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"saper" litigare, una competenza per lo più ignorata...

Inviato da Giancarla Mandozzi

    "saper" litigare, una competenza per lo più ignorata...   

 

            Crediamo di essere capaci di litigare, altroché! e anche se poi ricorriamo raramente al litigio, anche se preferiamo evitare ogni scontro, persino verbale, siamo convinti che all'occorrenza saremo in grado di "farci valere" nei confronti anche di un interlocutore pungente o addirittura aggressivo. E tuttavia, alla prova dei fatti, quante volte dopo un litigio che non avremmo voluto, che non abbiamo cercato, ma  nel quale siamo stati trascinati (o almeno questa è la percezione che ne abbiamo avuto) scopriamo di non essere stati in grado di chiarire la nostra idea e ancor meno di rendere credibile la nostra disponibilità alla negoziazione (che talvolta è la soluzione e quindi la strada più efficace da seguire). Quando ci rendiamo conto di non aver costruito terreno fertile da cui potesse nascere un'intesa reciproca, in modo che, a noi e al nostro interlocutore fosse stato possibile mantenere almeno parziale soddisfazione del proprio obiettivo, un parziale riconoscimento della propria posizione, pur rinunciando ad "averla vinta".             Questa soddisfazione parziale è proprio il risultato che un litigio "ben fatto" può portare, perché nel pieno rispetto di sé e dell'altro, in alcun modo sminuisce e logora la relazione interpersonale e intrapersonale che, anzi, ne escono rafforzate come la nostra autostima dopo aver superato una prova impegnativa.

 

Eppure la nostra convinzione di che cosa sia il litigio è altra: quasi sempre, fin da bambini, osservando gli adulti intorno a noi coinvolti/travolti dai loro problemi e ignari di noi e della nostra presenza,  del litigare abbiamo sedimentato il significato che un qualunque dizionario ci riporta: Litigare [dal lat. litigare, der. di lis litis "lite"] = contrastare l'altro con parole vivaci, talvolta aspre e ingiuriose, per far valere o per imporre le proprie ragioni. Così, il litigio si configura come il modo in cui io prevalgo, io contrasto l'altro per ottenere ciò che a me appare importante, giusto, ecc... e forse è proprio per questo che, una volta adulto, preferisco evitare ogni forma di litigio, perché non amo impormi sull'altro, piuttosto tanto bramerei che fosse l'altro a riconoscere ciò che desidero e me lo consentisse (il che nasconde un mio interiore "bel" problemino: vorrei soddisfazione senza neppure lo scomodo di chiedere...Ma lasciamo qualche riflessione su questo ad altro momento).

È con questa pregressa radicata convinzione che in genere ci accade di litigare trascinati dall'emotività, ormai non più disposti a considerare con lucida razionalità la posta in gioco, insomma ci addentriamo nel litigio senza saperlo fare, senza avere la benché minima idea della complessità delle dinamiche che stiamo mettendo in atto e di un'infinità di elementi, dal contesto, ai ruoli, all'ambito, alla natura dello scontro, all'indole dell'interlocutore o degli interlocutori. Sono dinamiche difficilmente controllabili, è certo,  ma occorrono abilità e competenze specifiche per ri-conoscerle, occorre che siamo ben allenati a porci domande, prima ancora di esprimerci,  per sapere come farlo in modo più efficace, insomma per raggiungere il mio obiettivo, in toto o parzialmente, ri-conoscendo all'interlocutore le sue ragioni, se non altro per confutarle con attendibilità. Diversamente, non avrò altra chance di fronte alle posizioni del mio interlocutore, per me nulla di più che vane e illogiche "pretese", che alzare progressivamente il tono di voce, progressivamente  aumentando l'aggressività del mio linguaggio, ormai libero da freni razionalizzanti e sensibilità relazionale. Non è proprio una bella prospettiva e quindi sarà necessario a ciascuno di noi ri-vedere luci e ombre del litigio, con grande attenzione ed equilibrio, un'osmosi tra me e l'altro che per evidenti condizioni umane non può essere per nessuno definitiva né definita una volta per tutte. A tal proposito granum salis occorre per accostarsi alla visione edulcorata e più o meno semplificata/prescrittiva di una abbondante pubblicistica:  il litigio assicura la qualità comunicativa; litigare fa bene; saper litigare è indispensabile; litigare con metodo; bambini: litigare per crescere, se gli adulti non  si intromettono... una pubblicistica che arriva persino all'invito: non evitare i conflitti, impara a litigare: i basilari per litigare bene.

            Prossimamente:  di che cosa si nutre la capacità di imparare a… litigare?

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

 

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