Milton Erikson: i sillogismi in erba del guaritore ferito

Inviato da Rosanna Pizzo

"Solo il paradosso è capace di abbracciare, anche se soltanto approssimativamente, la pienezza della vita."

Carl Gustav Jung vol 12, p.20

Raccontare Milton Erikson, non è cosa facile, in quanto parlare di lui, significa entrare in una complessità tale, che qualunque semplificazione raziocinante, rischierebbe, non solo, di non rendergli merito, ma di finire, come diceva Robert Musil, di fare come i filosofi, che in quanto generali mancati, non potendo mettere in riga uomini, mettono in riga idee.

Cosa voglio dire? Voglio dire, che comprendere, Erikson richiede una visione intuitiva, di qualcosa dal di dentro, espressione, con cui si allude alla figura del comprendere, (dal tedesco verstehen ) cioè, quella forma di approccio, che attiene alle scienze dello spirito, il cui oggetto proprio, come diceva il filosofo e storico tedesco W. Dilthey,” non è il dato, ma il vissuto, testualmente, “non è un fenomeno dato attraverso i sensi, come riflesso del reale nella conoscenza, ma una connessione vissuta dentro di noi”.

Erikson, quindi, va compreso, in questa cornice di senso, attraverso un approccio intuitivo, emozionale, dal di dentro, al quale si accede, con l’attivazione dell’emisfero destro, in sintonia con il fatto, che egli comunicava appunto, attraverso esso, ritenendo di dover trattare i suoi pazienti in termini di processi primari, di linguaggio arcaico, di emozioni, in quanto l’inconscio determina in gran parte la vita degli esseri umani.

Lo aveva detto anche Carl Gustav Jung, seppure all’interno di una ben diversa prospettiva epistemologica, nella sua autobiografia “La mia vita è la storia di un auto-realizzazione dell’inconscio”.1

La Mia Voce Ti Accompagner?L’inconscio, beninteso, non immaginato come una realtà predeterminata, a cui soggiacere, ma potenzialmente soggetto, in base alle esperienze e agli incontri di ciascuno, al cambiamento. Leggiamo, infatti, nel suo bellissimo saggio “La mia voce ti accompagnerà” che “il mutamento sia più efficace e permanente, quando il terapeuta si concentra per influenzare i modelli inconsci del paziente, modelli che spesso comprendono i suoi valori e schemi di riferimento”.2

Erikson, significativamente, aveva preso le distanze dall’analisi freudiana, ritenendola impraticabile e soprattutto inefficace. Egli infatti guardava all’inconscio, come un abisso insondabile e alla parte conscia come priva dei mezzi per penetrarlo.

Anche, Gregory Bateson aveva osservato “la coscienza, per ovvie ragioni, meccaniche deve essere sempre limitata a una frazione piuttosto ridotta del processo mentale. Se è davvero utile, deve essere perciò lesinata”. 3

Erikson aveva capito, in altri termini, che il letto di Procuste della logica (nella mitologia greca classica, il brigante Procuste, cioè, “lo stiratore”, che aggrediva i viandanti e li costringeva in una sorta di letto scavato nella roccia, stirandoli con l’incudine, se troppo corti, o amputandoli, quando sporgevano dal letto: ovviamente, le vittime alla fine morivano tra atroci torture) è troppo limitato, per contenere la complessità insondabile dell’essere umano, per cui è sicuramente più funzionale lavorare sulla parte inconscia del paziente, piuttosto che sulla parte conscia, sollecitandone associazioni, analogie, attraverso un groviglio simbolico, che vince i cosiddetti processi razionali, incoraggiando le resistenze4, per poi promuovere il cambiamento.

D’altro canto, la cultura di stampo razionalistico dimentica, che la nostra vita si declina attraverso molte variabili inconsce, soprattutto quando si parla di relazioni, tra l’altro bisogna anche rammentare, che un messaggio, nella misura in cui è volontario e conscio, può anche essere falso, mentre quello fondato sulla relazione, di solito è accompagnato da una serie di segnali non verbali, che costituiscono una informazione molto eloquente e certamente più affidabile del messaggio verbale. Diceva Jung “Alla parola viene affidato tutto ciò che non si è potuto ottenere con mezzi onesti”.5

Non a caso, ho volutamente assegnato a quest’articolo il titolo “I sillogismi in erba del guaritore ferito”, per accostarmi in punta di piedi alle terapie non comuni,6 come le definì Jay Haley, dell’uomo dalla vita non comune, un guaritore ferito, che per primo aveva sperimentato sul suo corpo l’iniziazione alla sofferenza, come il mitico Chirone, il centauro buono, che attraversandola, come ci riferisce il mito, ne aveva fatto una risorsa trasformativa, diretta a guarire gli altri.

