di MAURIZIO MOTTOLA
Sabato 16 e domenica 17 aprile 2011 si è svolto a Perugia il workshop Patterns "sistemici-caratteriali" e movimenti verso il nuovo, condotto da Alfonso Amatore, counsellor iscritto al Registro Italiano Counseling (Re.i.Co.) ed al Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti (C.N.C.P.), al quale abbiamo posto alcune domande.
In che consistono i Patterns "sistemici-caratteriali"?
È la sintesi di personali anni di studi e sperimentazioni tra varie tecniche apprese in ambienti diversi di insegnamento nel campo delle terapie e degli approcci per l'aiuto alle persone nei momenti di difficoltà esistenziale. Ho intuito che avevo la possibilità di mettere in campo un nuovo modello di intervento immaginato come il battito di due singole mani che emettono un suono nuovo.Ho conosciuto e amato l'apprendimento della terapia della gestalt e dell'analisi transazionale culminata, durante il mio iter formativo esperienziale, con l'apprendimento ed il vissuto profondo dell'enneagramma acquisito direttamente, per circa dieci anni, dal maestro professor Claudio Naranjo. In tale ambito ho imparato a poter prestare la mia attenzione di counselor partendo da una nuova definizione del sé, che prevede il movimento dell'individuo che impara ad apprendere come spogliarsi del falso sé, in una sorta di nuovo dialogo tra quello vecchio ed uno nuovo, da dentro a dentro, dalla destrutturazione di antiche convinzioni che la mente ricorda alla coscienza attraverso una sorta di bisbiglio che suggerisce come "dover" vivere o per meglio dire sopravvivere, a danno del come "voler" vivere, naturalmente bene! Spesso ciò deriva da una convinzione adottata da piccoli, quando ci siamo sentiti più o meno trascurati o minacciati dall'ambiente familiare d'origine, e che per difenderci abbiamo adottato un proprio "copione esistenziale" (maschera, carattere, resistenza, ego, eccetera) per proteggerci dalle difficoltà della Vita. In quel tempo lo scopo era farci "notare" e farci "amare" dall'ambiente, un copione che a lungo andare si trasforma in una stanca e silenziosa inautenticità, che rende la vita appesantita dalla maschera stessa, che sottrae l'espressione della nostra autenticità attraverso la negazione di "spontaneità, consapevolezza e capacità di intimità".
Successivamente, con la terapia sistemica ed in particolare con le tecniche apprese delle Costellazioni Familiari, ho compreso una nuova possibilità che indica e illumina su cosa è accaduto tra sé e gli altri, aiutando a sciogliere i nodi del passato ed i conflitti nell'ambito della famiglia d'origine ed attuale. Ho capito che gli esclusi richiedono il diritto d'appartenenza al gruppo di cui fanno parte, altrimenti, spesso, qualcuno dei membri successivi della famiglia stessa potrà ereditarne il relativo sospeso emozionale, provocando a volte il sorgere di una sorta di alone di malessere che aleggia sulla famiglia e di cui si è, a volte, completamente ignari. Con le Costellazioni Familiari possiamo fare ordine osservando ciò che è successo, riappropriarci del nostro "posto naturale" attraverso gli "ordini dell'amore", in cui c'è qualcuno che dà e qualcuno che prende, per sempre! A comprendere la differenza tra "preoccuparsi e occuparsi" degli affetti. In tal modo giunge un nuovo sollievo personale e del proprio ambiente familiare, che può rigenerarsi anche completamente, a volte anche grazie ad un solo nuovo movimento corretto e di rettifica. Sarà coinvolgente come un effetto domino, portando nuova vitalità fresca e forza per tutti.
"L'approccio misto "carattere - costellazioni, sistemico - caratteriale (patterns)", che sto attuando, aiuta a portare a galla rapidamente energie inconsce rendendole esplicite ai fruitori. Succede così di inquadrare, anche con grande chiarezza, le maglie che imbrigliano la persona, oltre alle possibili vie di uscita verso quella novità che sarà benevolmente e consapevolmente da Ella accettata". Tornando all'esempio delle mani è come se una delle due possa togliere la maschera (dentro) e l'altra riaccompagnare l'individuo "fuori", sanato dentro, autentico e vivacemente reinserito fuori. Il dentro è rappresentato dal riferimento gestaltico enneagrammatico, il fuori dalla terapia sistemica in cui rientrano le costellazioni familiari. Il primo rappresenta per certi versi la mano femminile, il dentro, l'intimità risanata, il secondo una mano tipo maschile che riporta fuori, alla luce del sole, ciò che è guarito dentro, come far asciugare la ferita all'aria aperta. Questa, secondo me, è la sintesi più fedele del modello che propongo: Patterns "sistemici-caratteriali" e movimenti verso il nuovo.
