Prevenzione del disagio giovanile e del bullismo. Peer Educator e Counselor insieme

Inviato da Manuela Forte

Lucignolo entra in scena a Castelpetroso (IS). Con il progetto di prevenzione del disagio giovanile e del bullismo, così denominato, peer-educator, counselor e psicoterapeuta formano una squadra per intervenire concretamente e dare la possibilità, ai ragazzi delle scuole medie inferiori, di trovare delle nuove modalità di comunicazione vincenti.

La fanciullezza è un momento delicato nella crescita della persona umana. La ricerca della propria identità e posizione esistenziale al di fuori del nucleo (protettivo) familiare diventa un elemento fondamentale di un periodo di esplorazione del corpo, delle emozioni, della psiche e il dialogo tra fanciullo e adulto si fa difficile, impermeabile.

I genitori pensano che il proprio figlio sia ribelle, irrispettoso, impaziente, chiuso e incomprensibile. I ragazzi pensano che solo i propri coetanei li possono comprendere e che gli adulti sono invadenti, incapaci di ascoltare, obsoleti nei loro consigli. Di fronte a pensieri così ermetici, il rapporto educativo può diventare tendenzialmente a-conflittuale, con la rinuncia – da parte di molti genitori – al compito di educare i bambini al rispetto delle regole, alla negoziazione, alla tolleranza.

 

In questa fase così delicata, il fanciullo cerca il proprio modo di stare nel mondo e diventa preponderante l’impronta del modello educativo che si è avuto sino ad allora. Gli atteggiamenti che vengono facilmente etichettati dagli altri con “è il suo carattere, non si può fare nulla”, possono essere frutto di un apprendimento inconsapevole e possono essere visti come espressione delle modalità comunicative del nucleo familiare e sociale di riferimento.

Quando si vuole fare un intervento evolutivo per aiutare sinceramente i ragazzi, è necessario osservare senza giudizi e pregiudizi, comprendere cosa determina un certo comportamento, comprendere come tale comportamento viene messo in atto e soprattutto, entrare in empatia con i ragazzi attraverso un’accettazione incondizionata del loro modo di comunicare e di esprimersi.

Lo sanno bene gli educatori e tutte quelle persone che “lavorano” con gli adulti in divenire, essi sono fonte di energia creativa, freschezza, giocosità, sanno ancora meravigliarsi davanti alle piccole cose della vita e hanno tanto da insegnare a noi adulti, ma hanno bisogno di solidi punti di riferimento.

I fanciulli a rischio sono quelli che hanno perso queste caratteristiche positive e hanno assunto un comportamento di diffidenza, di criticità, verso il mondo che li circonda. Si diffondono, dunque, e aumentano di intensità comportamenti di aggressività e trasgressività. Emergono fenomeni nuovi quali l’intolleranza verso chi è diverso, l’indisciplina generalizzata rispetto a ruoli e norme, l’abitudine al litigio, gli atti di vandalismo, gli scippi di piccole bande di adolescenti che rubano ai propri coetanei orologi e telefonini alla moda. L’Italia, come molti altri paesi europei, registra il diffondersi tra gli adolescenti di comportamenti aggressivi e trasgressivi di questo tipo. È il caso degli episodi di prevaricazione nelle scuole, fenomeno conosciuto in letteratura con il nome di bullismo scolastico.

Il fenomeno del bullismo scolastico costituisce, appunto, una forma particolare di violenza perpetrata in ambito scolastico. Il termine “bullying” (bullismo) si usa in generale quando “uno studente è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel cosro del tempo, ad azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni” (Olweus, 1993).

Il bullismo, sostiene Olweus, può essere perpetrato da un singolo individuo o da un gruppo e il bersagli può essere un singolo o un gruppo. Le condotte del bullo possono assumere forme diverse: una forma “diretta”, che si esplica nell’aperta persecuzione e nella prevaricazione di carattere fisico di una vittima, e una “indiretta”, che colpisce la vittima attraverso dicerie, pettegolezzi e sguardi minacciosi, costringendola all’auto-isolamento, all’emarginazione e quindi all’esclusione dal gruppo di aggregazione.

