Il counseling secondo il modello dell'evoluzionismo Darwiniano

Inviato da Mario Papadia

 

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Museo storia naturale di New York
La psicologia che si ispira al modello evoluzionistico offre al counseling prospettive di interpretazione del disagio che possono avere notevoli riflessi sulla pratica. L’evoluzionismo permette di interpretare stati d’animo, meccanismi nelle scelte, forme d’ansia come un dato appartenente alla selezione naturale, e quindi di alleviare la tendenza alla patologizzazione così frequenti nell’interpretazione del comportamento umano.

 

 

La nostra “natura” è il prodotto di processi evoluzionistici che hanno agito lentamente nel corso di migliaia di generazioni. L’evoluzione è un processo lento che richiede migliaia di anni per trasformarsi in strutture genetiche.



I comportamenti alla base della natura umana sono stati plasmati dalla selezione naturale nel corso di lunghi archi temporali.

 

Gli ambienti in cui ciò avvenne differivano da quello attuale per molti aspetti importanti, ed è in questi ambienti primitivi che la natura umana si è evoluta adattandosi alle sue circostanze.

 

Gli individui si sono evoluti per il loro interesse personale, non nell’interesse del gruppo o della specie. L’interesse personale tuttavia non è sinonimo di egoismo in senso moralistico, perché il proprio interesse, a livello evolutivo, non esclude il beneficio per gli altri.

 

In quale ambiente evolve la specie umana.

 

L’era è la quaternaria.

Pleistocene (1,8 milioni anni): compare l’Homo erectus. 150.000 anni fa: compare, in Africa, l’Homo sapiens (durante questo periodo si sono avute diverse glaciazioni).

 

Olocene (epoca attuale, interglaciale, 50.000 anni fa): Homo sapiens giunge in Europa.

 

30.000 anni fa: le prime tombe recanti sacrifici rituali (nascita del sentimento religioso?).

 

Durante tutto questo periodo la specie umana è venuta acquisendo la predisposizione ad impegnarsi in alcuni comportamenti (creazione della famiglia e della tribù, caccia, agricoltura), a reagire con modalità specifiche a stimoli specifici, a perseguire determinati obiettivi con maggiore intensità.

 

Il periodo compreso fra i 100.000 e i 10.000 anni fa è definito ambiente di adattamento evolutivo (AAE) . Si ipotizza che l’evoluzione genetica, morfologica e psicologica umana, quale è ora, si sia conclusa nell’AAE.

 

Negli anni compresi fra l’AAE e l’epoca attuale si sono verificati significativi cambiamenti dell’ambiente fisico umano e sociale che si ritiene abbia superato la capacità di variabilità del genoma (genome-lag: ritardo del genoma).

 

Gli scopi biologici fondamentali dei nostri antenati.

 

Nell’evoluzione i fattori agenti sono stati: la selezione naturale, le variazioni genetiche casuali e l’adattamento in relazione con l’ambiente (sia quello meteorologico sia le altre specie) e con gli individui della stessa specie.

 

Per spiegare i comportamenti dal punto di vista evoluzionistico è necessario comprenderne le motivazioni, ovvero lo scopo per cui si sono evoluti (i cosiddetti istinti). Gli scopi biologici fondamentali sono:

 

1) La sopravvivenza. Lo scopo è la conservazione della salute fisica e mentale attraverso:

- Ricerca della vicinanza.

- Mantenimento della stabilità interpersonale.

- Evitamento degli estranei.

- Instaurazione di una identità autonoma.

- Identificazione e protezione di ambienti sicuri.

- Identificazione delle risorse.

- Acquisizione, conservazione e utilizzo delle risorse.

 

2) La riproduzione. Lo scopo è l’investimento parentale (cura e sviluppo della prole, garanzia della trasmissione dei propri geni) attraverso:

- Identificare e scegliere un partner.

- Trattenere il partner.

- Avere figli e allevarli.

- Proteggere il partner e i figli da eventuali attacchi.

