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Come diventare antifragili

Inviato da Zila Carnevale

arrampicata neve

Come tante capacità umane l’antifragilità si conquista e si mantiene, con l’esercizio e l’allenamento. Se l’essere umano nasce fragile - perché per natura è un sistema aperto, ha quindi bisogno di aria, acqua, luce, cibo, contatti umani ecc- può trarre forza dalla fragilità per adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente e delle prospettive di vita, attingendo dall’incertezza e dal caos.

Come? Innanzitutto attraverso la capacità di conoscere e riconoscere i propri limiti e poi attraverso il confronto con gli altri. L’essere umano è un “animale sociale”: la caratteristica vincente dell’antifragilità. Senza lo scambio e l’incontro con l’altro non potremmo cogliere le differenze che possono diventare punti di forza da potenziare e da imitare in un ambiente mutato, mutabile o se si vuole raggiungere un obiettivo.

Per esempio se si vuole praticare uno sport in cui è necessario essere agili e leggeri per effettuare movimenti rapidi in un ambiente impervio (v. arrampicata su neve e ghiaccio) il corpo deve diventare leggero, resistente ed elastico. Se si vuole praticare il body building il corpo deve aumentare la massa muscolare ed essere adatto agli sforzi intensi e continui. Pertanto ogni atleta lavorerà affinché abbia a sua disposizione il corpo idoneo. Ma non basta per raggiungere risultati. Serve l’allenamento, serve la focalizzazione sui risultati, serve la lucidità rispetto alle fasi da compiere durante gli allenamenti e le gare. E serve la forte motivazione che spinge l’individuo a perseguire nello sforzo. Illuminante può essere “l’allenatore”, l’altro, colui che aiuta e si prende cura durante gli allenamenti, che svolge il ruolo di mentor nei momenti duri o di sfiducia e che spinge l’atleta ad essere responsabile della sua “autoefficacia”. Il risultato non è solo sforzo individuale, nello sport, nel lavoro, nelle relazioni personali, ma è il frutto di un incontro del sé con l’altro da sé, che malgrado sia spesso diverso diventa linfa vitale di apprendimento e quindi di superamento del limite.

Qui di seguito la lista degli elementi chiave della antifragilità:

 

•      la resilienza, (capacità di tollerare lo sforzo, la caduta, piegandosi ma non spezzandosi)

•      la sensibilità al contesto (riconoscere un comportamento appropriato alla situazione)

•      l'autoconsapevolezza(riconoscere le proprie emozioni, empatia)

•      l'attenzione(capacità di restare concentrati, ‘attentional blink’)

•      l'intuito sociale (capacità di cogliere elementi non verbali per capire intenzioni e stati d’animo)

•      la prospettiva (capacità di conservare le proprie emozioni, positive e negative)

 

 

Se ci muovessimo in una ambiente sempre uguale un buon livello di queste capacità sarebbe sufficiente per vivere bene e mantenere un adeguato livello di benessere.

La cosa diventa complicata quando i parametri di riferimento del vecchio rispetto al nuovo cambiano e quindi rendono incerti lo standard da acquisire e mantenere. Allora è necessario incontrarsi, confrontarsi, discutere, aprirsi con l’altro, insomma realizzare “il gioco di squadra” che rende performanti tutti e aggiunge valore al gruppo. Chi pratica uno sport a livello agonistico lo ha capito da tempo: anche gli allenamenti sono praticati insieme. Chi vuole crescere professionalmente cerca corsi di formazione e partners con cui eseguire il lavoro, insieme. In questo modo è più facile acquisire nuovi metodi per

•      modificare il sapere precedente

•      modificare l’immagine di e del proprio ruolo

•      modificare i modelli di relazione interpersonale

in un ambiente in continuo cambiamento.

 

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