un in più quantomeno fuorviante ( è il caso ad esempio di chi, nella normalità quotidiana, si improvvisa psico-qualcosa e si avventura in azzardate letture del pensiero altrui ) .

Lo specialista dell'ascolto, invece, non svaluta e non privilegia né le apparenze né il non detto e non visto ma elabora una connessione emotiva, cognitiva e linguistica tra queste due dimensioni. In questo senso " ascoltare " è calarsi nell'attualità che è tutt'altra cosa rispetto al " presente ". Questa dimensione, infatti, racchiude l'immediatezza ovvero esclusivamente quello che si vede e si sente. Nulla più. E' perciò la dimensione in cui si muove per lo più il linguaggio quotidiano e non specialistico. E' la dimensione in cui vive e vegeta il cosiddetto presentismo post-moderno in cui sono compressi, fino ad azzerarsi, memoria e futuro.

L'attualità, invece, è l'ambito in cui tutto si connette, dove cioè il passato incontra il presente e si proietta verso il futuro ma a partire da ciò che la persona è oggi.

" Ascoltare " nell'attualità vuol dire cogliere il momento in cui, nella narrazione di coloro che chiedono sostegno, avviene tale incontro.

In quest'ottica l'ascolto vuol dire " anticipazione " che è tutt'altro rispetto alla lettura del pensiero o del futuro.

" Anticipare " attraverso l'ascolto significa connettere la narrazione di quel momento alla storia della persona che narra. Vuol dire trasmetterle la consapevolezza della meta del suo cammino, lasciandole la scelta se proseguire o cercare altre vie.

 

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