Il sesso che investe più nei figli è più cauto nella scelta del compagno. Le femmine mirano a un partner affidabile e dominante. La struttura fisica forte come segnale di protezione parentale. I maschi mirano a partner con alti indici di fertilità, perciò spesso più giovani. La bellezza come segnale di fertilità.

 

3) L’aiuto tra consanguinei. Lo scopo è la ricerca della vicinanza.

- Mantenimento della stabilità interpersonale nei rapporti con i parenti.

- Identificazione e protezione di ambienti sicuri per i parenti.

- Acquisizione, conservazione ed uso ottimale delle risorse per i parenti (investimenti parentale).

- Protezione dei parenti dalle aggressioni.


È determinante lo scambio di informazioni (comunicazione con gli altri membri del gruppo) funzionali al mantenimento della stabilità parentale, alla comunicazione dei pericoli, a trovare una figura di riferimento che dia aiuto in caso di pericolo, alla condivisione delle conquiste tecnologiche. Tutto ciò garantisce la sopravvivenza del gruppo, dei singoli individui del gruppo, in modo particolare della prole e quindi la permanenza dei propri geni.

 

4) L’altruismo reciproco non parentale. Lo scopo è lo scambio di favori con i soggetti che ricambiano l’aiuto.

- Identificazione delle persone che ricambiano l’aiuto e di quelle che non lo fanno.

- Mantenimento della stabilità interpersonale con non parenti (reti di sostegno sociale).

- Protezione degli amici stretti dalle aggressioni.

È determinante la capacità di comprendere gli stati mentali alla base del comportamento altrui, intuire le reali intenzioni dell’altro e in modo particolare la possibilità dell’inganno. Questo garantisce l’affidabilità della comunicazione, l’ordine comunitario e in ultima analisi la sopravvivenza dei propri geni.

 

Interpretazione in chiave evoluzionistica di alcuni stati emotivi.

 

  1. Ansia.

Stato emotivo associato alla sensazione dell’incombenza di eventi pericolosi (rivolta la futuro). Utile a fornire rapidamente informazioni in grado di modificare il comportamento. Si manifesta all’esterno e perciò può essere riconosciuta dagli altri, sicché possono portare aiuto.

È funzionale alla difesa per: la sopravvivenza (esempio nei bambini piccoli); la riproduzione (esempio perdita del partner); l’investimento parentale (esempio: perdita della solidarietà prossima); l’investimento sociale (esempio: rischio di perdita di status).

 

  1. Depressione.

Indicatore del mancato raggiungimento degli scopi biologici e quindi della compromissione della fitness individuale. Induce a sviluppare strategie comportamentali alternative. Il rallentamento fisiologico e psicologico che essa comporta è un meccanismo di risparmio energetico. Si manifesta all’esterno e perciò può essere riconosciuta dagli altri, sicché aumenta le probabilità di aiuto degli altri.

 

  1. Frustrazione - rabbia.

Risposta a situazioni ritenute molto svantaggiose: preclusione all’accesso alle risorse, inganno, limitazione delle opzioni riproduttive. Si è coevoluta con l’abilità di calcolare le conseguenze a breve termine delle azioni nei confronti degli altri. Spinge a cercare soluzioni alternative. Comportamento efficace per alterare il comportamento altrui.

 

  1. Piacere - soddisfazione - gioia.

Indicatori del raggiungimento degli scopi biologici (quando i benefici sono maggiori dei costi). Aumentano la probabilità di ripetere i comportamenti sperimentati. Il fatto che abbiano una durata limitata proteggono l’individuo dall’abbassare la vigilanza. La loro segnalazione rende l’individuo più appetibile in quanto vincente.

 

  1. Dolore.

Indicatore di stati fisiologici maladattivi. Se attribuito a una causa esterna conduce a manifestazioni aggressive. Spinge ad evitare future situazioni (comprese le sociali) ritenute fonte di dolore. Dal punto di vista evoluzionistico è più sviluppata la capacità di mettere in atto comportamenti contro il dolore proveniente dall’esterno che non verso il dolore d’origine psicologica.

 

6. Potere - controllo - euforia.

Il desiderio di provare questo stato emotivo contribuisce a promuovere la tendenza a migliorare il proprio status. Si è coevoluta con la tendenza a controllare queste emozioni per non alimentare la competizione degli altri.