Chirone, infatti, portatore di una ferita permanente al ginocchio, procuratogli da una freccia avvelenata, con cui involontariamente Eracle lo aveva colpito, rappresenta l'archetipo del primo medico, conoscitore di erbe, maestro di Asclepio, cui insegnò, l’arte di guarire.

Né potente, né onnipotente, come Chirone, portatore consapevole della propria ferita, Milton Erikson riuscì a trasformare le ferite delle varie malattie, che lo colpirono, quindi ciò che poteva essere un vincolo, in una risorsa trasformativa, non rimanendo prigioniero di un atteggiamento vittimistico e rivendicativo. Ma andiamo per ordine, iniziando dalla biografia di questo terapeuta non comune.

Egli, nato nel 1901 nel Middle West(Stati Uniti)trascorse l’infanzia, afflitto da varie malattie, dal daltonismo alla dislessia, fino alla sordità tonale (forma di atonia al ritmo musicale).

All’età di diciassette anni, nel giugno 1919, dopo aver conseguito il diploma liceale, come egli stesso rievoca nel saggio su citato, fu colpito da una grave forma di poliomielite, che secondo i medici lo avrebbe portato a morte sicura. Testualmente racconta Erikson “Sentii tre medici, nell’altra stanza dire a mia madre “Il ragazzo morirà prima di domani mattina”7 Milton furibondo, considerato che si viveva come un ragazzo normale, dopo essere rimasto in come tre giorni, si svegliò e dal quel momento inizio la sua avventura verso la guarigione .

Come diceva Spinoza …non si sa mai cosa può un corpo! Soprattutto, quando quel corpo appartiene ad una personalità magica come quella di Milton, come vedremo.

La sua avventura verso la guarigione si coniugò con la scoperta dell’ipnosi, che egli fece da solo. Ma come? Essendo dotato di uno spirito di osservazione non comune, Milton esperenziò in prima persona il fenomeno della cosiddetta focalizzazione ideodinamica indiretta, termine che indica la correlazione tra il pensare a un determinato comportamento e il mimarlo a livello inconscio, sperimentando così che ogni idea tende a tradursi in atto.

D’altro canto, già nel tardo Ottocento, la scuola di Nancy con Hippolyte Bernheim, aveva scoperto che ogni suggestione tende a realizzarsi e ogni idea ad essere tradotta in comportamento.

Ciò era provato in termini fisiologici, dal fatto che ogni cellula cerebrale mossa da un’idea, aziona le fibre nervose che presiedono alla realizzazione di quell’idea8.

Vediamo, come Dominique Megglè descrive nel saggio Psicoterapie brevi, l’iniziazione a questa esperienza "era seduto su una sedia a dondolo e sentiva un forte desiderio di guardare dalla finestra. La sedia si mise a dondolare, nonostante egli fosse completamente paralizzato! [...] prese a utilizzare il suo metodo muscolo per muscolo, articolazione per articolazione. L'osservazione della sorellina, che imparava a camminare, gli servì da stimolo e da guida nella sua rieducazione."9

Oggi, con la scoperta dei neuroni specchio, questo meccanismo imitativo si sarebbe arricchito di nuove informazioni.

Da sottolineare, tra l’altro, come osservò Gregory Bateson, che l’ipnoterapia di Erikson era quantica, anche se lui non usò questa locuzione, in quanto il terapeuta non era un ego separato dal sistema, bensì un “onda nel complesso totale”.

D’altro canto, l’approccio terapeutico di Erickson riprendeva i temi attinenti il progetto di ricerca che G. Bateson e i suoi collaboratori stavano conducendo a Palo Alto sui paradossi dell’astrazione nella comunicazione”.