Che funzioni svolgono le pratiche meditative nell'ambito della sua attività di counsellor?
Sono sempre la premessa e la conclusione di ogni percorso che propongo alle persone. A volte, per chi è poco esperto di tecniche meditative, propongo di allenarsi a stare nel presente, con esempi semplici, come l'allenamento alla capacità di stare nel setting osservando le pareti, ascoltando i suoni, annusando gli odori. È spiegare come si fa ad attuare la presenza grazie alla meditazione. Per gli occidentali a volte risulta più ostico attivare tali tecniche che per gli orientali sono maggiormente naturali, ed allora provo a partire con l'allenamento alla presenza alle cose ordinarie, ad abituarsi a lasciare ciò che hanno vissuto fino al momento precedentemente prima e di "sentire" il presente nuovo. Insegno loro a ricordarsi, durante la giornata, della propria presenza, attraverso l'attenzione al respiro, il sentire il proprio corpo e le sue sensazioni (battito cardiaco, circolazione sanguigna, toccarsi il viso, le dita, eccetera), insomma tutto ciò che possa ricordare di stare presenti. Poi, man mano che gli incontri proseguono, propongo piccoli spazi di meditazione, tendenzialmente attive, che sappiano coniugare la presenza del respiro con la percezione della realtà, in tal modo si apprende ad essere partecipi al presente ed a sentire di esistere!
A suo avviso che spazio possono avere i counsellor nell'attuale situazione di pletora di psicologi e di psicoterapeuti?
A mio avviso la crescente crisi di modelli didattici, che finalizzino gli studi a sbocchi lavorativi a favore dei giovani, sta portando, negli ultimi anni, questi ultimi ad intraprendere percorsi formativi "alternativi" ai vecchi sistemi classici, ancorati alla produzione di beni e servizi da "vendere" con il relativo ritorno economico (ricavo). La personale sensazione è che l'inflazione di tali figure professionali dedite alla sfera psicologica stia portando ad una eccessiva competizione sia tra i singoli specialisti, sia tra le varie scuole di pensiero. Il terapeuta, in genere, dovrebbe essere colui che disunisce da ciò che non va per riunire in ciò che va e tale frenetica concorrenza, secondo me, sta silenziosamente instaurando una sorta di guerra fratricida tra persone che dovrebbero essere portatrici di benessere e non di conflitto, spesso velato da alone di buonismo. Molti operatori sono all'estenuante ricerca di clienti e pazienti, col rischio di dimenticare a continuare a lavorare su di sé e sul disinquinamento della propria coscienza, per diventare innanzitutto veri uomini e donne, adulti.
Parecchi psicologi e psicoterapeuti sfornano migliaia di terapisti ogni anno dalle loro scuole, che poi non sanno dove andare, che saranno inevitabilmente alla ricerca di persone da "curare", confermando ciò che nel counseling è drasticamente ridimensionato: l'idea di diagnosi. Questa non fa parte della cultura del counseling, dove avviene invece la presentazione agli utenti di modelli comunicativi esperienziali che li risveglino dall'assopimento, dovuto a convinzioni antiche, e che vanno semplicemente accompagnati verso una naturale "autoregolamentazione organismica", come si dice in gestalt. Il counseling, tra le metodologie di aiuto alla persona, sta rappresentando una nuova possibilità di aiuto concreto (problem solving) e veloce (quando se non ora?).
La psicoterapia ortodossa, spesso, può inchiodare il paziente in una convinzione di incapacità e di malattia, che lo limita e lo rende dipendente dallo specialista, col quale a volte rischia di dare origine a soggezione di tipo bambino ed immaturo (dimmi come si fa) e di negargli la possibilità di assumersi la responsabilità. Inoltre rischia di inibire la capacità di vivere la gioia nello scoprire il grande potenziale che vive dentro sé, che può guidarlo autonomamente nelle scelte della vita, e -quando ciò non sarà possibile- di saper accettare il destino come parte naturale della vita, "guardare ciò che è", "la verità che libera altra verità". Molti psicologi stanno già attuandolo, a volte manca loro la cultura dell'umiltà di riconsegnare gran parte del merito della risoluzione del problema esistenziale nelle mani dell'utente stesso, il quale, simbolicamente, potrà come applaudire se stesso per la propria capacità e ringraziare l'operatore d'aiuto, soprattutto il counselor, il quale non avrà fatto altro che indicargli "la via d'uscita" dal problema. Tale professionista poi, se ben presente, imparerà a rispettare il cliente quando percepirà che non ce la fa, almeno in quel momento, e di tenerlo a cuore, aspettando che avvenga qualcosa di nuovo, altrimenti, come dice la poesia della gestalt: pazienza!
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