 

Interpretazione in chiave evoluzionistica della nozione di mente.

La nozione di mente va intesa in senso complessivo, come il risultato dell’evoluzione. Essa è in grado di valutare la realtà alla luce dei programmi automatici (emozioni) e dei programmi rivolti al comportamento. La mente è una capacità funzionale che consiste in un insieme di circuiti anatomo-fisio-psicologici per l’elaborazione dell’informazione interna e ambientale, configurati dalla selezione naturale per risolvere problemi adattivi che i nostri antenati cacciatori-raccoglitori hanno affrontato generazione dopo generazione. La mente comprende anche circuiti specializzati predisposti al ragionamento sui problemi adattivi posti dalla convivenza sociale dei nostri antenati (pericolo d’inganno, cooperazione, scelta del partner, ecc.). Questi circuiti specializzati agiscono come se fossero “istinti del ragionamento” e sono:

 

  1. L’elaborazione delle informazioni.

Filtra le informazioni rilevanti interne ed esterne, organizza e determina il loro ordine di precedenza, spiega le informazioni mediante causalità, sviluppa uno scenario di strategie comportamentali (fondato sulla memoria), opera un continuo auto-monitoraggio.

I comportamenti comportano: memoria, pensiero, conoscenza sensoriale, apprendimento basato sull’osservazione, apprendimento attivo.

La memoria può attivare le emozioni. Poiché le emozioni sono una modalità reattiva con cui esprimiamo la comprensione di noi stessi e del mondo, esse possono essere attivate indipendentemente da eventi ambientali presenti, ma anche dalla memoria di eventi passati e dalla previsione di eventi futuri.

Un interessante esempio di adattamento è quello della lettura. Vi sono aree cerebrali specializzate per la lettura. Ne è prova il fatto che certe patologie (come i traumi cerebrali) eliminano la capacità di leggere, e ciò avviene proprio quando sono lese quelle aree che nelle neuroimmagini sono attivate durante la lettura. La scrittura esiste da meno di 6000 anni e ad essa è stata abilitata una regione occipito-temporale nell’emisfero sinistro del cervello, situata tra le aree che riconoscono i volti e quelle che riconoscono gli oggetti. Questa è dunque un’area che l’evoluzione aveva sviluppato per altri compiti, diversi della scrittura. Che cosa ha fatto sì che avvenisse questa specializzazione. Il fattore chiave di ciò è l’apprendimento. Mentre per imparare il linguaggio al bambino è sufficiente l’esposizione a stimoli linguistici nel suo ambiente (nessuno pensa a insegnargli regole grammaticali), per imparare a leggere è necessario un apprendimento particolare, lungo e complesso. Infatti tutte le persone delle varie popolazioni sanno sostanzialmente parlare, non tutte sanno leggere. Ma non basta fermarsi alla spiegazione dell’apprendimento puro e semplice. Per comprendere perché esso avviene bisogna entrare nella struttura della scrittura stessa. Le lettere fondamentali dei caratteri più antichi sono costruite in modo da disegnare segnali in cui vi sono intersezioni di linee (T, Z). Il nostro sistema visivo viene sempre colpito da questo fenomeno, si attiva quando vede intersezioni di linee. Per il cervello le intersezioni contengono informazioni importanti rispetto ai volti e agli oggetti. Non è quindi il cervello che si è adattato alla scrittura ma questa al cervello. Una volta identificata una parola, vengono attivate regioni che decidono cosa significa e altre che la pronunciano mentalmente.

 

  1. Comprensione sociale.

Mira a comprendere la situazione sociale in cui la persona si trova.

I comportamenti comportano: comprendere le norme sociali, gli scopi del gruppo, le motivazioni e i comportamenti degli altri, anticipare i bisogni emotivi degli altri, gli effetti del proprio comportamento sugli altri, le opzioni sociali di cui si dispone, monitorare il comportamento degli altri.

 

  1. Mantenimento delle relazioni sociali.

Mira a mantenere in una condizione di fitness le relazioni sociali.