In effetti, le prescrizioni paradossali utilizzate da Erickson si connettevano alla teoria dei tipi logici(teoria elaborata da Whitehead e Russel, che muove dal presupposto che qualunque cosa presupponga tutti gli elementi di una collezione, non deve essere un termine della collezione… per esempio “la classe dei gatti non è essa stessa un gatto”. Ne consegue, che i livelli logici vanno tenuti separati, per non incorrere in confusioni concettuali e paradossi, da cui poi derivò il modello del doppio legame, che espliciteremo meglio in appresso e la teoria dei sistemi, che ritengo sia a tutti nota.

Conformemente a detti principi, Erickson prescriveva il sintomo, o incoraggiava paradossalmente la resistenza, attraverso un apparente confusione di tipi logici. L’idea era quella di una interazione non istruttiva, non direttiva, derivante dal fatto, che nessun essere umano può agire un controllo unilaterale su un altro essere umano, in quanto ciascuno è un sistema autopoietico, dotato di capacità autorganizzativa.

In altri termini, la relazione tra terapeuta e paziente, in particolare la terapia ipnotica, non può essere controllata dal terapeuta, il quale può solo introdurre una perturbazione nel soggetto da ipnotizzare, che vi risponderà secondo la sua peculiarità idiosincratica.

Ecco perché la figura dell’ipnotista deve essere dotata di capacità particolari, prima di tutto di tipo intuitivo-emozionale, in quanto il paziente risponderà solo alle sollecitazioni per lui significative, che il terapeuta deve aver già compreso.

Conseguentemente, l’efficacia dell’approccio dipende dall’accoppiamento strutturale tra terapeuta e paziente e quindi, diciamo dalla qualità relazionale del loro incontro, che se è positivamente speculare, può portare al cambiamento.

Bateson, infatti, raccontava, in proposito, del tentativo operato da molti professionisti, diretto a voler riprodurre le tecniche di Erikson, non avendo capito che non si poteva disgiungere l’operatore dal sistema di riferimento e quindi dal contesto e dal paziente, in ottemperanza a quello che era il principio di Werner Heisenberg, per cui l’osservatore nella sua interezza influenza il sistema.

In altri termini la persona del terapeuta e in questo caso la personalità magica di Erikson, non era e non è riproducibile come una tecnica.

Acutamente Lynn Hoffman ha osservato in proposito, che per quanto si possa leggere attentamente il libro di Haley o gli articoli dello stesso Erikson e restare affascinati degli incredibili risultati raggiunti, non se ne sa di più, per poter ripetere un lavoro come il suo. Le stesse microanalisi delle sedute con clienti di Erikson, (modelli di pronuncia, uso di tonalità, pause, metafore, ecc.) condotte da Richard Bandler e John Grinder, non sono di grande aiuto.

Certamente, concordo con Lynn Hoffman, quando dice che l’arte della terapia è l’arte dello sciamano, del grande sacerdote, dello stregone. Cosicché la fascinazione dell’opera di Erikson, nonostante i vari studi che gli sono stati dedicati, resta l’espressione e il prodotto inimitabile, che soltanto un individuo straordinario può raggiungere, se iniziato ai misteri di un insegnate straordinario.

Alla fine, la conseguenza è, che nessuna di queste analisi conduce ad una vera comprensione di ciò che bisogna cambiare, ma solo ad un raffinamento dell’arte della persuasione.10 I retori dell’antica Roma ne sapevano qualcosa.

In seguito, si è riusciti da parte di alcune scuole, grazie allo studio dell’approccio ericksoniano e grazie agli ulteriori contributi di Paul Watzlawick, Richard Fisch e Don Jackson, la messa a punto di un modello di terapia breve strategica…ma Erikson non è riproducibile, ne' duplicabile!

Ma torniamo a Milton. Egli, affascinato da fenomeni, che egli stesso non solo aveva compreso, ma anche esperenziato su di sé, attivando percorsi sicuramente inusitati, probabilmente proprio perché non acquisiti attraverso i libri, bensì mutuati da una percezione per così dire fenomenologica, intuitiva, emozionale del tutto particolare, si appassionò agli studi di medicina, cui si dedicò, per poi concluderli con una specializzazione in psichiatria. Successivamente, studiò da autodidatta, ma con grande competenza, l'ipnosi, ottenendo risultati straordinari, di cui egli narra nel suo testo forse più…ipnotico “La mia voce ti accompagnerà”.