La peer-education (educazione tra pari) si inserisce strategicamente nel contesto scolastico delle classi medie inferiori ed è, secondo una definizione dell’UNESCO, “l’impiego di soggetti appartenenti a un determinato gruppo (sociale, etnico, di genere) allo scopo di facilitare il cambiamento presso gli altri componenti del medesimo gruppo. Quasi sempre, tuttavia, essa viene intesa nella particolare accezione di “educazione tra coetanei”, che descrive le attività socio-educative di bambini e adolescenti rivolte ai pari età. Affermatasi negli ultimi venti anni, ma con radici che affondano nelle elaborazioni teoriche e nelle sperimentazioni degli anni Sessanta, la peer-education è una strategia educativa flessibile e “rivoluzionaria”, in quanto sposta la centralità del ruolo pedagogico (e la quota di potere a esso associato) dall’esperto tradizionale, adulto e professionalizzato, al giovane opportunamente formato. Essa si dimostra vincente rispetto agli approcci pedagogici classici, soprattutto quando il messaggio veicolato ha per oggetto il “non fare”, come nel caso della prevenzione di un comportamento a rischio. E’ dimostrato che, in tali contesti, la prescrizione autoritaria può rivelarsi ininfluente o persino controproducente. La peer-education, al contrario, mette in gioco anche emozioni e competenze relazionali che consentono al messaggio informativo di pervenire al suo scopo.

Il principio della sua efficacia risiede nell’attitudine, caratteristica degli adolescenti, a orientare i propri comportamenti non soltanto sulla scorta delle informazioni ricevute, ma anche in base a ciò che fanno i coetanei, e in particolare coloro che possono proporsi come figure di riferimento. L’educatore coetaneo è una persona che più di qualsiasi esperto ha accesso al mondo valoriale e simbolico dei giovani, decodifica il loro linguaggio e ha quindi l’abilità di stabilire un rapporto di fiducia e ascolto con i soggetti con cui entra in contatto.

In Molise, l’Associazione Pianeta Giovani di Isernia attua, sul territorio regionale, da oltre un decennio progetti di prevenzione. Pianeta Giovani ha preso spunto dagli ottimi risultati ottenuti nel corso degli anni per presentare, in collaborazione con l’Associazione Le Tre Torri di Castelpetroso (IS), un progetto di prevenzione del bullismo e del disagio giovanile che include anche la figura del counselor, oltre a quella del peer-educator e dello psicoterapeuta. Presso l’Istituto Comprensivo Orazio D’Uva di Castelpetroso, il progetto chiamato “Lucignolo”, finanziato totalmente dall’Amminstrazione Comunale del piccolo centro molisano, sarà attivato nel corso del mese di ottobre e inizierà con una fase di analisi dei comportamenti tra gli studenti. Si passerà poi ad una fase più operativa con gli interventi del peer-educator e del counselor, focalizzati sulle classi che saranno state analizzate come maggiormente “a rischio” e dallo psicoterapeuta che lavorerà con i singoli studenti per i quali si riterrà necessario fare un intervento più profondo. Durante l’orario scolastico e per tutta la durata operativa del progetto “Lucignolo”, sarà anche messo a disposizione di studenti, genitori e corpo insegnante uno sportello di ascolto all’interno dell’edificio delle scuole medie inferiori, al quale si potrà accedere previo appuntamento e gratuitamente per l’utenza.

L’aspetto innovativo di questo progetto è rappresentato dal lavoro di squadra, fortemente potenziante e sinergico, tra le varie figure professionali. Ogni professionista ha la sua identità, il suo know-how professionale e personale che arricchisce l’offerta di intervento di fronte al disagio giovanile e rende possibile agire concretamente ed efficacemente direttamente con i soggetti a rischio.

L’intento degli organizzatori del progetto è quello di dimostrare che si possono mettere in atto degli strumenti di lavoro concreti per aiutare i nostri ragazzi a crescere in maniera sana, con mezzi modesti e alla portata di tutti, e l’obiettivo finale è di creare un modello di intervento di prevenzione da esportare in altri luoghi e contesti sul territorio nazionale.

di Manuela Forte * –

*Counselor Psicosomatico (iscr. FAIP n° 635/07)

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