I comportamenti comportano: la regolazione del comportamento verbale e non verbale, la comunicazione dei propri pensieri, delle motivazioni, dei sentimenti.

 

  1. Manipolazione sociale.

Utilizza le opzioni sociali.

I comportamenti comportano: usare i sistemi affettivi degli altri, promettere la disponibilità delle proprie risorse, ottenere la disponibilità delle risorse altrui, segnalare il proprio territorio, dissimulare l’inganno.

 

  1. Scambio sociale.

Ha l’intento di mantenere un ambiente altruistico.

I comportamenti comportano: soddisfare i bisogni degli altri, utilizzare i supporti sociali disponibili, accogliere il comportamento altruistico, mettere in atto un comportamento altruistico.

 

  1. Autocomprensione.

Opera monitoraggio della propria condizione di salute fisica e psichica.

I comportamenti comportano: sperimentare le proprie emozioni, anticipare i propri bisogni, identificare le risorse, anticipare le proprie necessità materiali, , comprendere le proprie motivazioni.

 

  1. Automantenimento.

Mira a saper soddisfare i fondamentali bisogni.

I comportamenti comportano: acquisire le risorse materiali, tollerare la presenza di conflitti, sperimentare emozioni, tollerare gli squilibri della reciprocità, modificare l’ambiente materiale, destrezza fisica, preservare l’attrattività fisica.

 

La specificità dell’individuo.


L’individualità è frutto della convergenza di quattro fattori:

 

  1. Nelle diverse sensibilità nei programmi automatici e del comportamento: variabilità individuale dei sistemi anatomo-fisio-psicologici che filtrano, selezionano e stabiliscono la precedenza dell’informazione interna ed esterna (diversità individuali in: localizzazione del dolore, percezione emotiva, riconoscimento di persone, luoghi, suoni e odori familiari, decodifica dei sentimenti e delle emozioni altrui).

  2. Nelle variabilità individuali nelle capacità funzionali: nei sistemi relativi all’attuazione dei comportamenti, ai processi decisionali, al mantenimento delle relazioni sociali, all’autocomprensione e all’automantenimento.

  3. Nel tipo di sviluppo infantile e adolescenziale. Le fasi della vita sono programmate geneticamente sia nelle tappe che nelle risorse, secondo il sesso e l’età, ma le contingenze ambientali possono influire determinando cambiamenti nello sviluppo.

  4. Negli apprendimenti dall’ambiente di appartenenza (cultura). La predisposizione all’apprendimento è geneticamente programmata. Tuttavia la cultura si è evoluta per selezione naturale, ponendosi anche al di fuori del controllo genetico e tendendo a limitare la variabilità individuale dei tratti.

Molta parte dei problemi individuali insorgono a causa del fallimento funzionale di uno o più tratti adattivi nello scopo che perseguono e nella capacità di metterlo in atto, fallimento determinato da cause remote o prossime.

 

L’adattamento individuale in relazione agli scopi biologici fondamentali.


Gli scopi biologici perseguiti dalla specie sono realizzati dagli individui in base ai fattori adattivi sopra elencati. La realizzazione di tali scopi causa una condizione di fitness, mentre il fallimento comporta effetti di malessere.

  1.  
    1. Sopravvivenza
  1. La ricerca e l’ottenimento della vicinanza dà piacere, senso di intimità, attività serotoninergica. Il suo fallimento: ansia, paura, attività noradrenergica e dopaminergica.

b) Il mantenimento della stabilità interpersonale dà regolazione fisiologica e psicologica, conoscenza di sé e degli altri, attività serotoninergica. Il suo fallimento: ansia, paura, irritazione, attività noradrenergica.

c) L’evitamento degli estranei comporta sicurezza. Il suo fallimento: stress, vigilanza, fuga, attività noradrenergica e dopaminergica.

d) L’identità autonoma rende possibile la conoscenza e dominio di sé e dell’ambiente quando si è soli, esecuzione di strategie alternative allo scopo di raggiungere una separazione tollerabile, attività serotoninergica. Il suo fallimento: disregolazione, frustrazione, attività noradrenergica e dopaminergica.

