Per troppo tempo la scuola è stata considerata come un luogo d’istruzione, volto alla trasmissione delle conoscenze, anziché come spazio educativo, addetto alla formazione integrale della personalità. Mentre la trasmissione delle conoscenze, in particolar modo di quel nozionismo astratto non immediatamente riconducibile all’esperienza comune del quotidiano, veniva riconosciuta come un compito primario della scuola, la formazione della personalitàera ritenuta un processo spontaneo dipendente dallo sviluppo automatico della dotazione genetica: nessuno pensava che le conoscenze fossero innate, ma quasi tutti erano più o meno consapevolmente convinti del fatto che gli atteggiamenti e le capacità fossero il risultato di una crescita irriflessa e geneticamente determinata: le capacità di risolvere i problemi, di scrivere temi, di dipingere, di sentire e produrre la musica erano etichettate come virtù congenite secondo una prospettiva mitizzata dei talenti naturali che portava addirittura a concepire il carattere stesso della persona come qualcosa di fisso, immutabile, ereditario. Si credeva, infatti, che gli alunni fossero più o meno portati per specifiche discipline: il loro merito consisteva semplicemente nell’impegnarsi ad utilizzare le abilità che già possedevano. In realtà non solo le conoscenze non si acquisiscono in modo passivo ed, anzi, vengono plasmate negli interstizi della vita sociale ma anche le capacità e gli atteggiamenti si formano nell’ambito dei rapporti umani, a contatto con l’ambiente esterno e con le rappresentazioni individuali del mondo. Col passar degli anni, comunque, fortunatamente la prospettiva è mutata. Si è imposto un cambiamento nel modo di pensare alla scuola che va re-interpretata come un luogo di formazione in cui favorire il pieno sviluppo della persona umana, vale a dire di tutte le componenti della personalità; uno spazio educativo attento alla trasmissione del sapere (conoscenze linguistiche, storiche, geografiche, logico-matematiche), ma anche e soprattutto alle dimensioni del saper-fare (capacità, abilità, competenze) e del saper-essere (atteggiamenti, interessi, motivazioni, predilezioni, propensioni). L’attività che si svolge dentro le aule vede parimenti coinvolti docenti ed alunni nel processo di una crescita inter-personale, umana e culturale. Occorre un nuovo impegno da parte delle istituzioni e degli stessi docenti finalizzato allo studio, ricerca, definizione di strategie pedagogiche e didattiche più efficaci, capaci veramente di sostenere, stimolare e guidare tutti gli alunni nel complicato e difficile viaggio, interiore ed esteriore, alla ricerca di una propria identità personale e professionale.
Non si tratta con ciò di sostituire o eliminare determinate discipline, ma di far sì che lo studio non sia ridotto ad una raccolta indifferenziata di concetti ammuffiti, ad un archivio polveroso di conoscenze settoriali e saperi disincarnati che non coinvolgono gli studenti e che, di conseguenza, non aiutano a sviluppare le loro potenzialità. Per questo i docenti, anziché preoccuparsi dei contenuti da esporre agli alunni, dovrebbero innanzitutto aver cura di accendere motivazioni, interessi e bisogni conoscitivi, facendo leva sulla forza naturale della curiosità umana e, convinti della illusorietà ed inutilità di una conoscenza preconfezionata che vale come verità universale, dovrebbero mettere i discenti nella condizione di vivere il carattere individuale e problematico, di un sapere che non viene saputo perché udito ma che viene forgiato, costruito socialmente e scoperto come artefatto personale.
L'obiettivo più importante che la scuola deve raggiungere concerne il benessere integrale e la valorizzazione delle potenzialità di ogni alunno: essa pertanto non può prescindere dalla considerazione dell’aspetto relazionale delle competenze e dalla realizzazione di un’atmosfera, in classe, che sia favorevole all’acquisizione e alla rielaborazione delle nozioni da un lato, ma anche alla maturazione personale e sociale dall’altro.
Tener presente questi fattori é un compito decisivo di qualsiasi processo educativo che tenda ad assistere ed incoraggiare lo sviluppo armonico di ogni soggetto. L’obiettivo fondamentale dell’intervento educativo è quello di offrire alla persona l’opportunità di scoprire, esplorare e chiarire i propri schemi di pensiero e di azione, per vivere in modo più congruente, vale a dire aumentando il proprio livello di consapevolezza, facendo un uso migliore delle proprie risorse rispetto ai propri bisogni e desideri e pervenendo a un grado maggiore di benessere.
E' importante mostrare l’importanza di un approccio umanistico-esistenziale all’educazione nel quale la figura statica e sterile dell’insegnante “vecchio tipo” si trasforma in quella di un mediatore educativo che sia intimamente convinto del fatto che l’esigenza più propria dell’ umano sia quella di dare un senso alla vita. In altri termini, se la volontà di significato è considerata come la fondamentale motivazione dell’uomo, come caratteristica esigenza noetica, allora l’educazione diventa un processo formativo aperto e continuativo che, coinvolgendo l’intero arco dell’esistenza, mira all’autonomia del soggetto e si costituisce come una relazione che aiuta la persona a mettere a fuoco i valori, a far emergere gli scopi che orientano e danno senso alla sua vita, a far scoprire nuove possibilità di senso, nuovi elementi positivi del mondo esterno. Una relazione capace di chiarire, approfondire, rafforzare il valore della vita della persona attraverso il tentativo di affinare la coscienza dell’individuo e di stimolare la riscoperta di un’interiorità ricca di risorse sommerse, affinché egli possa elaborare un soddisfacente e appagante progetto di vita.
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