La sua vicenda di terapeuta, di cui egli parla in detto testo, si svolse a Phoenix in Arizona, dove si trasferì, dopo aver abbandonato l’insegnamento universitario e dove svolse la sua professione per circa trent’anni, fino alla sua morte nel 1980. … "Laggiù, lontano dai conformismi universitari, ma con il solido sostegno del suo background scientifico, poté finalmente fare quello che voleva, dando libero sfogo alla sua creatività. Nel paese, si incominciò a parlare di un modesto psichiatra di Phoenix, che riceveva pazienti a casa propria, li faceva attendere in salotto in mezzo ai suoi otto figli e otteneva risultati incredibili." 11

Questa breve introduzione, ci fa comprendere come Erikson, il guaritore ferito, utilizzasse un approccio che poco a che vedere con la ragione discorsiva, quella fondata sulla logica aristotelica dei sillogismi cosiddetti in Barbara, del tipo …“Gli uomini sono mortali. Socrate è un uomo. quindi è mortale” in quanto irrompeva nel mondo del paziente rivolgendosi alla sua mente inconscia secondo il suo linguaggio….per paradossi.

Erikson, e qui siamo giunti all’altro tema del nostro discorso, quello che ci conduce ai paradossi dell’astrazione attraverso il cosiddetto doppio legame e i sillogismi in erba, che caratterizzano la comunicazione schizofrenica, entrambe categorie comunicative complesse, che rinviano a principi generali molto importanti in ogni comunicazione e che presentano, non a caso molte analogie istruttive con le situazioni comunicative “normali”. Vediamo come.

Cominciamo con il “doppio legame”, Erikson aveva capito ante litteram, che il doppio legame e cioè la comunicazione paradossale, poteva diventare un efficace strumento terapeutico, ancor prima, di diventare quella teoria complessa e affascinante, su cui parecchi anni dopo avrebbero teorizzato Gregory Bateson e il gruppo di Palo Alto, per spiegare in parte l'eziologia della schizofrenia studiando appunto i paradossi dell'astrazione nella comunicazione.

La schizofrenia in altri termini, secondo questo nuovo approccio alla psicopatologia, potrebbe derivare dall'effetto della continua esposizione a doppi legami sin dalla tenera età e dalla conseguente incapacità di discriminazione fra tipi logici. Ma cosa significa doppio legame?

Il doppio legame è un esperienza ad alto coinvolgimento emotivo, in cui si suppone, che l’individuo (il bambino rispetto al genitore, per esempio) è coinvolto in una relazione, in genere di tipo asimmetrico, in cui è di vitale importanza riuscire a distinguere il tipo di messaggio, che gli viene comunicato, in modo da poter rispondere in maniera adeguata.

Ma l’altra persona, per esempio la madre, gli invia contemporaneamente messaggi di livello diverso, (incongruenza tra il canale verbale e quello analogico e conseguente confusione di ordine logico tra i due livelli di messaggio, perché l’uno nega l’altro). L’individuo non è in grado di metacomunicare, né in grado di abbandonare il campo, né tanto meno di utilizzar la metacognizione, per commentare efficacemente le contraddizioni.12

Alla vittima, così definita, solo per intenderci, del doppio legame, questa esperienza è preclusa, poiché confonde i significati letterali e metaforici o sceglie solo un significato troppo astratto o vago e soprattutto scinde il messaggio comunicativo dal suo contesto e dalle sue connotazioni.

Infine, la serie completa di questi ingredienti non è più necessaria, quando la vittima ha imparato a percepire il suo universo in termini di doppio legame. Può essere allora sufficiente una parte qualsiasi di una successione di doppio legame a scatenare l’effetto finale.

Non a caso, nell’ipnosi il soggetto nelle sedute successive diventa sempre più suggestionabile.

Ma proprio da quella forma paradossale, da cui potrebbe originarsi la patologia psicotica, emergono l’invenzione, la poesia, il rito, il sacramento, il sogno, il gioco e non ultima la psicoterapia.

L’umorismo, per esempio implica salti tra tipi logici e insieme discriminazione tra quei salti.

Nel rito si operano assegnazioni reali o letterali di tipi logici e vengono difesi con la stessa passione con cui lo schizofrenico difende la realtà delle sue illusioni.

La poesia illustra la capacità di comunicazione che posseggono le metafore (anche molto insolite) qualora esse siano qualificate come tali da vari segni, in contrasto con le metafore non qualificate, usate dagli schizofrenici.

