Lotta tra bene e male


Il popolo vedico non si faceva illusioni sulle capacità dei deva, gli amministratori cosmici. Sapevano benissimo che queste entità non avrebbero potuto concedere loro la liberazione, moksha. Quello che si poteva ottenere dai deva erano benefici materiali che avrebbero ricevuto in cambio delle offerte sacrificali. Quindi il rapporto uomini/deva era basato sul dare e avere. Con i sacrifici e i canti o gli inni recitati davanti al sacro fuoco, gli uomini avrebbero potuto, con le giuste invocazioni, ottenere i loro favori; prima era necessario nutrirli e riverirli. I deva erano mezzi e non lo scopo. Erano in sostanza dei fratelli, più evoluti spiritualmente ma nati dallo stesso padre, Prajapati.

Era bene invocarli ed essere benevoli per evitare che i deva, molto inclini all’offesa, avessero potuto intervenire con maledizioni che ogni persona saggia avrebbe voluto evitare. Nessuno, se non gli stolti, avrebbe fatto degli sgarbi ai deva, ma i rishi sapevano bene che ottenere la liberazione da loro non era possibile. I deva dipendevano dagli uomini che li nutrivano con i loro sacrifici, quindi non erano molto propensi alla liberazione umana; senza gli esseri umani per loro sarebbe stato difficile sopravvivere. Chi li avrebbe nutriti se tutti gli esseri viventi si fossero liberati? Proprio come nessun uomo apprezzava l’idea di perdere il bestiame, fonte di sostentamento, nessun deva apprezzava l’idea di perdere gli esseri umani: da essi dipendeva il loro sostentamento. In cambio loro offrivano benefici a coloro che svolgevano i sacrifici e ai loro protetti.

Lo scopo primario di una persona spirituale, che desiderava raggiungere moksha, la liberazione, era quello di controllare i propri sensi, il corpo e la mente. Questo atteggiamento è corretto anche nel Kali Yuga, periodo storico nel quale viviamo. È proprio quello lo scopo: vincere la mente che ci sovrasta e che ci tiene legati a maya, l’illusione. Questo lavoro su noi stessi non è semplice da attuare in un mondo prettamente materialistico e che ci offre ogni giorno oggetti da contemplare e desiderare.

Ovviamente la medaglia ha sempre due facce: non vi erano solo gli amministratori dell’Ordine Cosmico. Da una parte vi era chi regolava le funzioni naturali, dall’altra vi erano quelli che contribuivano al disordine e al caos: questi erano gli asura. I deva rappresentavano il principio del piacere mentre i demoni il principio del dolore. Il popolo vedico vedeva il mondo chiaramente in termini di bene e male: entrambi erano inevitabili come la lotta tra deva e asura; un conflitto inevitabile. In questa battaglia di proporzioni galattiche, gli esseri umani non avevano altra scelta che allinearsi con i deva per avere la loro protezione. Essi dovevano vivere in stretta armonia perché dipendevano gli uni dagli altri per le loro gioie e comodità. Era importante quindi seguire le regole del dharma e sostenere l’Ordine Divino. Quando una persona si abbandonava ad azioni altruistiche assicurava felicità, pace e prosperità. Quando utilizzava la propria conoscenza e i propri talenti per soddisfare solo desideri egoistici, ecco insorgere sofferenza e malattia.

Ecco allora comprendere quanto il retto agire influisse sul beneficio personale e comune. Gli antichi avevano compreso che con la disciplina, l’austerità, la pratica dello yoga e la cooperazione, potevano portare ordine e regolarità nelle loro vite e stabilire pace e prosperità sulla terra. Proteggere i deva era indispensabile per avere le loro benedizioni e vivere serenamente.

Ricorrere ai sacrifici erano necessari per stabilire una comunicazione con gli amministratori cosmici, assicurarsi il loro aiuto e manifestare i loro desideri con maggiore certezza.

Ciò che era importante nei sacrifici erano i suoni sacri degli inni vedici. Facendo vibrare i suoni nascosti nei Veda attraverso il canto degli inni, i rishi invocavano i deva che manifestavano i loro desideri. I mantra e le invocazioni consentivano ai brahmani di mettersi in contatto con l’Essenza Divina. Il suono è vibrazione e questi inni avevano in loro stessi la chiave per accedere ad alti livelli spirituali. La sillaba “OM” per esempio è il suono primordiale, lo stesso che Brahma utilizzò per creare gli Universi infiniti. Anche il Brahman aveva creato con la parola, Vac! Il suono, shabda era il mezzo attraverso il quale gli esseri umani potevano raggiungere gli altri mondi dei deva e degli antenati.

Il suono era il mezzo attraverso il quale gli esseri umani potevano mantenere e sostenere le leggi divine e assicurarsi un posto nei Pianeti Superiori o Spirituali. Tutte le parole sanscrite hanno un potere evolutivo e come tutte le lingue antiche apre la mente, aiutandoci a raggiungere la corretta consapevolezza. Studiare e conoscere il sanscrito è proprio una cascata di acqua pura che lava la mente condizionata.

Vivere insieme e collaborare era la loro forza. Insieme si può: sono parole valide ancora più nei giorni nostri, dove l’attività demoniaca è in pieno fervore. Gli asura vivono per loro stessi; sono egoisti ed egocentrici. Il loro scopo è disturbare gli esseri, creare disordine, interrompere e sconvolgere la vita sulla terra, causare miseria, malattia e sofferenza. I loro sensi malvagi e demoniaci cercavano e cercano solo lo scompiglio, la divisione, la paura. Anche oggi le grandi menti spirituali, legate insieme dal desiderio di mantenere l’Ordine Cosmico, possono bloccare l’uragano asurico sempre pronto a creare il caos. I deva personificavano la virtù, la luce e la divinità. Non avrebbero preso ciò che non era loro e ciò che non era stato loro offerto perché servivano Dio, rispettavano il dharma e sostenevano l’ordine e la regolarità dei mondi, Ritam. Le anime asuriche non vivono solo nel Cosmo: esistono sulla terra. Ogni tipologia di esseri ha grandi anime e anime perdute. Ma ovviamente le prime possono cadere e le seconde riconquistarsi la beatitudine: tutto dipende dal comportamento. Da noi, qui sulla Terra ci sono per esempio i manipolatori, coloro che non hanno remore nel prendersi quello che vogliono a loro gradimento, facendo terra bruciata intorno a loro stessi. Sono le persone senza scrupoli che fanno leva sui sentimenti e sulle emozioni delle persone per potersi muovere a loro piacimento e fare quello che vogliono senza porsi il minimo dubbio se il loro agire possa turbare il prossimo.

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