e) All’identificazione e protezione di ambienti sicuri conseguono regolazione psicologica, certezza, vantaggio competitivo, strategie alternative per identificare ambienti sicuri, attività serotoninergica. Il fallimento: stress, ansia, vigilanza, attività noradrenergica e dopaminergica.

f) Conservazione della salute fisica e mentale: soddisfazione, autostima, regolazione fisiologica, strategie alternative per migliorare la salute. Il fallimento: depressione, ansia, stress, attività noradrenergica e dopaminergica.

g) L’identificazione delle risorse dà soddisfazione, status sociale, vantaggio competitivo, esecuzione di strategie alternative per identificare le risorse. Il suo fallimento: vigilanza, ansia, stress, attività noradrenergica e dopaminergica.

h) Dalla acquisizione, conservazione e utilizzo delle risorse consegue regolazione psicologica, soddisfazione, vantaggio competitivo, strategie alternative per acquisire risorse alternative, attività serotoninergica. Dal fallimento: ansia, vigilanza, esposizione all’inganno, frustrazione, rabbia, depressione, probabilità di aggressione, attività noradrenergica e dopaminergica e oppioidegica.

2. Riproduzione.

a) Identificare e scegliere il partner: regolazione fisiologica e psicologica, gioia, soddisfazione, attività serotoninergica, sviluppo di strategie alternative per identificare le selezionare il compagno. Fallimento: disregolazione, irritazione, solitudine, depressione, ansia, autoinganno, attività dopaminergica.

b) Trattenere il partner: regolazione psicologica, gioia, soddisfazione, potere, controllo, autostima, sviluppo di strategie alternative allo scopo di trattenere il compagno. Fallimento: disregolazione, ansia, eventuale ritorsione, depressione, ritiro sociale, autoinganno, attività dopaminergica.

c) Avere figli e allevarli: regolazione fisiologica e psicologica, gioia, soddisfazione, attenzione alla distribuzione delle energie, sviluppo di strategie alternative allo scopo di avere o adottare figli, attività serotoninergica. Fallimento: disregolazione, depressione, ansia, autoinganno, ritiro sociale, attività dopaminergica.

d) Proteggere il compagno e i figli da eventuali attacchi: tensione psicologica e timore, probabilità che i figli e il compagno sperimentino piacere ed equilibrio psicologico, sviluppo di strategie alternative allo scopo di proteggere il compagno e i figli. Fallimento: disregolazione, ansia, depressione, ritiro sociale, autoinganno, attività dopaminergica.

3. Aiuto parentale.

a) Ricerca della vicinanza: intimità, vicinanza, protezione, opzioni di investimento, esecuzione di strategie alternative allo scopo di stabilire la prossimità, attività serotoninergica. Fallimento: stress, frustrazione, rabbia, depressione, attività noradrenergica e oppioidergica.

b) Stabilità interpersonale con i parenti: regolazione fisiologica, mantenimento di una rete di supporto sociale costituita dai parenti, esecuzione di strategie alternative allo scopo di mantenere la stabilità, attività serotoninergica. Fallimento: frustrazione, depressione, attività noradrenergica e oppioidergica.

c) Ambienti sicuri per i parenti: salute, sicurezza, status sociale, regolazione psicologica, esecuzione di strategie alternative. Fallimento: rabbia, depressione, probabilità di aggressione, attività noradrenergica e dopaminergica.

d) Identificazione di risorse da condividere: regolazione psicologica e fisiologica, esecuzione di strategie alternative, vantaggio competitivo, attività serotoninergica. Fallimento: stress, frustrazione, rabbia, depressione, attività noradrenergica e oppioidergica.

e) Investimento nei parenti: acquisizione di risorse e investimento ottimale, esecuzione di strategie alternative, attività serotoninergica. Fallimento: frustrazione, rabbia, depressione, attività noradrenergica .

g) Protezione dei parenti dalle aggressioni: sicurezza, status sociale, vantaggio competitivo, regolazione psicologica e fisiologica, esecuzione di strategie alternative. Fallimento: rabbia, probabilità di aggressione e ritorsione, attività noradrenergica e dopaminergica.