Infine non possiamo non registrare l’esistenza simultanea di livelli multipli di messaggi nella presentazione fantastica della realtà, come accade nelle opere teatrali dove sia gli attori che il pubblico si confrontano con messaggi sia attinenti la realtà teatrale sia la realtà effettiva.

La psicoterapia, in cui di frequente sono presenti svariate forme ludiche drammatiche e ipnotiche, è un contesto in cui si intrecciano comunicazioni sia a livello letterale che metaforico. Per esempio, il transfert è diverso dall’amore e dall’odio reali all’interno del setting strutturato della relazione terapeutica, ed è questa cornice di significato del come se, che consente al transfert di declinarsi in forma terapeutica, fino al suo essere discusso tra paziente e terapeuta.13

 

Molti fenomeni che si presentano come sintomi schizofrenici, come allucinazioni, illusioni, alterazioni della personalità, amnesie possono essere provocati in soggetti normali tramite ipnosi.

Ma lasciamo la parola a Erikson sulla sua prima ed inconsueta esperienza di doppio legame terapeutico sicuramente molto istruttiva.

"Il mio primo uso intenzionale del doppio legame, che ricordi con esattezza risale agli inizi dell'adolescenza. Un giorno invernale, con temperatura sotto zero, mio padre fece uscire dalla stalla un vitello per portarlo all'abbeveratoio.

Dopo averlo dissetato, ripresero la via della stalla, ma quando giunsero alla porta, l'animale puntò testardamente i piedi e non volle saperne di entrare, nonostante gli sforzi disperati di mio padre che lo tirava per la cavezza. Io stavo giocando con la neve e, al vedere quella scena, scoppiai in una gran risata. Allora mio padre mi sfidò a fare entrare il vitello nella stalla. Visto che si trattava di una resistenza ostinata e irragionevole da parte dell'animale, decisi di dargli la più ampia occasione di continuarla, secondo quello che era chiaramente il suo desiderio. Di conseguenza lo posi di fronte a un doppio legame: lo presi per la coda e lo tirai fuori dalla stalla, mentre mio padre continuava a tirarlo verso l'interno. Il vitello decise subito di opporre resistenza alla più debole delle due forze e mi trascinò nella stalla".14

Un doppio vincolo terapeutico aiuta il paziente, secondo Erickson, ad innescare il cambiamento, eludendo quei processi di razionalizzazione, che non fanno altro che attivare le resistenze. Rendere coscienti i pazienti dei contenuti inconsci, come accade nel setting dell’approccio analitico, non serve, anzi, come dice Paul Watzlawick, il paziente fa la pipì a letto, ora sa perché”.15

Invece, bisogna attivare le associazioni inconsce, distogliendo il paziente dai processi raziocinanti, quindi, eludendo l’intenzionalità cosciente del soggetto. D’altro canto "Se il suo Io fosse capace di risolvere il problema – fa rilevare Erickson – il paziente non avrebbe bisogno di un terapeuta". 16

Sempre in tema di comunicazione schizofrenica, lo stesso discorso vale per i cosiddetti sillogismi in erba. Il sillogismo in erba è una metafora utilizzata dallo psichiatra olandese Von Domarus, per esemplificare la comunicazione schizofrenica, che utilizza metafore senza contrassegno, quindi non identificate come tali, del tipo “L’erba muore, gli uomini muoiono, gli uomini sono erba”. Con le medesime si rileva un “analogia” “una somiglianza significativa” tale da consentire altre inferenze”, e cioè l’essere mortale dell’erba e dell’uomo, pur appartenenti a due diverse categorie o classi, attraverso un uguaglianza con tutte le altre cose che muoiono.

“Si stabilisce cioè una connessione o similitudine metaforica fra due pattern dinamici.” 17

Però, gli schizofrenici parlano e agiscono, utilizzando i sillogismi in erba, senza contrassegno, in forma aberrante, cioè, non sanno di che genere e ordine sia il messaggio in essi contenuto, in quanto trattano “le metafore del processo primario, come se esse possedessero la piena intensità della verità letterale”. 18

Essi, i sillogismi in erba, nel contesto terapeutico e non solo, ci conducono in un contesto operante, invece, che ci dimostra, come un risultato terapeutico efficace, paradossalmente non passa attraverso il buon senso e il cosiddetto comportamento logico, ma attraverso atti illogici e irragionevoli, dove il cambiamento sorprende per la sua illogicità.

