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tra autostima e narcisismo...

Inviato da Giancarla Mandozzi

           Inclusione, rispetto dell’altro, empatia, comunicazione efficace e molti altri suggerimenti utili a migliorare ogni relazione intrapersonale e interpersonale sono, ormai da tempo, diffusi, insistiti, insegnati, appresi, sono entrati nel nostro vocabolario quotidiano e ci si aspetterebbe che possano indurci all’accettazione, evitando facili giudizi su di sé e sugli altri. Ma non è affatto così e forse, proprio perché ci siamo documentati …sul web e siamo in grado di usare certe definizioni/aforismi di grandi autori e maestri,  stiamo nutrendo la convinzione di sapere e ci sentiamo autorizzati ad esprimere con leggerezza opinioni personali che hanno sapore di diagnosi.

 

Già al primo colloquio, al counselor, che assolutamente non è chiamato a fare diagnosi (il suo ruolo proprio non lo prevede), accade facilmente che  la persona in aiuto la esponga per sé o per altri, elaborata e cesellata, verificata nel tempo e caratterizzata da una solida certezza che non conosce neppure l’ombra di un dubbio, il comune denominatore, qualunque sia la diagnosi in questione.

La persona in aiuto, forte di definizioni cliniche afferrate in qualche libro di psicologia, tra i tanti che da anni legge con voracità, o ascoltate da  lezioni/spiegazioni di esperti su youtube e che, a suo parere, le danno ragione su tutto, parla a ruota libera, racconta di sé, le sue difficoltà per colpa degli altri, incapace di narrar-si.

La tipologia delle frasi con cui la persona in aiuto non di rado esordisce per presentare il suo problema, è varia: <Lo so, sono paranoico: quando mi fisso su qualcosa non c’è verso di allontanarmene>; < in questa relazione non ci posso più stare, ho frequenti attacchi di panico, perché sono da sempre ipocondriaca, fin da piccola e la colpa è di mia madre>; <incontro sempre persone sbagliate che non mi capiscono perché vivo la sindrome dell’abbandono: ho avuto un padre che non mi ha dato affetto e ha abbandonato me, i miei fratelli e mia madre>; <il mio partner è un bugiardo patologico>; ;>...

           Al counselor il compito di aiutare la persona a dipanare il groviglio in cui si dibatte e arrivare a qualche spunto di chiarezza, tra bassa, alta autostima e diagnosi di patologie conclamate ai suoi occhi ma che obiettivamente si fondano su stati emozionali di agitazione e talvolta collera. Fondamentale sarà che il counselor usi la riformulazione, nel rispetto di una gestione non direttiva del colloquio che non prevede di suggerire scelte, bensì l’accompagnare con la massima discrezione la persona a mettersi in discussione e riuscire a vedere le sue certezze come un tentativo assai poco efficace di difesa dalle proprie paure e finalmente accettare il dubbio.

Mi soffermo su autostima e narcisismo, le definizioni/diagnosi statisticamente più numerose (nella mia esperienza di percorsi di counseling con persone in aiuto) accennando a pochi punti nodali utili ad un lavoro di problematizzazione. In sintesi, che cosa è l’autostima; che cos’è il narcisismo e in che cosa si differenzia dall’atteggiamento narcisistico; quale  relazione è possibile stabilire tra autostima e narcisismo.

L’autostima, indispensabile fondamento per il nostro equilibrio, per assumerci consapevolmente le nostre responsabilità, per il nostro BeneEssere, è l’insieme di valutazioni e giudizi positivi su di sé che l’individuo costruisce nel tempo mettendo in correlazione i propri reali successi con le proprie aspettative; un confronto tra il sé reale e il sé ideale nel quale grande rilevanza hanno le interazioni con gli altri che costituiscono il banco di prova della valutazione riflessa di ciò che le altre persone pensano di noi.

(cfr. https://www.stateofmind.it/tag/autostima/)

Alimentare il sé ideale è molto importante per attribuire un senso ad ogni nostra scelta, ma, come accade per ogni segmento della vita umana in quanto sistema non lineare e che ad una stessa situazione può dare risposte diverse, il sé ideale può anche diventare un freno e un vincolo che anziché confortare i nostri desiderata, genera in noi insoddisfazione e emozioni negative. Insomma, è necessario che le nostre aspirazioni siano, pur con impegno e costanza,  da noi raggiungibili perché se non lo sono diventano un impedimento alla nostra autostima. Occorre, per nutrire la nostra autostima, che ci rendiamo capaci di abbassare le pretese del nostro sé ideale, oppure di potenziare il nostro sé reale (Berti, Bombi, 2005).

Frequentemente ci accade di formulare idee arbitrarie su noi stessi (inferenze cognitive) che non hanno riscontro reale, obiettivo, come astrazioni, estrapolazioni, generalizzazioni, assolutizzazioni, tutte operazioni da cui ci mette in guardia la PNL, proprio perché qualunque sia il modo in cui ci vediamo e ci presentiamo agli altri o con cui vediamo gli altri (negativo o esageratamente positivo) ha delle ripercussioni molto profonde sulla nostra sicurezza interiore. Può tornarci utile riflettere su una ben nota realtà: la mente mente, anche a se stessi ed è in grado di deformare, distorcere proprio come una lente tutto ciò che osserva e anche il nostro sé, sia quando è spettatore, sia quando è attore (cfr. Eduardo Giannetti, Le bugie con cui viviamo, Newton Compton, 2000).

L’ipotesi che Facebook mostrerebbe un’immagine positiva di noi stessi e dunque potenzialmente sia un incremento di autostima, come alcune ricerche hanno suggerito, potrebbe spiegare l’uso intensivo di Facebook, l’ansia di visibilità che conquista molti. Potrebbe spiegare, ma come connettere questa accresciuta autostima, con l’evidente atteggiamento narcisistico dei “patiti” dei social?

Autostima e atteggiamento narcisistico, hanno elementi in comune e in che cosa si differenziano? Gli effetti benefici dell’autostima possono anche essere frutto di atteggiamenti narcisistici o addirittura del narcisismo?

Inducendo la persona in aiuto a porsi qualche domanda, il counselor riapre lo spazio ad una nuova riflessione, a distinguo importanti, ad un percorso la cui meta sarà acquisire consapevolezza, da parte della persona in aiuto, che le sue diagnosi contengono spunti di osservazione obiettiva, ma ancor più frequenti sue interpretazioni spesso frettolose, magari pregiudiziali su di sé e sugli altri.

E la riflessione continua in tra autostima e narcisismo…2

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

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