4. Reciprocità non parentale.

a) Identificazione delle persone che ricambiano l’aiuto e di quelle che non lo fanno: regolazione psicologica e fisiologica, esecuzione di strategie alternative per identificare coloro che scambiano l’aiuto, attività serotoninergica. Fallimento: frustrazione, rabbia, depressione, probabilità di ritorsione, attività noradrenergica e oppioidergica.

b) Scambio di favori con soggetti che ricambiano l’aiuto: status sociale, vantaggio competitivo, esecuzione di strategie alternative, attività serotoninergica. Fallimento: frustrazione, rabbia (indignazione), depressione, probabilità di aggressione, attività noradrenergica .

c) Reti di sostegno sociale: regolazione psicologica, minore incertezza e ansia, esecuzione di strategie alternative per mantenere la stabilità dei rapporti, vantaggio competitivo, attività serotoninergica. Fallimento: frustrazione, rabbia, depressione, probabilità di aggressione, attività noradrenergica e oppioidergica.

d) Protezione degli amici stretti dall’aggressione: status sociale, vantaggio competitivo, esecuzione di strategie alternative, attività serotoninergica. Fallimento: frustrazione, rabbia, depressione, probabilità di aggressione, attività noradrenergica e oppioidergica.

 

Le personalità disfunzionali alla luce del modello evoluzionistico.


Dal punto di vista evoluzionistico non esiste una personalità ideale. La selezione naturale non ha favorito una personalità ideale, ma diverse tipologie di personalità. Ciò suggerisce che alcuni tratti associati ai disturbi di personalità possono essere il frutto di processi adattivi evoluzionistici. Esistono quindi personalità selezionate nel corso del processo evoluzionistico che in un determinato ambiente attuale possono non favorire una condizione adattiva (strategie adattive sub-ottimali). Talvolta, se l’ambiente lo permette, hanno successo. Se l’ambiente non è adatto o se la caratterizzazione è molto pronunciata espongono sé stesse al fallimento o portano danno agli altri.

Personalità selezionate con strategie adattive sub-ottimali:

  1. Personalità antisociali: la loro ridotta capacità di provare rimorso le predisponeva al successo biologico.

  2. Personalità istrioniche: soprattutto nelle femmine garantiva il successo riproduttivo.

  3. Personalità iperattive: adattamento evoluzionistico ad alto rischio che permetteva la ricerca del successo biologico attraverso impulsività e lo stile relazionale predatorio.

  4. Personalità borderline: adattamento evoluzionistico nelle epoche di grandi stress migratori.

  5. Personalità narcisistiche: dotate di talento che le predispongono al successo sociale e riproduttivo attraverso lo sfruttamento delle risorse altrui, ma esposte alla vulnerabilità.

  6. Personalità paranoide: la paura eccessiva e la sospettosità è un lascito di una strategie di difesa da un ambiente estremamente pericoloso.

 

Il counseling in chiave evoluzionistica


Principi da tenere presenti

1. L’Homo sapiens si è evoluto in maniera imperfetta e gli individui sono meglio descrivibili come un mosaico di tratti indipendenti o semidipendenti (coltellino svizzero).

2. La variabilità individuale è determinante.

3. I disagi sono determinati da cause remote e da cause prossime.

4. La difficoltà a risolvere problemi svela una possibile limitazione delle funzionalità comportamentali.

5. Le emozioni forniscono informazioni sul livello di raggiungimento degli scopi.

6. Le persone che hanno disagio sono normali nel complesso della loro esistenza.

7. Gli individui agiscono allo scopo di ottimizzare il raggiungimento di obiettivi a breve termine.

8. Il comportamento riflette l’interazione tra strategie, capacità funzionali e situazione ambientale.

9. L’ambiente sociale è determinante nella creazione e nell’andamento del disagio.
10. In ogni persona esistono sistemi di autocorrezione (risorse) che cercano di compensare gli effetti, in tutto o in parte, del disagio.

11. È possibile far leva, nella soluzione del disagio, a compensazione di esso, su uno degli scopi biologici fondamentali.

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