Se pensiamo alle metafore, esse sono pensieri che procedono per analogie e somiglianze, pensieri che associano e collegano, pensieri che connettono e che non ricadono nel territorio della cosiddetta razionalità.

Le metafore presentano spesso una forza rigeneratrice, che arriva diretta al nostro emisfero destro e in modo così pervasivo da darci i brividi dell’inatteso, una sorta di approccio estetico alla conoscenza per sensibilità.

Il pensiero, che procede per metafore, connette mondi diversi, apre alla poesia, alla creatività, consente di scoprire universi di significato nuovi.

“Il mondo può essere spiegato, ma la sua comprensione avviene, quando avviene, in modi obliqui e improvvisi: tra una parola e l’altra si apre uno squarcio e in quell’abisso è possibile contemplare qualcosa.” 19

Come dice Paul Watzlawick , è vero, e lo è perché dimostrato dai fatti, la soluzione inspiegabile commonsensical, è un tema archetipico, che troviamo nel folklore, nelle fiabe, nell'humour, nei sogni, che non sono certo fondati sulla logica deduttiva del sillogismo aristotelico.20

Riferisce, lo stesso Bateson, di un esperienza ipnotica provocata da Erikson, su comunicazione personale del medesimo, come risultato “spontaneo di un sequenza comunicativa preordinata”.

Egli induce un’allucinazione nel soggetto, procurandogli dapprima una catalessi in una mano e dicendogli poi: “In nessun modo al mondo la tua mano si può muovere, eppure quando ti darò un segnale si dovrà muovere”. Un doppio vincolo, in cui si afferma e si nega contemporaneamente, utilizzando una comunicazione contraddittoria. (La mano resterà ferma , eppure si muoverà). “Quando Erikson dà il segnale, il soggetto ha l’allucinazione di aver mosso la mano oppure di essere egli stesso in un posto diverso, e di aver perciò mosso la mano”. 21

Erikson, non a caso era convinto, per averlo verificato, che molte situazioni della vita quotidiana si declinano attraverso processi di tipo ipnotico, non riconosciuti come tali per cui non è necessario alcun rituale specifico per provocarli, celebre è la sua frase “L’ipnosi non esiste, tutto è ipnosi”. In altri termini, per Erikson, l’ipnosi era uno stile comunicativo agito nel contesto di una normale conversazione, in cui egli induceva una trance ipnotica, per questo il suo approccio fu definito naturalistico.

Nel suo bellissimo libro “La mia voce ti accompagnerà” egli ci conduce attraverso metafore, apologhi, non sense, in un itinerario terapeutico insospettato, un contesto operante di sillogismi in erba.

Infatti Milton riusciva ad indurre una trance (senza induzione formale) con metodi naturalistici, attraverso racconti, ricordi, episodi personali o altre strane storie e fatti inconsueti, che sembravano irrelati dal problema del paziente, che ascoltava alternando momenti di rapimento e di fascinazione, a momenti di noia ed infine veniva congedato, senza essersi reso conto, che era entrato ed uscito spontaneamente varie volte dalla trance.

 

Alla fine, questo tipo di logica che si declina attraverso l’abduzione e quindi attraverso somiglianze e isomorfismi, risulta assolutamente inadatta a descrivere i processi viventi, troppo complessi e insondabili con gli strumenti di Procuste della logica perché… “questo è il modo in cui pensano i poeti, è il modo in cui pensano gli schizofrenici”.22

 

Sentiamo cosa dice Erickson, rispetto alle antiche procedure di guarigione rappresentate dall’uso delle metafore "Esse aiutano a indurre uno stato ipnotico e a curare il malato. Se, sentendo una storia, il paziente manifesta improvvisamente i segni di una trance, significa che il terapeuta ha raggiunto il cuore del problema.

La storia, per essere ipnotica, deve avere rapporti metaforici con il problema in questione, ma soprattutto non deve avere con quello un rapporto razionale evidente, altrimenti la mente conscia se ne approprierebbe, per dissertare.

Le metafore consentono di aggirare le resistenze che il paziente oppone al cambiamento: sono un modo indiretto, di suggerire delle piste di soluzione all’inconscio".23

Erikson si interessò in particolare ai metodi naturalistici (senza induzione formale), che lo portò a utilizzare l'ipnosi in modo creativo, non più, cioè come una serie di rituali standard, ma come un particolare stile comunicativo e una particolare "situazione comunicativa relazionale". 24

Sidney Rosen, che ha curato il saggio “La mia voce ti accompagnerà”, così si esprime "Erickson applicava il principio di attrarre l’attenzione del paziente per mezzo della sorpresa, dello shock, del dubbio, della confusione; utilizzava domande senza risposta o koan, giochi di parole, motti di spirito disseminati nei suoi racconti".25

AncoraAncora Vorrei concludere con una riflessione proprio sulla metafora, che sfida le pesanti razionalizzazioni del pensiero comune, difficili da sradicare, che riesce a trovare la connessione, quella che Musil fa cercare al giovane Torless quando scrive: “Sentì il bisogno di cercare subito un ponte, una connessione, un riferimento, tra sé e quello che gli stava, muto, nell’anima” […]. La metafora sfrutta le proprietà percettive più salienti, che fanno eco all’esperienza soggettiva, alle nostre “casse di risonanza” interne e si presenta così come un vero e proprio traduttore, come un dispositivo che permette così anche di instanziare, esperienzialmente concetti astratti, come ad esempio, quello di infinito matematico nel Giovane Torless, che diventa un infinito sensoriale, visivo, cinestetico al contempo.”26

 

1 1994, Carl Gustav Jung, Ricordi Sogno, Riflessioni, pag 27, ed, BUR

2 1983, Milton Erikson, La mia voce ti accompagnerà, pag 17, ed Astrolabio

3 1976, Gregory Bateson, Verso un’ ecologia della mente, pag 170, ed Adelphi

4 1998 Dominique Megglé, Psicoterapie brevi, Red Edizioni, Como, p. 122

5 Carl Gustav Jung, Opere, vol.13, pag 160

6 1976,Jay Haley, Terapie non comuni, Astrolabio, Roma,

7 Ibidem pag 39

8 Hippolyte Bernheim, L'ipnotismo e la suggestione nei loro rapporti con la medicina legale, Doin, Paris 1897

9 1998,Dominique Megglé, op. citata, p. 32

10 1984, Lynn Hoffman, Principi di Terapia della famiglia, pag 218 ed Astrolabio

11 Jeffrey K. Zeig, Erickson. Un'introduzione all'uomo e alla sua opera, Astrolabio, Roma 1990, p. 33)

12 1979, Carlos E . Sluzki, Donald C. Ramsom, Il doppio legame, pag 25 ed Astrolabio

13 G. Bateson, op citata pag 233

14 1982, Milton H. Erickson, Opere vol. I, Astrolabio, Roma, pp. 469-470.

15 Paul Watzlawick, La pragmatica della comunicazione umana , ed Astrolabio

16 2000, Walter Oberhuber Ipnosi, Franco Angeli, Milano, p. 35

17 1998, Sergio Manghi, Attraverso Bateson , pag 138, ed Raffaello Cortina

18 1978 G.Bateson Verso un ecologia della mente, Adelphi, pag 234

19 2005, Gian Piero Quaglino, Augusto Romano , A spasso con Jung pag 154, ed Raffello Cortina

20 1974, P. Watzlawick, J. H. Weakland, Richard Fisch, Change, pag 13,ed Astrolabio

21 Bateson Ecologia della mente op. citata pagg.268, 269

22 Bateson G., (1991), Una sacra unità. Trad. it. Adelphi, Milano 1997, pag 371

23 1998, Dominique Megglé, Psicoterapie brevi, Red Edizioni, Como, pp.125-126

24 1976, Jay Haley, Terapie non comuni, Astrolabio, Roma, p. 10.

25 Erikson, op citata

26 1999, Cacciari C., La metafora: un ponte fra il linguaggio e l’esperienza percettiva, in “Lingua e stile”, Anno XXXIV, Società editrice il Mulino, Bologna.

Rosanna Pizzo
Consulente relazionale (counsellor), esperto dell'ascolto e della comunicazione e del processo di aiuto alla coppia, alla famiglia, al singolo e all'adolescente.
http://www.counsellingrp.net
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